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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Come riconoscere i segni di dislessia senza visite specialistiche

Ancora come progetto pilota, "Dislessia online" servirà a limitare le code nei centri e dare strumenti utili ai genitori

Si chiamerà “Dislessia online” e partirà a Gennaio 2016. L'obiettivo? Fornire un aiuto ai genitori, ma anche a insegnati e pediatri, per riconoscere eventuali segni di dislessia nei bambini.

Come descritto su GalileoNet, si tratta di un progetto pilota che è stato presentato il 15 Ottobre presso l'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma durante la "Conferenza di telemedicina di età pediatrica". Il software fornirà uno screening, consistenti di prove di lettura, che si spera possa evitare viaggi e tempi di attesa inutili per visite specialistiche. Nei centri specialistici, infatti, spesso arrivano bambini con lievissime difficoltà, allungando liste di attesa per chi ne ha veramente bisogno.

Non si tratta ovviamente di una vera diagnosi, né sostituisce i test effettuati nei centri specialistici, ma serve ad alleggerire le code per le visite, indirizzando verso i centri solo chi è a rischio.

Come spiega la psicologa Deny Menghini, bisogna innanzitutto "tarare le prove di screening per fascia di età". In questo modo si potranno avere dei criteri di riferimento, come il tempo per leggere un testo e gli errori fatti in media. A quel punto, una volta scaricato il software su computer o tablet, l'adulto avrà un tutorial per seguire il bambino durante lo screening, della durata di dieci minuti.

I risultati possibili sono “adeguato”, “rischio” e “alto rischio”. In quest'ultimo caso verrà consigliata la visita a un centro di riferimento per verificare disturbi dislessici, mentre con "rischio" verrà consigliato un training per migliorare correttezza e velocità di lettura. Al termine del training (20 minuti al giorno per due mesi) verrà effettuato un nuovo screening: se risulterà "adeguato" il percorso potrà dirsi concluso, mentre negli altri due casi verrà consigliata una visita specialistica.

Si tratta comunque ancora di un progetto pilota: la speranza è di verificare la sua efficacia e trovare finanziatori per rendere il progetto realmente utile ai pazienti.

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