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Giovedì, 28 Marzo 2024
Salute mentale e alimentazione

E se la depressione nascesse dall'intestino? Nuovo studio fa luce sul microbiota

La flora intestinale intestinale influenza l'attività di molti organi, compreso il cervello. Correggendo le alterazioni del microbiota potrebbe quindi essere possibile prevenire disturbi mentali come la depressione, e alleviare i sintomi per chi ne soffre

La depressione è probabilmente il più comune disturbo mentale dei nostri tempi. Colpisce circa il 5% degli adulti, oltre 260 milioni di persone in tutto il mondo. Ha sintomi spesso debilitanti e potenzialmente letali. E purtroppo non esistono grandi opzioni terapeutiche, soprattutto per le forme più gravi: i farmaci disponibili sono gli stessi da decenni, e non sempre si rivelano efficaci a lungo. Anche se si tratta di un problema che nasce nel nostro cervello, un aiuto prezioso in questo campo potrebbe arrivare da un organo completamente diverso: l'intestino. O meglio, dalla moltitudine di microorganismi che lo abitano. Una flora intestinale (o con termine più scientifico, microbiota) sana sembra infatti legata a doppio filo con il corretto funzionamento del sistema nervoso centrale. Una review appena pubblicata da un team di ricercatori italiani fa il punto sulla questione, indicando che gli interventi volti a ripristinare e proteggere la flora intestinale, in particolare con l'utilizzo di probiotici e l'adozione della dieta mediterranea, potrebbero effettivamente aiutare a prevenire e alleviare i sintomi della depressione, anche nelle forme più gravi. 

La depressione si combatte (anche) con probiotici e dieta mediterranea

Il legame tra microbiota intestinale e cervello, in effetti, è ormai assodato da tempo. Miliardi di batteri, funghi, protozoi e virus che convivono nel nostro intestino (e che arrivano a pesare complessivamente più di un chilo, in un adulto), d'altronde, difficilmente potrebbero non lasciare un  segno della loro presenza. E infatti sono parte integrante dei meccanismi che modulano il funzionamento dell'organismo umano, influenzando le risposte immunitarie, la produzione di ormoni, la disponibilità di metaboliti e sostanze essenziali.

In condizioni normali, il microbiota garantisce il corretto funzionamento di molti organi, cervello compreso: promuove la neurogenesi (cioè la nascita di nuovi neuroni), preserva l'integrità della barriera ematoencefalica che impedisce alle sostanze nocive di raggiungere il cervello, tiene a bada la neuroinfiammazione. Per questo motivo, quando qualcosa modifica la composizione della flora intestinale, producendo una disbiosi, cioè un aumento della prevalenza di batteri “cattivi”, anche il funzionamento normale del sistema nervoso centrale ne risente. Non si tratta però di una relazione a senso unico: anche il cervello svolge un ruolo di primo piano nel mantenere il salute il microbiota intestinale, ed è stato dimostrato, ad esempio, che lo stress psicologico è uno dei fattori che può influenzarne la composizione, e predisporre all'insorgenza di una disbiosi. 

Per descrivere questo rapporto reciproco è stato coniato il termine “asse microbiota intestinale-cervello”, e molte ricerche iniziano a indicare che si tratta di un meccanismo che potrebbe entrare in gioco anche, e soprattutto, nella genesi dei disturbi mentali. L'effetto sarebbe quello di un circolo vizioso: un microbiota alterato può influenzare negativamente il cervello, promuovendo l'insorgenza di disturbi dell'umore come la depressione, e i disturbi mentali e lo stress psicologico a loro volta modulazione l'azione del sistema immunitario, facilitando l'insorgenza di una disbiosi a livello intestinale. 

Come riporta la review pubblicata dai ricercatori dell'Università di Pavia sulla rivista Pharmacological Research, molte ricerche ormai indicano che il microbiota delle persone che soffrono di depressione tende a essere diverso da quello delle persone sane. Con una prevalenza di specie batteriche pro-infiammatorie, e una riduzione di quelle con effetti antinfiammatori. E allo stesso tempo, è emerso che un'esposizione prolungata o precoce agli antibiotici aumenta il rischio di soffrire di disturbi come ansia e depressione.

Anche i farmaci antidepressivi sembrano avere una relazione bivalente con la flora intestinale, modificandone la composizione, e producendo effetti meno marcati in presenza di alterazioni del microbiota intestinale. Proprio per questo motivo, si studia la possibilità di associare l'utilizzo di probiotici alle terapie farmacologiche contro la depressione. I dati disponibili – spiegano i ricercatori di Pavia – non sono ancora molti, e provengono principalmente da studi realizzati su modelli animali, ma sembrano piuttosto incoraggianti. E nei pochi trial svolti su pazienti umani la somministrazione di probiotici ha effettivamente migliorato l'umore dei partecipanti, in particolare nel caso di forme lievi o moderate di depressione. 

Ancora più interessante, forse, è il legame tra salute mentale e alimentazione. Alcune ricerche hanno infatti dimostrato che una dieta poco salutare, ricca di calorie, zuccheri e grassi saturi, e povera di frutta, verdura, fibre e alimenti antiossidanti, potrebbe aumentare il rischio di sviluppare un disturbo depressivo e peggiorarne in sintomi per chi già ne soffre. Allo stesso tempo, è stato dimostrato da tempo che la dieta influenza in modo diretto l'asse microbiota intestinale-cervello, e quindi ha il potenziale per rivelarsi un intervento importante nel prevenire quei circoli viziosi che, abbiamo detto, contribuiscono probabilmente alla genesi dei disturbi mentali. 

Una sana alimentazione può quindi proteggere il nostro umore e ridurre i sintomi della depressione per chi ne soffre. Quale? La dieta mediterranea è uno degli stili alimentari più consigliati quando si parla di salute, e anche in questo caso sembra confermarsi benefica. In questo campo sono state svolte molte ricerche – spiegano gli autori della review – e pur con qualche risultato contraddittorio, i risultati sembrano indicare per lo più che l'aderenza alla dieta mediterranea è associata a un minore rischio di sviluppare un disturbo depressivo, e a una riduzione dei sintomi per chi ne soffre, in associazione con le tradizionali terapie farmacologiche e la psicoterapia. Serviranno ricerche più approfondite in questo campo – scrivono – per confermare gli effetti benefici della dieta mediterranea, per comprendere più a fondo i meccanismi da cui scaturiscono e in che modo possono variare da persona a persona. Il tema comunque è caldo, e le ricerche continuano spedite in tutto il mondo. Anche perché probiotici e dieta sana sono interventi praticamente privi di effetti collaterali, che offrono un ampia gamma di benefici anche al di fuori del campo della salute mentale. 

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