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Venerdì, 29 Marzo 2024
Etica e tecnologia

Farmaci smart, protesi robotiche, interfacce cibernetiche: arriva il potenziamento umano

Pubblicate le prime linee guida per lo sviluppo etico di tecnologie che aumentano le capacità umane. Ecco perché oggi ne abbiamo più che mai bisogno

Farmaci smart che migliorano intelligenza, creatività, memoria. Protesi robotiche che moltiplicano la forza di chi le utilizza. Interfacce cibernetiche che collegheranno i computer con il nostro cervello, per aiutarci a superare i limiti biologici della nostra specie. Viene definito potenziamento umano: interventi tecnologici che aumentano le capacità dell'uomo, senza un chiaro obbiettivo terapeutico. Un campo che per ora sembra appannaggio di transumanisti e guru digitali, ma che forse presto potrebbe sbarcare prepotentemente nelle nostre vite. I progressi tecnologici d’altronde corrono veloci. E visto che la posta in gioco è alta, probabilmente è meglio farsi trovare pronti. Non a caso, l’ultimo numero di Science dedica spazio alla discussione delle linee guida per l’etica del potenziamento umano: un decalogo frutto del lavoro di due filosofi esperti di nuove tecnologie dell’Università di Twente, in Olanda, che ha ricevuto l’endorsement della Commissione Europa e dallo scorso anno fa parte dei documenti di orientamento per la valutazione dei progetti che accedono ai 95 miliardi e mezzo di finanziamenti alla ricerca del programma Horizon Europe.

Quel che si nota subito sfogliando il documento è che definire cosa rappresenti una tecnologia che potenzia gli esseri umani non è semplice. Pensiamo a una protesi sviluppata per restituire autonomia a persone amputate, ma capace magari di prestazioni ben superiori a quelle di un arto umano. O un occhio artificiale che restituisce la vista a chi l’ha persa, ma magari ha anche un’acuità visiva migliore di quella di un occhio naturale. Oggi esempi del genere sono piuttosto limitati, ma non è detto che in futuro non diventino tecnologie all’ordine del giorno, a disposizione non solo dei malati, ma di chiunque se le possa permettere. E in un futuro del genere – è la domanda che ci dovremmo porre – è corretto pensare di lasciar correre indisturbato lo sviluppo tecnologico, senza un quadro normativo che tenga conto dell'impatto che queste innovazioni possono avere sugli individui e sulla società?

“Il potenziamento umano comprende talmente tante tecnologie e trattamenti, di cui alcuni già disponibili, che a parer nostro la domanda potrebbe essere piuttosto: come mai non abbiamo ancora delle linee guida in questo campo?”, ci spiega Yasemin Erden, professoressa di Etica ed Epistemologia dell'Intelligenza artificiale dell'Università di Twente, che ha redatto le linee guida insieme al collega Philip Brey. “Alcuni stimolanti prescritti a scopo medico, come quelli per il trattamento dell'Adhd, vengono già utilizzati dagli studenti universitari per potenziare le proprie performance di studio. E i problemi che si aprono – sottolinea l'esperta – sono piuttosto evidenti: chi li utilizza, ad esempio, ottiene un ingiusto vantaggio, e non se ne conoscono gli effetti collaterali a lungo termine”.

I rischi per la salute, chiaramente, sono i più semplici da immaginare. Ma non sono né gli unici, né i principali. Sul piano etico, Erden è particolarmente preoccupata, ad esempio, dalla possibilità che il potenziamento umano metta a repentaglio l'autonomia delle persone. Se esiste un intervento tecnologico che permette di migliorare le performance – spiega – è facile immaginare che l'industria abbia tutto l'interesse a vederlo utilizzare dai propri dipendenti. Farmaci per migliorare la concentrazione, o magari utili a guidare per ore senza sforzo, potrebbero diventare così la nuova normalità in alcuni tipi di lavoro. Privando della libertà di scelta chi cerca un impiego. E creando nuove discriminazioni per chi non intende utilizzarli, o magari non può farlo per motivi religiosi, di salute, o perché semplicemente non se li può permettere.

Ovviamente, si può andare anche oltre, e immaginare scenari ben più fantascientifici. Pensiamo a un progetto come il Neuralink di Elon Musk, che vuole mettere in connessione diretta il cervello umano con i computer, per permetterne di accedere alla potenza dei calcolatori ovunque, senza bisogno di ricorrere a telefoni, portatili, o tastiere. Se mai avrà successo, bisognerà immaginare tutto un nuovo mondo di potenziali problemi. Chi garantirebbe la privacy per questo nuovo uomo digitale? Come farebbe a competere chi non potrà permettersi un simile impianto neurale? Non esiste il pericolo che, in qualche modo, la connessione possa mettere a rischio l'indipendenza e l'individualità degli esseri umani?

Secondo Erden e Brey, e la Commissione Europea che ha deciso di adottare le loro linee guida, i pericoli esistono, ed è il caso di affrontarli da subito, andando a intervenire direttamente nella fase iniziale del processo di innovazione, quella di ricerca e sviluppo di nuove tecnologie.

“Quando un prodotto è stato creato, può essere troppo complesso cambiare il suo funzionamento, o le modalità in cui può essere utilizzato”, ci spiega Erden. “Pensiamo che serva un approccio che viene definito 'Ethic by design': che imprima cioè le considerazioni sia nei primissimi stadi di sviluppo, sia nelle tutte le altre fasi del ciclo vitale di un prodotto o di un processo”. In altri termini: i possibili dilemmi etici legati all'utilizzo di prodotti e dispositivi che potenziano le capacità umane vanno risolti già nella fase di progettazione, prima che questi siano pronti per sbarcare sul mercato.

Per farlo, le linee guida dettagliano sei concetti chiave, che devono sempre essere tenuti a mente durante lo sviluppo di tecnologie che potenziano le capacità umane, o che possono essere utilizzate a tale fine. Questi principi etici sono, nell'ordine: il benessere degli esseri umani, che deve sempre avere la precedenza, sia a breve che a lungo termine; la sua autonomia, che non deve mai essere limitata dalle nuove tecnologie; il consenso informato, necessario, come in campo medico, perché chi le utilizza sappia esattamente a cosa va incontro; giustizia e uguaglianza, che non devono essere compromesse per chi utilizza, e per chi non può utilizzare, le nuove tecnologie; e infine la responsabilità sociale e morale rispetto all'impatto che possono avere una volta arrivate sul mercato.

Attualmente, come accennavamo, le linee guida sono state recepite da Horizon Europe, il programma quadro dell'Unione Europea che gestisce oltre 95 miliardi di euro di fondi destinati alla ricerca per il periodo 2021-2027. Tutte le ricerche con potenziali ricadute per il potenziamento umano saranno quindi valutate da un comitato etico indipendente, che baserà il giudizio proprio sulle nuove linee guida etiche. Delle linee guida, da sole, non sono sufficienti – avvertono i due esperti nel loro commento su Science – perché in futuro questi temi necessiteranno di nuovi quadri normativi e procedurali internazionali per assicurarsi, realmente, che il potenziamento umano rappresenti un'occasione di miglioramento per la nostra specie, e non una nuova fonte di disuguaglianze ed ingiustizie. La scelta della Commissione Europea di dotarsi di un sistema di valutazione almeno per le ricerche finanziate direttamente dall'Unione, comunque, è di certo un passo importante nella giusta direzione.  

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