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Mercoledì, 24 Aprile 2024
SALUTE

L'inquinamento possibile causa di morti premature

Il dato allarmante, anche se preliminare e da valutare con estrema attenzione, emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Environmental Health

L'inquinamento atmosferico è un grande problema da decenni. Ora un nuovo studio pubblicato sulla rivista Environmental Health punta il dito sulla presenza di polveri sottili, che potrebbero aumentare il rischio di parto prematuro.

Da anni si cercano di studiare gli effetti dell'inquinamento sulla salute delle persone e i dati non sono certo rassicuranti. Rispetto agli anni Settanta sicuramente le concentrazioni di PM10 sono calate anche del 70%, essenzialmente per una migliore tecnologia delle vetture. 

Dall'altra parte, come descritto sulle pagine di Nature, sono più di 3 milioni l'anno nel mondo le persone che muoiono prematuramente per via dell'inquinamento: in particolare per via delle PM2.5, particelle così piccole da raggiungere le profondità dei polmoni. Interessante notare come a seconda delle zone il "motivo" principale sia differente: le vetture, ad esempio, incidono fino al 20% negli Stati Uniti e alcune zone Europee, mentre a livello globale sono appena il 5%. In generale, comunque, la principale fonte di inquinamento sono i riscaldamenti domestici e l'agricoltura.

Il nuovo studio, condotto dall'Università e l'ospedale pediatrico di Cincinnati, ha 'censito' circa 225 mila nascite nel periodo 2007-2010 e le aree di residenza della madri, cercando di incrociare i dati con i livelli di inquinamento disponibili per le varie zone (in particolare i PM2.5). I risultati hanno mostrato un aumento di rischio del parto prematuro del 19% associato all'esposizione del fine particolato atmosferico durante la gravidanza. Non solo: il rischio era maggiore se l'esposizione avveniva nel terzo trimestre. Secondo gli autori, l'esposizione potrebbe essere la causa delle morti premature elevate nell'Ohio rispetto agli altri stati USA.

Come interpretare questi risultati? I ricercatori non si sbilanciano troppo e affermano che l'entità di rischio è potenzialmente rilevante visto che coinvolgerebbe tantissime donne che vivono nei grandi centri urbani. D'altra parte si tratta di un rischio di per sè piccolo.

Non solo. Non è la prima volta che nuovi dati di un certo peso vengano malinterpretati: ad esempio, giusto qualche settimana fa, vennero citati malamente i dati ISTAT, tanto che un aumento di 45mila morti nei primi mesi del 2015 aveva fatto puntare il dito proprio contro lo smog. In realtà in quel caso le cause erano quasi sicuramente altre (Fonte e dettagli sull'editoriale di LeScienze.it).

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