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Sabato, 20 Aprile 2024
Strafalcioni scientifici

La stampa italiana ha capito ben poco della fusione nucleare

Laser che superano la velocità della luce, acqua pesante che è semplice acqua non distillata, e chi più ne ha più ne metta: l'annuncio dell'esperimento americano ha provocato un'ondata di strafalcioni scientifici sulla stampa italiana

La fretta è una costante nella vita di un giornalista. Ma è un nemico insidioso, che apre le porte a sviste ed errori. Può capitare a tutti – inutile negarlo – ma a volte sono talmente plateali, soprattutto quando si scrive di scienza, che rendono assurdi anche articoli scritti con le migliori intenzioni. È capitato di recente con la notizia del guadagno netto di energia in una reazione di fusione nucleare ottenuto dalla National Ignition Facility americana. Un traguardo non facile da raccontare al grande pubblico, che ha causato scivoloni scientifici su diverse testate nazionali. Come sempre, a scovarli ci ha pensato Paolo Attivissimo, sempre attento con il suo blog Il Disinformatico a fare pelo, e contropelo, agli strafalcioni scientifici dei giornalisti italiani. 

E in questo caso, di autentici strafalcioni si tratta. È successo ad esempio sulle pagine di Repubblica, dove l'enfasi oratoria ha spinto la potenza della reazione ottenuta dall'esperimento americano a trascendere le leggi della fisica. “I 192 laser hanno riscaldato a oltre cento milioni di gradi un nucleo, che ha richiesto mesi per essere costruito, ad una velocità superiore a quella della luce...”, si leggeva infatti (prima della giusta correzione seguita alle segnalazioni arrivate dai social) in un virgolettato attribuito a Marvin “Marv” Adams, vice amministratore dei programmi della difesa presso la National Nuclear Security Administration americana. 

Nell'annuncio officiale, Adams parlava in effetti dell'esperimento facendo riferimento alla velocità con cui i laser hanno prodotto le temperature necessarie per innescare la fusione nucleare. Ma nel discorso originale, i laser avevano “depositato energia in un tempo inferiore a quello che serve alla luce per percorrere 10 piedi (circa 3 metri, Ndr.)”. Nella traduzione, hanno invece superato la velocità della luce. Una costante che, lo sappiamo tutti, Albert Einstein ha postulato essere impossibile da superare. 

Un altro caso eclatante è il resoconto fornito dal Corriere della Sera, che per raccontare il traguardo raggiunto nei laboratori americani intervista Claudio Descalzi, chief executive di Eni. A cui vengono fatti spiegare così i vantaggi della fusione: “La fusione «è il contrario della fissione», sottolinea, ricordando che questa nuova tecnologia «non genera radioattività, non produce scorie». Ha costi bassi, usa come materia prima l’acqua «pesante», cioè non distillata: anche quella di mare. E la consuma in piccole quantità, «da una bottiglia può generare 250 megawatt in un anno»”. 

L'errore dovrebbe saltare subito all'occhio: l'acqua pesante non è, ovviamente, della semplice acqua non distillata. Si tratta in realtà di acqua contenente percentuali elevate di deuterio (uno degli isotopi dell'idrogeno utilizzati come combustibile nelle reazioni di fusione), e non è neanche semplice acqua di mare, che ne contiene ma in percentuali minime, e per essere trasformata in acqua pesante richiede speciali processi di distillazione o di elettrolisi. 

Ad essere pignoli, non è tutto. Le dichiarazioni attribuite a Desclazi esagerano infatti i benefici della fusione, quando la presentano come un'alternativa completamente non radioattiva della fissione. Se è infatti vero che la fusione, di per sé, non genera materiali radioattivi, il funzionamento di un ipotetico reattore dovrà fare i conti con gli effetti dei neutroni che vengono liberati nel corso della reazione di fusione, che colpendo le superfici circostanti (le pareti di contenimento e le apparecchiature interne alla camera di fusione) generano inevitabilmente una quantità, seppur minima, di materiale radioattivo. Rifiuti a bassa o media radioattività, e quindi molto più semplici da smaltire rispetto a quelli ad alta radioattività che producono i reattori a fissione. Ma comunque materiali pericolosi, che se (e quando) i reattori a fusione commerciali vedranno veramente la luce, andranno custoditi in depositi speciali per anni, se non decenni, prima che perdano la loro radioattività. 

Finiamo con un misunderstanding del tipo “lost in translation”. L'Ansa riporta infatti che Adams avrebbe descritto così l'apparato sperimentale utilizzato dalla National Ignition Facility: “Tenendo in mano un cilindro, il dirigente ha spiegato che dentro c'era una piccola capsula sferica con un diametro pari a metà di quello di una palla da basket e che 192 raggi di altrettanti laser sono entrati dalle due estremità del cilindro colpendone la parete interna e depositando energia”.

Guardando le immagini della conferenza stampa, è subito evidente che il cilindro in questione non può contenere un oggetto di una 30ina di centimetri (il diametro di una palla da basket è di più di 70 cm). E in effetti, la capsula contenente deuterio e trizio ha una dimensione di pochi millimetri.

La capsula usata per l'esperimento della fusione nucleare-2

Come nasce il disguido? È presto detto. Adams in inglese ha parlato di una sfera grande “half the diameter of a BB”. Qualcuno evidentemente lo ha preso per l'acronimo di basket ball, mentre lo scienziato si riferiva ai proiettili delle pistole a piombini, che in inglese si chiamano, appunto, BB gun, e sparano piombini con un diametro di pochi millimetri. 

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