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Giovedì, 28 Marzo 2024
Incendi e riscaldamento globale

L'Artico brucia

Nel 2019 e nel 2020 l’area bruciata dalle fiamme in Siberia è stata quasi la metà di tutta quella distrutta dagli incendi nei 40 anni precedenti. E il rischio è che la CO2 liberata dai roghi acceleri l’aumento delle temperature, innescando un circolo vizioso

Complici le temperature sopra la media degli ultimi anni, in Siberia tra il 2019 e il 2020 le fiamme hanno distrutto una superficie di foreste e pianure che è quasi la metà di quella bruciata nei 40 anni precedenti. E ora la paura degli scienziati è che la CO2 liberata da questi enormi roghi contribuisca al riscaldamento globale al punto da innescare un circolo vizioso: temperature sempre più elevate che provocheranno incendi sempre più estesi, e così via, in un processo esponenziale dalle conseguenze catastrofiche. A lanciare l’allarme è un team di ricerca internazionale, in uno studio appena pubblicato su Science.

Lo studio ha utilizzato le mappe satellitari della regione della Siberia artica per ricostruire la quantità di territorio distrutto dagli incendi tra il 1982 e il 2020. I risultati sono quindi stati combinati con l’analisi di 10 fattori climatici – come temperature, umidità e precipitazioni – che possono influenzare il rischio di incendi. Come dicevamo, gli anni peggiori sono risultati il 2019 e il 2020, con incendi che hanno distrutto quasi cinque milioni di ettari di territorio, liberando qualcosa come 150 milioni di tonnellate di carbonio nell’atmosfera. Lo stesso biennio – caso vuole – è stato anche il più caldo mai registrato nell’intervallo temporale preso in esame dalla ricerca.

Non è tutto: nel periodo in esame le temperature estive nell’Artico siberiano hanno superato i 10 gradi solamente nel 2001, nel 2018, 2019 e 2020, esattamente gli anni in cui le fiamme hanno distrutto il maggiore numero di ettari di territorio. Difficile che si tratti di un caso, ovviamente. Anzi: i dati dimostrerebbero l’associazione tra temperature e dimensioni degli incendi nell’area. Il fatto che l’area bruciata dagli incendi sia aumentata così rapidamente negli ultimi anni secondo gli autori dello studio suggerisce inoltre che possa trattarsi di una relazione esponenziale, destinata ad aumentare sempre di più nei prossimi anni con l’accelerare del riscaldamento globale, spinto anche dalla CO2 rilasciata nell’atmosfera dagli incendi artici.

"Incendi sempre più grandi e intensi possono accelerare sostanzialmente il rilascio nell’atmosfera di carbonio proveniente dal permafrost, ma questa interazione non viene presa in considerazione nelle previsioni attuali del contributo di questo feedback artico al riscaldamento globale", si legge in un editoriale pubblicato sullo stesso numero della rivista. "Servono quindi con urgenza ulteriori studi che analizzino in modo rigoroso il legame tra incendi e scioglimento del permafrost in queste regioni remote, in modo da poter quantificare con più precisione l’impatto che hanno sul clima globale".

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