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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Perché si vive a Hiroshima e Nagasaki, ma non a Chernobyl?

A trent'anni dal disastro in Ucraina cerchiamo di capire perché l'effetto sulle città giapponesi è totalmente diverso

Sono passati ormai trent'anni dal terribile disastro di Chernobyl e ancora oggi si parla degli effetti delle radiazioni sull'ambiente, dagli esiti a volte sorprendenti. Forse però vi sarete chiesti come mai a Hiroshima e Nagasaki, luoghi colpiti da bombe nucleari, la vita sembra scorrere normalmente. Ha cercato di fare il punto un articolo di Melissa Blevins pubblicato su Today I found out.

Andiamo per ordine: il 6 Agosto 1945 su Hiroshima viene sganciata "Little Boy", una bomba contenente 64 Kg di uranio, dal peso di 4.5 tonnellate. Si calcolano circa 70.000 morti, decine di migliaia di feriti e buona parte della città distrutta. Quasi 2000 persone moriranno invece in un secondo momento di tumore, a causa delle radiazioni rilasciate dalla bomba.

Il 9 Agosto dello stesso anno fu sganciata su Nagasaki "Fat Man", bomba contenente 6 Kg di plutonio. A causa di una fissione solo parziale e della conformazione del territorio l'effetto fu minore del previsto, anche se si calcolano comunque decine di migliaia di morti e feriti.

E a Chernobyl? Lì è avvenuto qualcosa di diverso, un disastro determinato da un errore umano e da numerose pratiche pericolose e avventate. Innanzitutto il reattore presentava un'instabilità intrinseca e la struttura di contenimento, normalmente in acciaio e cemento armato, era stata costruita con semplice calcestruzzo.

Tutto comunque è nato per via di un test di sicurezza che voleva verificare se in mancanza di energia elettrica le pompe di raffreddamento avrebbero potuto agire e raffreddarre il nocciolo fino all'attivazione di emergenza. Per questo test furono disattivati gran parte dei sistemi di sicurezza e si decise di far funzionare a bassa potenza i reattori per diminuire l'esigenza di raffreddamento. Il problema era però l'instabilità del reattore a bassa potenza, fattore in realtà noto; inoltre il sistema di raffreddamento di emergenza fu disattivato per evitare che alterasse il test.

Dopo un periodo di numerose ore in cui il test fu sospeso per le grandi richieste di energia, fu ulteriormente abbassata la potenza dei reattori, sotto i valori di riferimento di 700-1000 MW. Questo provocò la formazione di grandi concentrazioni di xeno nel nocciolo e l'incapacità di riportare la potenza del reattore a potenza sufficiente. Nonostante questo il test non fu interrotto, iniziò a entrare poca acqua di raffreddamento con conseguente formazione di vapore e reazione sempre più instabile e ingovernabile. Il tentativo di ristabilire un equilibrio utilizzando tutte le barre di controllo non andò a buon fine per un loro difetto di fabbricazione.

Il 26 Aprile del 1986 la potenza del reattore diventò incontrollabile e provocò una prima esplosione che divelse il coperchio proteggente il nocciolo e una seconda esplosione che fece entrare aria, provocando un incendio.

In questo caso è difficile calcolare le vittime, ma si stima che su circa 200.000 addetti espolti alle radiazioni tra il 1986 e il 1987 2200 siano morte prematuramente. Inoltre si è evidenziato un aumento delle malattie tiroidee nelle zone vicino a Chernobyl.

Dunque, cosa distingue i primi due casi da quest'ultimo? Sicuramente a Chernobyl vi era molto più combustibile nucleare (circa 160 tonnellate contro 64Kg e 6 Kg) e, a differenza delle due bombe, fu molto il materiale radioattivo lasciato in atmosfera. Giocò a sfavore anche l'incendio che fu domato tardivamente e con grandi difficoltà.

In conclusione, gli effetti dovuti alle due bombe e a Cherboyl sono state molto diverse innanzitutto per la quantità di materiale nucleare, ma anche per alcune condizioni, come l'incendio, che hanno reso molto più grave una situazione già fortemente critica.

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