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Martedì, 16 Aprile 2024
Scienze

Poche ore di sonno per cinque giorni causano danni al cervello

La scoperta di due ricercatrici italiane: cinque giorni senza il corretto quantitativo di sonno possono provocare danni strutturali a carico delle fibre nervose

Dormire poco fa male e oggi nuove ricerche portano alla luce una verità decisamente preoccupante: sono sufficienti cinque giorni consecutivi di carenza di sonno per provocare danni strutturali al cervello, a carico delle fibre nervose.

Come riporta Scienze Notizie, Chiara Cirelli della University of Wisconsin-Madison ha condotto, insieme a Michele Bellesi dell’Università Politecnica delle Marche, ad Ancona, uno studio sui topi dal quale è emerso come in soli cinque giorni senza la giusta dose di sonno la mielina, ovvero la guaina protettiva che isola i nervi, vada ad assottigliarsi.

La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Sleep, dove sono stati raccontati i dettagli dello studio: i roditori sono stati tenuti svegli per quattro giorni e mezzo, con una riduzione del sonno del 70% circa, facendoli cioè dormire un terzo del normale.

“Se volessimo traslare questa limitazione del sonno a un uomo che dorma in media 7 ore a notte – ha spiegato Bellesi – significherebbe farlo dormire circa due ore per notte per 4 giorni e mezzo”.

Sono stati poi analizzati gli effetti sugli animali, pressochè immediati con una riduzione dello spessore della mielina netta. Trattandosi di una struttura di primaria importanza per la salute del cervello, non è cosa da poco anche perchè analoghe conseguenze potrebbero verificarsi nell’uomo dormendo, ad esempio, soltanto cinque ore per notte nell’arco di diverse settimane.

A tal proposito l’altra ricercatrice ha aggiunto: “Non sappiamo se il deficit di mielina permanga a lungo termine, ma lo studio, il primo di questo tipo, suggerisce che ci possono essere danni strutturali dovuti alla perdita di sonno anche in una struttura come la mielina, considerata di per sé molto ‘stabile'”.

Bisognerà inoltre effettuare altri esperimenti per capire se, effettivamente, la stessa cosa accada anche nell’uomo. Tra le ipotesi in campo, vi è la possibilità di sfruttare la tomografia ad emissione di positroni con traccianti radioattivi: questo potrebbe permettere di capire se una riduzione delle ore di sonno porti, anche nell’uomo, ad un a riduzione del contenuto della mielina.

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