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Giovedì, 25 Aprile 2024
Scienze

Kawa-Covid: sono 53 i casi confermati tra i bambini in Italia durante la prima ondata

Gli episodi di sindrome multi-infiammatoria sistemica si stanno ripresentando di nuovo. I risultati dello studio che ha coinvolto circa 200 pediatri: non c'è stato nessun decesso. Le differenze dalla Kawasaki classica sono rilevanti: cosa sappiamo

Nei primi mesi dell'epidemia in Italia sono stati 53 i casi di sindrome multi-infiammatoria sistemica nei bambini - anche detta 'Kawa-Covid' - e 96 quelli da malattia di Kawasaki classica registrati in Italia, per un totale di 149, ma non c'è stato nessun decesso. Tutti i bambini osservati, inoltre, non avevano malattie pregresse, ma è possibile fossero geneticamente predisposti.

53 casi di Kawa-Covid nella prima ondata in Italia

I dati emergono da una ricerca promossa dal Gruppo di Studio di Reumatologia della Società italiana di Pediatria (Sip), presentato al Congresso straordinario digitale Sip e che ha coinvolto circa 200 pediatri in tutta Italia. Studio che verrà riaperto a breve per continuare a raccogliere dati anche nella seconda ondata perché "abbiamo notizia di casi di sindrome multi-infiammatoria sistemica che si stanno ripresentando in varie parti d'Italia", precisa uno degli autori Andrea Taddio, associato di Pediatria all'Università di Trieste. "Le forme iperinfiammatorie sistemiche - sottolinea Angelo Ravelli, direttore della Clinica Pediatrica dell'Istituto Gaslini di Genova, e tra gli autori dello studio - non sono condizioni diverse dalla malattia di Kawasaki, ma fanno parte di un unico spettro di patologia che va dalle forme meno gravi a quelle più gravi. Quando il Sars-Cov-2 con una forte carica virale colpisce soggetti con una particolare predisposizione genetica, in un'età non abitualmente colpita dalla malattia di Kawasaki, può dare delle forme molto più aggressive, dette sindromi multi-infiammatorie sistemiche o Kawa-Covid, ma che fanno parte comunque dello stesso spettro clinico".

La correlazione tra Kawa-Covid e Sars-CoV-2

Sono tre gli elementi emersi dallo studio che permettono di dire che c'è una correlazione tra Kawa-Covid e Sars-CoV-2. "Innanzitutto - afferma Taddio - la percentuale di pazienti positiva al virus era nettamente più alta nella popolazione con sindrome multi-infiammatoria (75%) rispetto alla popolazione affetta da Kawasaki classica (20%). Inoltre, queste forme multi-infiammatorie sistemiche si sono verificate circa un mese dopo il picco dell'epidemia, a conferma che è stata una iper risposta infiammatoria a un trigger virale. Infine, i pazienti osservati dal primo febbraio al 31 maggio erano concentrati prevalentemente in Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna, le regioni dove ci sono stati più casi di Covid-19". Nello specifico è emerso che la popolazione affetta da Kava-Covid rispetto a quella affetta da Kawasaki classica, presenta cinque tratti caratteristici, spiega ancora Taddio: "Un'età media più alta, intorno ai 7 anni; una maggior probabilità di aver bisogno della terapia intensiva pediatrica; maggiore necessità di sostegno ventilatorio; maggior probabilità di sintomi atipici per la Kawasaki quali quelli gastro-intestinali e polmonari; maggior probabilità di avere miocardite o insufficienza cardiaca". La maggior parte dei pazienti è stata trattata con immunoglobuline e steroidi, ma alcuni di questi hanno avuto bisogno di un trattamento con inibitore dell'interleuchina.

Di solito il coronavirus colpisce i bambini in modo lieve. Tuttavia in rari casi l’infezione può causare un quadro infiammatorio grave.

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