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Venerdì, 29 Marzo 2024
Un futuro rovente

Giornate di caldo estremo per circa metà dell'anno: la previsione shock

L'allarme da uno studio americano: anche rispettando l'accordo di Parigi le ondate di calore rischiano di diventare sempre più frequenti alle nostre latitudini. Anche peggio vicino all'equatore, dove si rischiano temperature pericolose per circa metà dell'anno

Il caldo rovente degli ultimi mesi dovrebbe averci aperto gli occhi su quello che ci aspetta nei prossimi anni. Le ondate di calore – concordano i climatologi – sono infatti destinate a farsi sempre più comuni a causa dei cambiamenti climatici causati dall'immissione di gas serra nell'atmosfera del nostro pianeta. Quanto esattamente? Un nuovo studio dell'Università di Washington ha tentato di rispondere alla domanda, e i risultati non sono rassicuranti: anche riuscendo a mantenere l'aumento medio delle temperature globali sotto i 2 gradi, come stabilito dall'accordo di Parigi, le giornate di caldo intenso rischiano di farsi 10 volte più comuni entro la fine del secolo. E questo limitandosi a guardare alle nostre latitudini, perché altrove la situazione rischia di rivelarsi presto ancora più drammatica. 

Per lo studio, pubblicato su Communications Earth & Environment, i ricercatori hanno utilizzato un parametro definito indice di calore, che combina temperature e umidità dell'aria per valutare la temperatura percepita da un essere umano, e i suoi potenziali effetti sulla salute. In questa scala, il servizio meteorologico del governo americano considera un valore superiore ai 39,4 gradi centigradi “pericoloso” per la salute umana, e valori superiori ai 51 gradi un livello “estremamente pericoloso”, condizioni in cui lavorare diventa rischioso per qualunque ammontare di tempo. 

Utilizzando queste due soglie come parametri di rischio, i ricercatori hanno cercato di realizzare un modello che permettesse di prevedere l'evoluzione delle giornate con temperature estremamente elevate nel corso del prossimo secolo. Per valutare le emissioni di gas serra e i loro effetti sulle temperature hanno deciso di non basarsi sugli scenari elaborati dall'Ipcc, e di fare affidamento piuttosto su un metodo statistico che combina le serie storiche dei dati meteo degli ultimi decenni con tre variabili: aumento della popolazione, crescita economica e carbon intesity, un indice che misura la quantità di CO2 prodotta per ogni dollaro di attività economica. 

Validato il loro modello, lo hanno utilizzato per valutare le emissioni che produrremo nel corso del secolo, e tradurle in aumenti delle temperature medie globali e cambiamenti nei pattern meteorologici mensili in diverse aree del globo. I risultati – lo dicevamo – non sono per nulla rassicuranti. 

“Il numero di giorni con temperature potenzialmente pericolose alle medie latitudini saranno più che raddoppiati entro il 2050”, spiega David Battisti, professore di Scienze Atmosferiche dell'Università di Washington che ha guidato la ricerca. “Persino nello scenario con la quantità minore di emissioni e conseguenti cambiamenti climatici, nel 2100 ai tropici si registreranno invece temperature pericolose per quasi metà dell'anno”. 

Mantenendo l'aumento di temperatura entro i due gradi previsti dall'accordo di Parigi, lo dicevamo, Europa e Stati Uniti potrebbero veder decuplicati i giorni di caldo intenso e potenzialmente pericoloso entro la fine del secolo. Nel worst case scenario (in cui le emissioni continueranno ad aumentare ai ritmi attuali) persino i giorni con temperature estremamente pericolose sarebbero destinati a diventare comuni, almeno in aree prossime all'equatore, come l'India e l'Africa Sub-Sahariana. 

“Fa paura pensare a cosa accadrebbe con 30-40 giorni l'anno in cui il caldo supera la soglia in cui è considerato estremamente pericoloso per la salute”, conclude Vergas Zeppetello, un giovane ricercatore dell'Università di Washington che ha collaborato alla realizzazione dello studio. “Sono scenari terrificanti, che abbiamo ancora la possibilità di evitare. Il nostro studio ci mostra l'abisso, ma ci mostra anche che possiamo agire per evitare che si trasformi in realtà”. 

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