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Venerdì, 29 Marzo 2024
Proviamo a capire meglio

Cosa significa davvero che il virus può diventare endemico

Si parla sempre più spesso del passaggio da pandemia a endemia, ma cosa si intende esattamente con quest'ultimo termine? Il rischio principale oggi è quello di una nuova mutazione che rimescoli le carte

Omicron può segnare l'inizio di una normalità? E cosa significa in concreto il passaggio da una fase pandemica ad un'eventuale fase endemica? Secondo la definizione dell'Istituto superiore di sanità, una malattia si considera endemica "quando l'agente responsabile è stabilmente presente e circola nella popolazione, manifestandosi con un numero di casi più o meno elevato ma uniformemente distribuito nel tempo". Una malattia endemica, in questo caso un virus, tende a "presentarsi sporadicamente o a piccoli focolai e con una incidenza relativamente uniforme" (Treccani), come ad esempio la malaria in alcune regioni dell'Asia, ma anche morbillo, rosolia e varicella in Italia. Il passaggio da pandemia a endemia implicherebbe una convivenza meno problematica con il virus, ma ciò non vuol dire che non dovremmo più preoccuparcene.

Cosa significa davvero la parola endemia?

La rivista New Scientist fa ad esempio notare che benché non ci sia una definizione univoca, con il termine endemico si fa di solito riferimento ad un'infezione più "stabile", mentre la BBC scrive che una malattia diventa endemica quando ha un andamento coerente e prevedibile al contrario di quanto abbiamo visto finora col Sars-Cov-2. Rispetto alle prime fasi della pandemia oggi il virus è molto meno letale: grazie ai vaccini ovviamente, ma anche per effetto dell'immunità naturale sviluppata da chi è stato infettato. Il fatto che una malattia diventi endemica in ogni caso non vuol dire che sia necessariamente più lieve, anzi esistono "alcune malattie killer che consideriamo endemiche" dice Azra Ghani, epidemiologa dell'Imperial College di Londra: il caso della malaria è emblematico: secondo l'Oms solo nel 2020 sono stati stimati 241 milioni di casi di malaria e 627.000 morti in tutto il mondo, ma anche la semplice influenza ogni anno miete molte vittime. Un altro esempio può essere quello del vaiolo rimasto endemico per molti anni.

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Omicron e il pericolo di nuove varianti

Tornando al caso del Sars-Cov-2 uno dei pericoli all'orizzonte è la comparsa di nuove varianti. Omicron, sebbene altamente trasmissibile, è risultata meno grave rispetto alle varianti precedenti, facendo sperare che possa accelerare la fine della pandemia. Il consigliere della Casa Bianca Anthony Fauci però predica prudenza perché a suo avviso non c'è ancora alcuna garanzia che questa mutazione segnerà l'ultima ondata della pandemia di coronavirus. "Spero che sia così. Ma sarebbe questo il caso se non ci sarà un'altra variante che sfuggirà alla risposta immunitaria della variante precedente", ha spiegato. Tuttavia, anche se Omicron fosse veramente la variante finale del Covid-19, è improbabile che questo significhi la fine per il virus, ha affermato Fauci, sottolineando che il Covid-19, piuttosto, rimarrà presente nella società a livello endemico.

La malattia potrebbe diventare più controllabile e meno imprevedibile. "Controllo - ha però puntualizzato Fauci - significa che è presente ma che è presente a un livello che non sconvolge la società. Questa à la mia definizione di cosa significherebbe endemicità", ha detto l'immunologo. Insomma, tirando le somme sembra di capire che con il termine "endemico" molti esperti indichino una malattia più "stabile" e con cui si può convivere più serenamente. Il che "non vorrà dire eliminare completamente questa malattia", ha evidenziato Fauci, ma arrivare ad un punto in cui il virus non incida più di tanto con "le nostre normali interazioni sociali, economiche e di altro tipo. Per me, questa è ciò che sarà la nuova normalità".

Tuttavia, gli esperti sono divisi sul fatto che Omicron possa essere la variante finale. "È davvero troppo presto per definirla endemica. C'è un'alta probabilità che avremo una nuova variante", ha ad esempio affermato Annelies Wilder-Smith, professoressa di malattie infettive emergenti presso la London School of Hygiene and Tropical Medicine. Altri studiosi sono più ottimisti, ma la realtà è che nessuno può prevedere come si evolverà il Sars-Cov-2.

Che cosa ci riserva il futuro? Secondo Guido Silvestri, professore della Emory University di Atlanta, "uno scenario possibile è che ogni anno, verso giugno o luglio, si fa un inventario, dove circola il virus, quali sono le varianti. Si fanno rapidamente i vaccini Rna del caso con una produzione di massa e poi a ottobre e novembre la campagna per le inoculazioni, così si passa l'inverno col massimo degli anticorpi". Per poi trascorrere un'estate più tranquilla. Il rischio più grosso, spiega lo studioso a Repubblica, "è che scappi fuori una variante che mantenga l'aggressività infettiva di Omicron, ma riacquisti anche la capacità di danneggiare il polmone di Delta". 

Come cambieranno le regole?

Pierluigi Lopalco, docente di igiene all'Università del Salento, è convinto che già in questa fase si debba "andare verso una gestione endemica del virus" il che significa rivedere le regole come ad esempio l'obbligo di tampone per uscire dalla quarantena. "Questa indicazione - ha spiegato - sovraccarica il sistema per i test molecolari. E per gli antigenici, se li facciamo, siamo consapevoli che servono a poco". Semplificando il sistema "il cittadino viene responsabilizzato" e "l'intera sanità viene sburocratizzata". Passare alla fase endemica ad ogni modo non vuol dire rimuovere ogni misura di precauzione, ma affrontare il virus con più consapevolezza. 

La fase endemica e l'immunità di gregge

Il fatto che il Sars-Cov-2 possa diventare endemico non significa neppure che raggiungeremo l'immunità di gregge. Il virologo Fabrizio Pregliasco si dimostra invece scettico su questa possibilità. "Questo virus è perfido" ha detto l'esperto interpellato da SkyTg24. "Ce lo dimostrano alcune persone infettate nella prima ondata e che si reinfettano. Quindi, ma lo sapevamo, non ci stupisce, il vaccino non dà quella protezione per la vita. Altri coronavirus hanno lo stesso comportamento e fanno parte di quelle infezioni respiratorie che ci prendiamo ogni anno, complementari all'influenza".

Pregliasco ha aggiunto che "grazie a omicron e al lavoro della grande contagiosità, alla fine dell'inverno avremo una massa di persone non più suscettibili. Questo farà sì che nel prossimo autunno il virus, magari perchè qualcuno perde l'immunità o perchè altri riusciranno a scavallare questo inverno, avrà un'onda sempre meno impegnativa e, quindi, un andamento endemico con momenti di tranquillità, come visto nei periodi estivi". Proprio sulla fase endemica Pregliasco ha infine dichiarato: "Spero che già dalla prossima stagione invernale avrà un'onda come quella del sasso gettato in uno stagno, quindi con le principali onde che stiamo vivendo. La prossima sarà, però, un'onda meno impegnativa e ce ne saranno altre ma con una maggiore capacità di convivenza e, soprattutto, di terapia sempre più mirata per evitare gli effetti più pesanti di quanti subiscono la malattia".

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