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Venerdì, 19 Aprile 2024
Diritti negati

L'insulina costa troppo: è già iniziato il "razionamento"

Circa il 16% dei diabetici americani che ne avrebbero bisogno sarebbe costretto al razionamento dell’insulina, a causa dei prezzi sempre più proibitivi. Lo rivela un’indagine di Harvard

Il sistema sanitario americano sa essere crudele. E forse in pochi casi è vero come in quello dei diabetici, per i quali spesso l'insulina è un autentico farmaco salva vita, a cui però non tutti hanno accesso. Se in Italia infatti la fornitura è garantita gratuitamente dall'Ssn, negli Usa senza un'assicurazione sanitaria si rischia di dover pagare le fiale di tasca propria. E visto che i prezzi sono schizzati alle stelle negli ultimi due decenni, sono in molti a lottare quotidianamente per l'approvvigionamento: una recente indagine realizzata dall'Università di Harvard ha calcolato infatti che circa il 16% dei pazienti che ne avrebbe bisogno, circa un milione di persone, è costretto a una qualche forma di razionamento, con tutti i rischi, a breve e lungo termine, che questo comporta per la salute.

I risultati sono basati sull'analisi del censimento che viene svolto annualmente dai Centers for Disease Control and Prevention per monitorare lo stato di salute dei cittadini americani. I ricercatori di Harvard hanno analizzato le risposte date dai 982 adulti diabetici raggiunti dal sondaggio, concentrandosi sulle risposte date a tre quesiti, in cui si chiedeva ai partecipanti se avessero saltato una dose di insulina, assunto una quantità minore del farmaco o ritardato il suo acquisto, nell'arco dei 12 mesi precedenti. Rispondere positivamente a una delle tre domande è stato considerato equivalente ad ammettere di aver dovuto razionare l'insulina nel corso dell'anno.

In assoluto, la forma di razionamento più comune è risultata l'acquisto ritardato, capitato al 14,2% del campione. Seguito dall'assunzione di dosi inferiori a quelle raccomandate (10,6%) e quindi dall'aver saltato del tutto un'iniezione (9,6%). Come dicevamo, in un modo o nell’altro il 16% degli intervistati ha affermato di aver dovuto razionare le dosi di insulina nell’arco dei 12 mesi precedenti. Il razionamento inoltre è risultato più comune tra gli americani privi di assicurazione sanitaria (tra i quali la prevalenza è stata del 29,2%), seguiti da quelli con un'assicurazione privata (18,8%), da altre forme di copertura sanitaria (16,1%), e infine da chi è coperto da Medicare (13,5%) e Medicaid (11,6%), le due coperture sanitarie pubbliche indirizzate, rispettivamente, agli over 65 e agli indigenti under 65.

“Sono diversi i fattori che probabilmente sono alla base di questi risultati – scrivono gli autori nell'indagine – Il prezzo dell'insulina negli Stati Uniti è ben più alto rispetto al resto del mondo. Inoltre le case farmaceutiche hanno aumentato i prezzi anno dopo anno, anche per prodotti rimasti immutati”. E la mancata aderenza terapeutica, nel caso dell'insulina può avere risultati terribili, compreso il decesso dei pazienti.  

Il problema, d'altronde, non è nuovo. In America se ne parla da anni: tra il 2007 e il 2018 il costo dell'insulina è aumentato del 200%, spinto anche da una legge del 2003 che ha impedito alla principale assicurazione sanitaria pubblica del paese (Medicare) di negoziare il prezzo dei farmaci. Negli scorsi mesi Biden aveva provato a metterci una toppa, inserendo una clausola nel suo  Inflation Reduction Act che avrebbe posto un tetto mensile di 35 dollari per le spese sostenute da tutti i pazienti americani per l'acquisto di insulina. Il progetto è stato però bocciato durante le votazioni, e nella forma approvata il tetto è valido solamente per i beneficiari di Medicare.

Per moltissimi americani che dipendono dalle assicurazioni sanitarie private, la partecipazione economica all'acquisto dell'insulina rimane quindi estremamente onerosa. Per i diabetici privi di qualunque forma di assicurazione (diversi milioni), la spesa supera i mille dollari al mese. Tragicamente ironico, per un farmaco di cui nel 1923 il brevetto venne ceduto all'Università di Toronto per la cifra simbolica di un dollaro a testa dai suoi scopritori, perché, come spiegò nell'occasione il futuro premio Nobel Frederick Banting: “l'insulina non appartiene a me, appartiene al mondo”.

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