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Sabato, 20 Aprile 2024
Riproduzione umana

La start up che vuole rivoluzionare la riproduzione umana

L'azienda americana Conception vuole ottenere ovociti umani da normali cellule del sangue. Una tecnologia che rivoluzionerebbe il trattamento dell’infertilità femminile, e potrebbe offrire la possibilità di riprodursi anche alle coppie dello stesso sesso

Il futuro della lotta all’infertilità potrebbe avere già un nome. Parliamo della gametogenesi in vitro, una tecnologia ambiziosa, che punta a sviluppare artificialmente gli ovociti umani, le cellule sessuali femminili da cui ha origine ogni nuova vita, utilizzando una qualunque cellula del corpo come materiale di partenza. Per le donne che non hanno più ovuli, a causa di problemi di salute o del normale invecchiamento, significherebbe riacquistare l’opportunità di dare alla luce un figlio biologico. 

Più in generale, una simile tecnologia potrebbe rivoluzionare la riproduzione umana in modi oggi forse difficili da immaginare. Dal punto di vista scientifico, per ora, si tratta di una possibilità del tutto teorica, perché nonostante anni di ricerche nessuno ha ancora trovato un sistema efficace e sicuro per realizzare un ovocita umano in provetta. Ma la situazione potrebbe presto cambiare: start up come l’americana Conception stanno portandola gametogenesi in vitro all’attenzione dei grandi investitori della Silicon Valley. E con simili capitali – ce lo hanno insegnato le imprese di personaggi come Elon Musk – ben poche cose sono realmente impossibili.

Quello della fertilità, d’altronde, è un business in piena espansione. A livello globale il comparto oggi vale circa 25 miliardi l’anno, ed è destinato a crescere ancora, sulla spinta di un’età media delle neo mamme in continuo aumento nei paesi occidentali, e con l’apertura di nuovi mercati come quello cinese, dove la fine della politica del figlio unico sta spingendo sempre più coppie a tentare la strada della procreazione medicalmente assistita. Per fondi di investimento e venture angels si tratta quindi di una possibile miniera d’oro, a maggior ragione nel caso di una tecnologia, come la gametogenesi in vitro, che promette di cambiare radicalmente le regole del gioco.

La differenza con le attuali tecniche di riproduzione assistita sarebbe infatti sostanziale. In mancanza di ovuli propri, oggi l’unica alternativa è la fecondazione eterologa, in cui la cellula uovo da fecondare con gli spermatozoi del padre è offerta da una donatrice. Se si potesse ottenere un ovocita in provetta, invece, anche le donne che ne sono prive potrebbero dare alla luce un figlio biologico. E non solo: nulla vieterebbe, almeno in linea teorica, di fare lo stesso a partire da una cellula maschile, offrendo l’opportunità di avere un figlio imparentato con entrambi i genitori anche alle coppie omosessuali.

È questo aspetto, in effetti che ha attirato l’attenzione di Matt Krisiloff, il giovanissimo Ceo di Conception. “Mi interessava cercare di rispondere alla domanda ‘le coppie dello stesso sesso potranno mai avere figli insieme?”, racconta Krisiloff in un articolo apparso su Mit Technology Review, la rivista del Massachusetts Institute of Technology. “Ho pensato che questa fosse la tecnologia più promettente per riuscirci”.

Per arrivare all’obbiettivo, Conception attualmente ha a disposizione 16 scienziati che lavorano a tempo pieno, e circa 20 milioni di dollari di finanziamenti offerti da alcuni dei nomi più noti della Silicon Valley. In teoria l’obbiettivo non è poi così difficile da raggiungere: sostanzialmente, si tratta di prendere una cellula qualunque da una donatrice, farla tornare allo stato di staminale pluripotente, uno stadio in cui può differenziarsi in qualunque tipo di cellula matura dell’organismo, e poi indurla a divenire un ovocita inserendola in un ambiente simile a quello presente all’interno delle ovaie. Nei topi è già stato fatto con successo nel 2016 da due scienziati giapponesi, Katsuhiko Hayashi e Mitinori Saitou, che con i loro esperimenti sono riusciti anche a far maturare gli ovociti, fecondarli, e far nascere una prole feconda e (almeno all’apparenza) sana.

Passare da un topo a un essere umano, però, non è certo banale. E trasformare una cellula maschile (che contiene due cromosomi sessuali, X e Y) in una femminile (che contiene invece due copie del cromosoma X) sarà ancora più difficile. In questo caso poi le ricerche procedono molto più lentamente, per via delle ovvie cautele che si rendono necessarie quando si lavora con ovociti, embrioni e altre cellule coinvolte nella riproduzione umana. L’obbiettivo di Krisiloff comunque è di ottenere un ovocita umano artificiale nel giro di qualche anno. A quel punto inizierebbe la parte veramente difficile: trovare il modo di portare avanti le ricerche fino a fecondare l’ovulo, per verificare che questo dia origine a un embrione funzionante, e permetta di concludere una gravidanza senza indurre difetti genetici nel nascituro. Ricerche del genere oggi sono proibite un po’ ovunque, ma Krisiloff spera che, in caso di risultati positivi, le enormi prospettive offerte da una simile tecnologia aiuteranno a sbloccare velocemente gli indugi delle autorità e i dubbi della comunità scientifica.

Hayashi e Saitou, gli inventori della gametogenesi in vitro, sembrano invece più cauti. “Quando tutti i dubbi tecnologici saranno stati risolti – scrivono i due scienziati in un articolo pubblicato a ottobre sulla rivista Science – sarà cruciale affrontare una discussione approfondita a tutti i livelli della società riguardo all’opportunità di utilizzare ovociti ottenuti con la gametogenesi in vitro per la riproduzione umana, perché una simile applicazione cambierebbe per sempre quel che sappiamo sull’origine degli esseri umani, e sulla stessa continuità della vita”.  

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