Perché non possiamo prevedere terremoti catastrofici come quello in Turchia
Il sismologo Samer Bagh, dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia ci spiega cosa è accaduto di preciso in Anatolia tra Turchia e Siria e perché è ancora impossibile prevedere quando avverranno simili catastrofi
I morti sono già più di duemila. E da ieri notte la terra nel sud della Turchia non smette di tremare: dopo la prima, potentissima, scossa di magnitudo 7,8 sono stati oltre 20 gli eventi sismici con potenza superiore ai cinque gradi della scala Richter, con una nuova scossa da 7,5 nella mattinata di oggi. Un sisma del genere, ha dichiarato il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan, non si vedeva nel paese dal 1939. E nell’area in questione, la provincia di Kahramanmaras, al confine con la Siria, non si registra nulla di paragonabile da quasi due secoli. Di fronte a catastrofi del genere, è impossibile non domandarsi come mai è ancora impossibile prevedere queste tragedie. Lo abbiamo chiesto al sismologo Samer Bagh, dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
Dottore Bagh, il sisma di queste ore è stato potentissimo ed è avvenuto in una zona sismicamente molto attiva, eppure ha colto tutti di sorpresa. Come mai?
“La struttura geologica della Terra è estremamente complessa. Per farle capire, in superficie magari vediamo degli affioramenti delle faglie che ci permettono di mapparne il percorso, ma basta scendere di due chilometri in profondità e la geometria delle faglie può cambiare drasticamente. E questo rende impossibile, almeno oggi, prevederne il comportamento dinamico. In alcuni casi i terremoti principali sono preceduti da precursori sismici, scosse di potenza minore che possono rappresentare un campanello di allarme. Ma in questo caso non è stato così, e nessuno avrebbe potuto dire o immaginare che stava per arrivare un terremoto. Quello che si può fare, e si fa, è valutare il rischio sismico di una determinata zona.”
Con quale precisione?
“Le rilevazioni strumentali, gli studi geomorfologici, le analisi della sismicità storica e altri tipi di valutazioni ci permettono di stabilire in modo molto grossolano il probabile arrivo di un terremoto, e la sua potenza. Anche se non è possibile dire 'ecco quando ci sarà il prossimo terremoto', si possono quindi dare indicazioni preziose in funzione di prevenzione, con cui valutare i criteri antisismici delle costruzioni e organizzare protocolli per la gestione dell’emergenza. In questo modo è possibile contribuire a limitare il numero di vittime, almeno nelle aree limitrofe all’epicentro. Per chi si trova direttamente sopra l’ipocentro del terremoto, soprattutto nel caso di eventi sismici in cui la frattura della faglia raggiunge la superficie, come è stato quello che ha colpito ieri la Turchia, non c’è purtroppo niente da fare. In quelle zone l’unica possibilità è non costruire.”
Abbiamo letto che la terra nell’area interessata dal terremoto si è spostata di oltre tre metri. Cos’è successo esattamente?
“I dati preliminari ci dicono che il terremoto è stato provocato da un’attivazione della faglia est-anatolica, con una frattura lunga 190 chilometri e larga 25. Lo spostamento superficiale, che andrà confermato con dati satellitari, sembra effettivamente di circa tre metri. Si tratta di un evento sismico maggiore, e non deve stupire perché è avvenuto in uno dei sistemi di faglie più a rischio del Mediterraneo, in cui mancavano eventi di tale portata da più di un secolo. In quel punto del territorio Turco si incontrano ben tre placche: la placca araba, quella anatolica e quella africana. Dal 1970 questa faglia era già stata interessata da tre terremoti di magnitudo superiore a 6, ma mai così potenti. Per trovare un sisma di dimensioni paragonabili bisogna tornare al 1822, quando un terremoto di magnitudo 7,1 ha colpito il confine con la Siria, nei pressi di Aleppo, provocando oltre 20mila vittime.”
Un terremoto così potente che ha coinvolto le faglie del Mediterraneo potrebbe avere conseguenze anche nel nostro Paese?
“Il sisma ha interessato un sistema di faglie preciso, molto distante dal nostro territorio. Potrebbe aver influito sull’equilibrio della faglie limitrofe, come quella del Mar Morto, dove è possibile che a breve o a lungo termine si registrino dei cambiamenti nella sismicità. In Italia la faglia degli Appennini è tutto un altro mondo dal punto di vista geodinamico, e non dovrebbe essere influenzata in alcun modo da quanto sta avvenendo sulla faglia est-anatolica.”
Alcuni video girati durante il terremoto mostrano degli strani bagliori che illuminano la notte. È possibile che si tratti di un fenomeno legato al sisma?
“Si tratta di un fenomeno ormai ben dimostrato, che riguarda terremoti di magnitudo superiore a 5 in cui la faglia arriva a rompere la superficie. In questi casi si ipotizza che intervengano fenomeni legati all’elettro magnetismo e alla risalita di gas dal sottosuolo, che producono bagliori di luce ben visibili soprattutto di notte. Sulle cause precise per ora si continuano a formulare ipotesi, ma ormai è certo da tempo che si tratta di un fenomeno reale, e non di semplici leggende metropolitane.”