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Venerdì, 29 Marzo 2024
La speranza "aptameri"

"Così chiudiamo la porta d’ingresso del Coronavirus": la svolta nella cura del Covid

La scoperta, frutto di una ricerca Made in Italy, potrebbe portare presto allo sviluppo di nuovi farmaci, ben tollerati, ed efficaci contro tutte le varianti, attuali e future, di Sars-Cov-2

I farmaci contro Sars-Cov-2 sono finalmente arrivati. Ma per ora si tratta di medicinali estremamente costosi, non semplici da utilizzare, gravati da importanti effetti collaterali o da un’efficacia limitata, e per questo riservati unicamente per i pazienti più a rischio. Come i vaccini, inoltre, corrono il rischio di rivelarsi inefficaci contro le nuove varianti del virus che potrebbero emergere in futuro. Una possibile soluzione arriva però dalla ricerca italiana: piccoli frammenti di Dna capaci di inibire la capacità di Sars-Cov-2 di legarsi alle cellule umane, e quindi in grado di impedire la diffusione dell’infezione nell’organismo dei pazienti. Una base promettente per produrre nuovi farmaci di precisione contro Covid 19, efficaci, relativamente economici, sicuri e garantiti contro tutte le possibili varianti del virus.

La scoperta, frutto del lavoro dei ricercatori dell’Istituto Italiano di Tecnologia, della Scuola Superiore Sant'Anna e dell’Università di Milano, è stata descritta sull’ultimo numero della rivista Pharmacological Research. E nasce da un’intuizione tutto sommato semplice. È noto infatti che Sars-Cov-2 per invadere le cellule utilizza un preciso punto di ingresso: il recettore Ace2, a cui deve legarsi attraverso una proteina presente sulla sua superficie, nota come proteina spike, per poter iniziare il processo con cui depositerà il suo materiale genetico all’interno della cellula, e darà così il via all’infezione. Se il recettore Ace2 è occupato – hanno ragionato i ricercatori – la porta d’ingresso è chiusa, e il virus probabilmente non riuscirà ad invadere con successo la cellula, replicarsi, e continuare la sua avanzata nell’organismo.

Come fare per tenere occupato il recettore Ace2? Quel che serve è una molecola in grado di legarsi con alta specificità esattamente alla porzione del recettore utilizzata dal virus, che possa essere prodotta in laboratorio senza troppi problemi, e che non provochi eccessivi effetti collaterali. Per cercarla, gli autori dello studio si sono affidati a una tecnica chiamata Selex, che permette di valutare in breve tempo un altissimo numero di piccoli filamenti di Dna chiamati aptameri, alla ricerca di quelli con la maggiore capacità di legarsi ad un particolare bersaglio. In questo modo, hanno esaminato milioni di molecole, fino a trovarne due capaci di legarsi con alta specificità con la porzione del recettore Ace2 di cui necessita il virus per invadere le nostre cellule.

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A questo punto, hanno deciso di verificare in vitro l’efficacia delle due piccole molecole nel prevenire l’infezione. E gli esperimenti si sono rivelati estremamente promettenti: in provetta, i due aptameri bloccano con grande efficacia l’ingresso di Sars-Cov-2 nelle cellule umane, sia in presenza della variante originale del virus (quella identificata a Wuhan), sia nel caso delle varianti più recenti, come la Alpha (quella inglese), la Beta (o sudafricana) e la Gamma (brasialiana).

Risultati alla mano, i ricercatori ritengono che l’utilizzo di questi aptameri potrebbe rivelarsi prezioso per sviluppare nuovi farmaci contro Covid 19. Medicinali che, almeno sulla carta, dovrebbero rivelarsi molto ben tollerati, e potrebbero essere somministrati precocemente, per bloccare la replicazione del virus e favorire così una guarigione rapida, impedendo l’insorgenza dei sintomi più gravi della malattia. Il loro meccanismo d’azione li renderebbe inoltre molto resilienti all’insorgere di nuove varianti del virus, perché per quante mutazioni possa accumulare, difficilmente cambierà di ingresso nelle nostre cellule. La strada per arrivarci è ancora lunga, ma i ricercatori hanno già brevettato la loro scoperta, e con il giusto partner commerciale (lo sviluppo di farmaci è un processo costoso, impossibile da portare avanti unicamente con i finanziamenti pubblici destinati alla ricerca) potrebbe dare risultati anche in tempi tutto sommato contenuti.

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