rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
Il progetto controverso

Uno scudo nell'atmosfera per riflettere i raggi solari e combattere il Climate Change

Secondo una parte della comunità scientifica internazionale serve un intervento radicale per fermare l'aumento delle temperature del pianeta perché le politiche di riduzione delle emissioni non bastano

Oltre 60 scienziati hanno firmato una lettera aperta per sostenere lo studio di una barriera capace di deviare i raggi solari, una risposta della geoingegneria solare che potrebbe permettere al nostro pianeta di raffreddarsi rapidamente. Secondo i firmatari dell'appello è sempre più lontana la possibilità di trattenere l’incremento della temperatura globale al di sotto dei 2°C con le attuali misure di riduzione delle emissioni e presto l’odierno ritmo di abbassamento della concentrazione del gas serra nell’atmosfera potrebbe non essere più sostenibile.

Per l’ex ricercatore climatico della Nasa, James Hansen, protagonista del lancio dei primi segnali d’allarme sull’innalzamento delle temperature mondiali già negli anni ’80, è necessario iniziare a sperimentare una tecnica di controllo della radiazione solare (Smr), prima che alcuni Paesi siano costretti a metterla in atto senza la sufficiente preparazione. "Dal momento che nel giro di uno o due decenni saremo costretti a prendere in considerazione metodi di questo tipo, sarà fondamentale una solida conoscenza scientifica a livello internazionale perché il tutto funzioni", ha dichiarato Hansen.

Secondo questo gruppo di scienziati, provenienti da Europa, Canada e Usa, esistono alcune soluzioni per favorire un rapido raffreddamento della superficie terrestre, dallo schiarimento delle nuvole per consentire un maggior riflesso dei raggi solari, al controllo delle eruzioni vulcaniche, capaci di oscurare il Sole anche per giorni, fino all’immissione di particelle di aerosol, come ad esempio lo zolfo, nell’atmosfera. Stando all’opinione di questi esperti, sarebbe proprio quest’ultima la soluzione più funzionale, le particelle, irrorate precisamente nella stratosfera, ovvero tra i 15 ed i 50 chilometri d’altezza, sarebbero in grado di deviare gran parte della radiazione solare diretta verso di noi, permettendo alla temperatura del globo di abbassarsi anche di un grado centigrado, un traguardo ambizioso se si considera che si parla della media dell’intero pianeta.

Come riporta The Guardian, queste particelle resterebbero sospese in aria solo temporaneamente, sarebbero necessari continui viaggi aerei finalizzati allo spargimento di nuovo materiale riflettente, ma nell’idea dei firmatari della lettera il tutto potrebbe fornire risultati migliori delle altre opzioni a disposizione. Recentemente il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep) ha pubblicato un rapporto in cui afferma che la tecnica di immissione delle particelle nell’aria "è l’unico approccio noto che potrebbe essere utilizzato per raffreddare la Terra in pochi anni". Nel rapporto si legge come tale soluzione costerebbe decine di miliardi di dollari l’anno per ottenere l’abbassamento di quel grado che potrebbe fare però grande differenza per il futuro.

Tuttavia, nello studio si menziona anche un lungo elenco di potenziali pericoli derivanti dalla messa in atto di questo scudo solare, come ad esempio danni allo strato di ozono, possibili squilibri di potere, con conseguenti conflitti tra Paesi. Un particolare rischio citato dal report delle Nazioni Unite è lo "shock di terminazione", per cui l’eventuale interruzione improvvisa dello spargimento delle particelle nell’aria scatenerebbe un’impennata repentina delle temperature nella stratosfera, registrando un aumento anche di 50°C nel giro di una settimana, con dure conseguenze sulla sottostante troposfera, lo strato di cielo direttamente a contatto con noi.

Numerosi sono gli oppositori di queste misure, almeno 400 scienziati hanno recentemente firmato un documento che richiede il divieto di sperimentazione della geoingegneria solare, già vietata in Messico. La vicedirettrice del Centro di diritto internazionale dell’ambiente, Lili Fuhr, ha dichiarato come questa tecnologia non vada normalizzata quale risposta alle crisi climatiche del nostro tempo, "l’idea che possiamo prendere il controllo del termometro del mondo è stata sfatata decenni fa dalla comunità scientifica…E’ un pensiero molto allettante per le grandi industrie e per i governi, non disposti ad investire subito per cambiare radicalmente un sistema ormai al collasso, ma non è realizzabile", ha precisato Fuhr. Per il direttore esecutivo di Unep, Inger Andersen, non esistono risposte rapide alla crisi climatica, "l’importante è non commettere errori", ha sottolineato nella prefazione del rapporto, precisando di seguito che gli sforzi attuali sono insufficienti, e sempre più all’orizzonte si palesano soluzioni "d’emergenza".         

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Uno scudo nell'atmosfera per riflettere i raggi solari e combattere il Climate Change

Today è in caricamento