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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il nostro sistema immunitario

L'immunità innata: ovvero quando gli "antenati degli anticorpi" proteggono dal virus

Uno studio coordinato da Humanitas e Ospedale San Raffaele suggerisce la presenza di una molecola (Mbl) che riconosce e blocca il Sars-Cov-2 (e funziona anche con Omicron)

L'immunità "innata" che protegge il corpo umano contro virus e batteri sembra fare la sua parte anche contro il Sars-Cov-2. A suggerirlo è uno studio pubblicato su "Nature Immunology" e condotto da un team di ricercatori di Humanitas e dell'ospedale San Raffaele di Milano, che ha coinvolto anche la Fondazione Toscana Life Sciences e la Queen Mary University di Londra. Uno sforzo internazionale per fare il punto su quelle molecole presenti nel sangue e nei liquidi biologici che funzionano come 'antenati degli anticorpi' (i cosiddetti Ante-antibody). 

Cos'è l'immunità innata e perché può bloccare il virus

L'immunità innata, la prima linea di difesa del nostro organismo, risolve il 90% dei problemi causati dal contatto con  batteri e virus. Precede e si accompagna - spiegano gli esperti - all'immunità adattativa, la linea di difesa più specifica, degli anticorpi e delle cellule T, che può essere potenziata con i vaccini.

Lo studio si è focalizzato sull'interazione tra questi anticorpi innati e il Covid. "Anni fa abbiamo individuato alcuni geni che fanno parte di una famiglia di antenati degli anticorpi. Concentrandoci sull'interazione tra questi e Sars-CoV-2, abbiamo scoperto che una di tali molecole dell'immunità innata, chiamata Mannose Binding Lectin (Mbl), si lega alla proteina  Spike del virus e lo blocca" ha spiegato Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas.

"Alla comparsa di Omicron, Sarah Mapelli, ricercatrice bio-informatica di Humanitas, ha esteso subito l'analisi sulla struttura della proteina in collaborazione con il gruppo di Bellinzona, scoprendo che Mbl è in grado di vedere e riconoscere anche Omicron, oltre alle varianti classiche del virus come Delta".

In sostanza dunque la ricerca svela in che modo il nostro sistema immunitario combatte il virus. Lo studio è proseguito poi con l'analisi genetica dei dati provenienti dai pazienti dell'ospedale, incrociati con quelli delle banche dati di tutto il mondo. "E' risultato che variazioni genetiche di Mbl sono associate a gravità di malattia da Covid-19 - dice Cecilia Garlanda, ricercatrice e docente di Humanitas University - Ora si tratterà di valutare se questa molecola può fungere da biomarcatore per orientare le scelte dei medici di fronte a manifestazioni così diverse e mutevoli della malattia". Insomma, la scoperta potrebbe anche aiutare sul fronte delle cure. 

I ricercatori, inoltre, stanno valutando se Mbl può essere un candidato agente preventivo/terapeutico dal momento che è una molecola funzionalmente simile a un anticorpo, cui le varianti del virus, almeno quelle note, non possono sfuggire. "Nella nostra valutazione di potenziali farmaci anti-Sars-CoV-2 - evidenzia Elisa Vicenzi, dell'Irccs ospedale San Raffaele - Mbl dimostra un'importante attività antivirale che potrebbe essere un'arma in più contro le varianti in circolazione, inclusa Omicron". 

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