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Giovedì, 28 Marzo 2024

Sul nucleare si dicono enormi stupidaggini

Quando il premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi e il geologo conduttore Tv Mario Tozzi dicono che "il nucleare è una tecnologia vecchia, addirittura più vecchia del transistor", per argomentare contro la necessità di investire in questa tecnologia, fanno una brutta figura. Come uomini di cultura, ancor prima che di scienza. Una moderna centrale elettronucleare di III generazione avanzata, come il reattore Olkiluoto 3 da 1600 Mw (nella foto sottostante in alto a destra), e un microprocessore con decine di miliardi di transistor da 7 nanometri, come quello che abbiamo nel telefono in tasca (in basso a destra), sono entrambi cosa ben diversa rispetto alla prima pila nucleare a fissione da 200 W di Enrico Fermi del 1942 (in alto a sinistra) e al primo transistor dei Bell Laboratories del 1947 (in basso a sinistra), sebbene in fondo il principio di funzionamento sia più o meno lo stesso di 75 anni fa.

pile e trans-2Sul nucleare immense stupidaggini

L'argomentazione di Parisi è ancor più paradossalmente fallace se consideriamo che è stata ripresa con entusiasmo dagli ambientalisti antinucleare: allo stesso modo allora dovremmo smetterla di investire nell'eolico e nell'idroelettrico, perché i mulini a vento sono di 1.000 anni fa e quelli idraulici di oltre 2.000? E che dire delle batterie, così tanto necessarie alle rinnovabili, le abbandoniamo solo perché sono passati oltre due secoli dal 1800, quando Alessandro Volta inventò la prima pila? E sebbene i pannelli fotovoltaici si basano sui semiconduttori come i transistor, l'effetto fotogalvanico fu scoperto da Bequerel nel 1839.

Sono molto contento che Giorgio Parisi abbia ricevuto il Nobel, ma questo non dà a chi lo riceve una patente di infallibilità su ogni argomento. In rete infatti si possono trovare raccolte di stupidaggini incredibili dette dai premi Nobel.

Quindi quando Parisi, sempre interrogato sull'energia nucleare, risponde, testuale, al Corsera, che: "Se Chernobyl fosse stata in Val Padana, con una popolazione molto superiore a quella zona dell’allora Urss, avrebbe provocato milioni di morti. In ogni caso è da escludere in Paesi come l’Italia densamente abitati. Per la quarta generazione degli impianti nucleari a fissione di cui si parla perché più sicuri, adesso esistono solo prototipi che devono dimostrare la loro qualità; tuttavia sono sempre da escludere dove vive la gente. È diverso se i cinesi vogliono realizzarle in zone remote", esprime dei luoghi comuni basati su pregiudizi, senza fondamento scientifico, come potrebbero venire detti nei bar o sugli autobus da persone senza istruzione specifica sull'argomento.

Ecco un rapido debunking delle 'leggerezze' dette da un premio Nobel:

1) "Se Chernobyl fosse stata in Val Padana, con una popolazione molto superiore a quella zona dell’allora Urss, avrebbe provocato milioni di morti".

Dopo anni di indagini epidemiologiche si è arrivati alla conclusione che il drammatico incidente nucleare di Černobyl' abbia causato circa 60 vittime direttamente riconducibili all'incidente e un massimo di 4.000 di morti indirette nel corso dei decenni a seguire per tumore. In realtà, valutazioni più recenti riconducono il numero di vittime totali più probabilmente nell'ordine delle centinaia (fonti: UNSCEARChernobyl Tissue Bank). Se fosse successo in Italia, in Pianura Padana, non sarebbe stato molto diverso. Le zone intorno a Černobyl' avevano una densità di circa 40 ab./km2, Kiev dista solo 80 km e Minsk 300 km. In Pianura Padana le zone intorno a Trino e Caorso (dove erano attive le centrali italiane) sono sui 100-200 ab./km2. E' quindi probabile che avremmo avuto più morti che in Ucraina e Bielorussia, ma di sicuro non di 3-4 ordini di grandezza superiori ("milioni di morti"!).

Ad ogni modo l'esempio di Parisi è un argomento fantoccio ('straw man argument') perché "Chernobyl" non sarebbe potuta accadere in Italia perché nessun impianto di II generazione occidentale avrebbe potuto avere quel tipo di incidente, con quella gravità, figuriamoci quelli di III generazione che si costruiscono ora. La centrale di Fukushima era di II generazione, e anche più vecchia di Černobyl', e pur essendosi fusi 3 noccioli, non uno come a Černobyl', non ha causato nessuna morte diretta né indiretta a causa del rilascio di radiazioni (fonte: UNSCEAR).

2) "In ogni caso è da escludere in Paesi come l’Italia densamente abitati".

Alla luce di quanto sopra, perché mai? Gli impianti nucleari vengono costruiti anche relativamente vicino a zone densamente abitate, perché l'energia serve proprio dove vivono e lavorano le persone.

3) "Per la quarta generazione degli impianti nucleari a fissione di cui si parla perché più sicuri, adesso esistono solo prototipi che devono dimostrare la loro qualità".

Quindi Parisi conferma che nel nucleare, sebbene sia una tecnologia "più vecchia del transistor", la ricerca e il progresso tecnologico continuano. Ma nel frattempo gli attuali reattori di III generazione hanno una letalità per incidenti stimata di 8x10E-10 vittime per ogni GWh di energia elettrica prodotta (un morto ogni 1.250.000.000.000.000 kWh), che è tre ordini di grandezza più bassa rispetto ai già ottimi reattori di II generazione occidentali, pari a 5x10E-7 vittime/GWh (fonte: JRC).

4) "Tuttavia sono sempre da escludere dove vive la gente. È diverso se i cinesi vogliono realizzarle in zone remote".

Cosa? Veramente i cinesi gli impianti nucleari li hanno costruiti e li costruiscono nelle zone a maggior densità di popolazione. Come si vede nella cartina, gli impianti nucleari cinesi sono collocati proprio nelle zone di maggior densità di popolazione.

(Fun fact: in Cina molti impianti fotovoltaici e eolici sono stati costruiti dove c'è sole (deserto del Gobi) e dove c'è vento (Mongolia Interna), quelle sì che sono "zone remote", e hanno avuto diversi problemi perché essendo appunto molto lontani dalle zone di consumo non avevano le infrastrutture di rete per portare e/o stoccare la grande corrente di picco che gli impianti generavano).

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