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Venerdì, 19 Aprile 2024

Alberto Berlini

Giornalista

L'acqua di Fukushima di radioattivo ha solo le polemiche

Il Giappone ha deciso di scaricare nell'oceano oltre 1,25 milioni di tonnellate di acque reflue dalla centrale nucleare di Fukushima Daiichi, duramente colpita dal sisma/tsunami del 2011. La mossa impopolare è divenuta improcrastinabile: servono 140 tonnellate di acqua giornaliera per raffreddare i reattori danneggiati fino al decommissionamento della struttura atteso tra il 2041 e il 2051. La Tepco, gestore dell'impianto, sarà incoraggiata a scaricare l'acqua in circa due anni seguendo un rigido protocollo dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica dell'Onu (Aiea).

Fin qui la notizia bollata da più parti come "irresponsabile" eppure le acque rilasciate in mare saranno meno pericolose di quelle scaricate dalla stessa centrale nucleare di Daiichi prima dell'incidente.

Si tratta infatti di acque ripulite di elementi radioattivi come stronzio e cesio e contaminate solo dal trizio, un isotopo radioattivo dell'idrogeno e quindi difficilmente separabile dall'acqua, e rilasciato in mare dai reattori nucleari di tutto il mondo.

Inoltre le linee guida richiedono che i liquidi trattati siano diluiti con almeno 100 volumi uguali di acqua marina prima di essere scaricati nell'oceano. In questo modo, il trizio sarebbe pari a un settimo del limite raccomandato per l'acqua potabile dall'Oms.

La polemica è quindi molto più politica e di immagine per i pescatori della regione che temono che la popolazione possa avere paura di consumare il pesce locale.

Quindi quando vedremo sui social un fiorire di esperti di stoccaggio dell'acqua di Fukushima - che seguono gli innumerevoli virologi, immunologi e esperti di 5g - potete far loro presente che l’acqua che verrà sversata risulterebbe potabile per molte legislazioni mondiali e l'impatto ambientale sarà trascurabile dato che la stessa acqua di mare contiene naturalmente molto trizio (qui trovate un utile riassunto sul tema). Anche noi italiani in media siamo soggetti ad acquedotti con acque con dosi di radioattività (a Piazza San Pietro e Orvieto sono ad oltre il doppio della media nazionale). 

E se proprio vogliamo fare una polemica sul nucleare meglio guardare a casa nostra dove ancora non siamo riusciti a trovare un sito di stoccaggio dei rifiuti radioattivi italiani (quelli a bassa radioattività, ospedalieri per intenderci). Ancora oggi un dibattito inabissato dalle pretese NIMBY urlate a soffocare la ragione. 

Per chi vuole approfondire ecco qui una ottima pagina di divulgazione su Facebook.

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