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Giovedì, 25 Aprile 2024
Scienze

"Solo operazioni commerciali": i medici attaccano le "nuove" sigarette

In una lettera aperta al ministro Lorenzin, la Società Italiana di Tabaccologia contesta le ultime trovate delle multinazionali: in primis la sigaretta che non brucia il tabacco. "L'unico risultato sarà quello di aumentare il numero di fumatori"

"L'uso di tabacco e nicotina è dannoso, in qualunque forma". E' quello il messaggio che la Società Italiana di Tabaccologia ha inviato in una lettera al ministro Lorenzin e a tutti "i medici e gli operatori della salute". Un messaggio al quale hanno aderito finora tutte le più importanti società scientifiche europee e circa 100 esperti italiani, ricercatori e clinici dei Centri Antifumo.

L'appello parte dalle nuove campagne che vedono da mesi le multinazionali produttrici di sigarette impegnate, in Italia e in Europa, "a far passare l'idea che le nuove forme del consumo di tabacco siano meno pericolose e perciò vadano sostenute con una tassazione bassa". Sono state le proposte avanzate al Global Tobacco and Nicotine Forum tenutosi nei mesi scorsi a Bruxelles e al Workshop della European House-Ambrosetti, a Roma, a preoccupare gli esperti della Società Italiana di Tabaccologia.

Il tabacco si potrà anche scaldare anziché bruciare, potrà essere solo 'svapato'. La cosa certa è che "il fumo di sigaretta è e resterà la prima causa di morte evitabile in Occidente". Ed è proprio questo dato che "non non giustifica l'informazione superficiale sulle alternative cosiddette 'meno dannose'". 

Le multinazionali - ha dichiarato Biagio Tinghino, presidente della Società Italiana di Tabaccologia - non pensano alla riduzione del danno, ma all'aumento dei profitti. Profitti che rischiano di sfuggire se la gente smette di fumare, così le industrie immettono sul mercato forme diverse di consumo, capaci di conquistare le fette di mercato dei giovani e di quanti sarebbero motivati a farla finita con le sigarette.

Sulla base degli studi finora disponibili, la Società Italiana di Tabaccologia si esprime in modo molto prudente anche sulla cosiddetta harm reduction. "Il punto - spiega - è che bisogna distinguere le strategie di cura dalle comunicazioni date alla popolazione generale, ciò che decide lo specialista nel suo ambulatorio da ciò che si può consigliare in modo generico alla gente. I vaporizzatori, noti come sigarette elettroniche, sono generalmente meno dannosi delle sigarette tradizionali e possono costituire un ausilio nelle mani di specialisti, per il trattamento del tabagismo. Ma la questione della loro diffusione generale è ancora controversa, dal momento che il loro uso non ha fatto diminuire, dati alla mano, la prevalenza di fumatori in Italia. E' aumentato invece il fenomeno dei fumatori duali, che usano i vaporizzatori e fumano sigarette".

Secondo uno studio recente pubblicato su The Lancet, "l'unico risultato ad oggi raggiunto dalle sigarette elettroniche è quello di aver ostacolato la decisione di compiere il passo definitivo verso l'astensione. A ciò si aggiunga il fatto che molti giovani che non hanno mai acceso una sigaretta si avvicinano al mondo del tabacco attraverso le sigarette elettroniche, pensando che non facciano poi così male".

Quanto al cosiddetto 'fumo freddo' (attraverso un dispositivo di recente commercializzazione che usa vapori di tabacco) il problema è che il racconto di una sigaretta che non fa male "può trasformarsi in un'altra importante forma di iniziazione. Tutti i prodotti contenenti nicotina inducono dipendenza e rappresentano una via di accesso alle sigarette tradizionali. Se la riduzione del danno può dunque essere una strategia terapeutica (per chi già fuma), non può certo costituire un messaggio commerciale per la popolazione in generale".

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