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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Perché i satelliti Starlink rischiano di cadere: è successo e potrebbe andare ancora peggio

I satelliti, partiti la scorsa settimana, sono andati distrutti a causa di una tempesta solare che ha aumentato la densità dell'atmosfera nella bassa orbita terrestre

Pessime notizie per Starlink, la costellazione di satelliti con cui SpaceX vuole creare un network di internet a banda larga sull'intero pianeta. Lo scorso venerdì il colosso spaziale americano ha infatti lanciato 49 nuovi satelliti, che avrebbero dovuto raggiungere gli oltre 1.900 già in orbita. Ma una tempesta solare ha complicato inaspettatamente le condizioni di lancio, condannando 40 dei 49 nuovi satelliti Starlink ad un rientro inaspettato, che li ha portati a vaporizzarsi nell'atmosfera terrestre, mandando in fumo un investimento da circa 100 milioni di dollari. 

Il problema, spiega la stessa azienda in un comunicato, è nato dal peculiare metodo con cui i satelliti Stalink vengono messi in orbita. Per motivi di sicurezza, infatti, i satelliti vengono rilasciati ad un'altezza di 210 chilometri, e devono compiere autonomamente la risalita che li porterà nella loro orbita finale, a circa 550 chilometri da terra, utilizzando i motori elettrici di cui sono dotati. Questo sistema garantisce che in caso di problemi non rimangano in orbita, trasformandosi in spazzatura spaziale, ma ricadano immancabilmente verso il nostro pianeta. Al contempo, però, li espone anche alle bizze del meteo spaziale: venerdì scorso un aumento della resistenza dell'atmosfera nella bassa orbita terrestre ha infatti impedito a 40 dei 49 satelliti appena lanciati di iniziare le manovre di risalita, costringendoli ad un fatale rientro. 

A causare l'incidente sono state le conseguenze di una potente tempesta solare iniziata lo scorso 30 gennaio: un'eruzione di materia nella fotosfera del Sole che ha spedito in direzione del nostro pianeta una potente ondata di particelle elettromagnetiche. Questo forte vento solare ha la Terra intorno al 2 febbraio, caricando di energia gli strati superiori dell'atmosfera e provocando la risalita di masse di aria più densa dagli strati inferiori. In pratica, la densità dell'atmosfera a 210 chilometri di altezza è cresciuta di colpo del 50%, aumentando di conseguenza la resistenza che questa opponeva al passaggio dei satelliti, fino a impedire le manovre di risalita. 

Per SpaceX la perdita di 40 satelliti, per quanto costosa, non è certo drammatica. Ma l'incidente mette in luce quello che potrebbe rivelarsi un limite importante del progetto Starlink. Per motivi tecnici, la costellazione di satelliti è pensata infatti per operare in un'orbita particolarmente bassa, e questo li espone tutti (anche quelli che hanno già raggiunto la loro destinazione finale) ai capricci dell'atmosfera terrestre. La tempesta solare della scorsa settimana, considerata dagli esperti di media intensità, è stata sufficiente per distruggere 40 satelliti, e c'è chi ritiene che in caso di tempeste di intensità maggiore l'intero progetto potrebbe essere a rischio. Se così fosse, non ci vorrà molto per scoprirlo. 

L'attività solare segue un ciclo di circa 11 anni, in cui oscilla tra periodi di quiete e periodi di iperattività. Al momento il ciclo è diretto verso un massimo solare, cioè il periodo in cui le tempeste solari si faranno più frequenti e più intense, che dovrebbe arrivare più o meno nel 2025. A quel punto, se la costellazione di satelliti di Starlink non sarà in grado di affrontare i cambiamenti di densità nella bassa orbita terrestre, l'intero progetto potrebbe essere destinato a una fine ingloriosa. Con buona pace di Space X e del suo sogno di una banda larga globale. Ma anche per la gioia di parte della comunità scientifica, che accusa il progetto di mettere a rischio il funzionamento di molti telescopi terrestri, causando il sovraffolamento dello spazio attorno al nostro pianeta. 

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