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Giovedì, 25 Aprile 2024
Per la prima volta

La plastica nei polmoni: l'inquietante studio che svela l'inquinamento

La conferma da uno studio inglese: le microplastiche entrano nel nostro corpo dall’aria che respiriamo, hanno dimensioni superiori a quelle attese e non si conoscono ancora quali effetti potrebbero avere sulla salute umana

Le microplastiche sono uno dei temi caldi del momento. Sono inquinanti microscopici provenienti dai vestiti, dagli pneumatici delle auto, dalle vernici e dalle finiture che applichiamo su veicoli e palazzi, e di cui non si conoscono ancora con precisione gli effetti sull’ambiente e sulla nostra salute. Quel che è certo è che sono ormai presenti un po’ ovunque: nelle città, negli oceani, sulle vette desolate dell’Everest. E che si possono insinuare nel nostro organismo in molti modi. Anche solo respirando, infatti, rischiamo di fare il pieno di microplastiche, che si accumulano poi in profondità nei polmoni. La conferma arriva da un nuovo studio pubblicato su Science of the Total Environment, che ha identificato frammenti di microplastiche nei tessuti polmonari di 11 pazienti operati presso il Castle Hill Hospital di Cottingham, nel Regno Unito.

La ricerca non è la prima a dimostrare la presenza di microplastiche nell’organismo umano. È stato calcolato, ad esempio, che ogni anno ingeriamo in media almeno 74mila particelle di microplastica con la nostra alimentazione, bevendo o mangiando da bottiglie e contenitori di plastica, o consumando prodotti animali contaminati, come molluschi e altri frutti di mare. Uno studio recente, inoltre, ha dimostrato che le microplastiche sono presenti anche nel nostro sangue, e possono quindi raggiungere ogni organo del corpo attraverso la circolazione sanguigna.

È noto che una delle più importanti fonti esposizione alle microplastiche è l’aria, soprattutto in città e in particolare al chiuso. Quante e quali particelle riescano a raggiungere gli alveoli dei nostri polmoni (dove potrebbero provocare infiammazioni e potenziali problemi di salute) non era però chiaro. Per scoprirlo, i ricercatori dell’Università di Hull hanno analizzato 13 campioni di tessuto prelevato a pazienti operati ai polmoni per rimuovere tumori o per altri problemi di salute.

Al termine degli esperimenti, 11 campioni su 13 hanno rivelato al loro interno frammenti di microplastica, riconducibili a 12 polimeri (principalmente polietilene, che può essere contenuto in buste di plastica, pneumatici, resine e vestiario), e concentrati in particolare nelle zone più profonde dei polmoni, dove sono presenti gli alveoli polmonari. “Questa scoperta ci ha sorpreso – racconta Laura Sadofsky, ricercatrice dell’Università di Hull che ha coordinato lo studio – perché le vie aeree sono più strette nelle parti basse dei polmoni, e ci aspettavamo che particelle di simili dimensioni venissero filtrate o catturate prima di raggiungere tessuti così profondi”.

Secondo i manuali di anatomia – spiega la ricercatrice – i dotti alveolari hanno un diametro di circa 440 micrometri (o millesimi di metro) e una lunghezza di 1.410. Nello studio sono emerse particelle lunghe anche 2.475 micrometri, e larghe fino a 88. “In teoria, troppo grandi per essere presenti nei tessuti che abbiamo studiato – scrivono nel paper i ricercatori – eppure presenti, ad ogni modo”. Un mistero che andrà risolto in futuro con nuove ricerche, che sfruttando i dati accumulati nel nuovo studio potranno approfondire anche gli effetti, a tutt’oggi sconosciuti, che queste particelle possono avere sulla nostra salute.

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