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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cosa sapere

Lo streptococco nei bambini: una guida sui sintomi, gli antibiotici e i tamponi rapidi

Come comportarsi in caso di infezione? Le domande e le risposte dei pediatri

La fine delle restrizioni dovute alla pandemia di covid, con la conseguente ripresa delle normali attività di vita e delle relazioni sociali, hanno fatto crescere i casi di contagi da virus e batteri respiratori in tutte le fasce di età, compresa quella pediatrica. Quest'anno, in particolare, si è registrata una maggiore circolazione di streptococco tra i bambini (più precisamente "streptococco beta emolitico di gruppo A", in sigla Sbea), con una simultanea riduzione, però, sia in Italia sia in Europa, della produzione e distribuzione dell'antibiotico più utilizzato in questi casi, l'amoxicillina. C'è da preoccuparsi? Come comportarsi in caso di infezione? Con l'aumento dei contagi cresce il bisogno di informazione delle famiglie, a partire dall'affidabilità dei test, e poi l'eventuale necessità di altri esami, l'uso degli antibiotici, le allergie e persino i tempi per il ritorno a scuola.

Ecco perché la Società italiana di pediatria (Sip), attraverso il tavolo tecnimco sulle malattie infettive e le vaccinazioni guidato dalla dottoressa Susanna Esposito, ha redatto una guida, con domande e risposte, per consigliare e informare le famiglie, e favorire una maggiore adesione alle linee guida nazionali per un uso appropriato degli antibiotici. Nel dettaglio, lo scopo di questo documento "è fornire ai genitori alcune risposte ai più comuni dubbi in merito allo streptococco beta emolitico di gruppo A". Fermo restando che "il consiglio principale è quello di rivolgersi sempre al pediatra, per evitare un uso inappropriato degli antibiotici e garantire ai bambini i migliori percorsi per la tutela della loro salute sulla base delle evidenze scientifiche", ha detto Annamaria Staiano, presidente della Sip.

Partiamo dalle prime indicazioni fornite dai pediatri, che in primis spiegano come lo streptococco beta emolitico di gruppo A sia responsabile di circa un caso su quattro di faringotonsillite, e interessi principalmente i bambini in età scolare e gli adolescenti, con una prevalenza che va dal 19% al 30% tra i 5 e i 19 anni. La faringotonsillite causata dallo streptococco presenta un decorso benigno, con una risoluzione del quadro clinico entro 3-7 giorni. Tuttavia, in una minoranza di casi, può provocare ascessi peritonsillari, parafaringei o retrofaringei, otite media, sinusite, mastoidite (quest'ultima è un'infezione batterica che generalmente consegue a un'otite media acuta). Esistono poi altre complicanze, come la malattia reumatica e la glomerulonefrite acuta post-streptococcica (la più comune tra le infiammazioni del rene che colpiscono i bambini).

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I tamponi per lo streptococco

E i test per individuare l'infezione? Per quanto riguarda i tamponi, l'attendibilità di quello faringeo dipende dall'adeguatezza della raccolta del campione. Quest'ultimo può essere analizzato mediante un test antigenico rapido, un esame colturale o con un test molecolare. Nella maggior parte dei casi, un esito positivo o negativo al test antigenico rapido è sufficiente per la diagnosi. Non sono invece raccomandati esami ematici (come tasso antistreptolisinico, proteina C reattiva e conta leucocitaria) per la diagnosi di faringotonsillite. Occorre fare il tampone quando indicato dal pediatra, onde evitare diagnosi errate e un utilizzo inappropriato della terapia antibiotica. I pediatri, inoltre, segnalano che una percentuale di bambini, dal 10 al 25%, che risultano positivi al tampone sono in realtà portatori di streptococco beta emolitico A, per i quali non è raccomandato il trattamento antibiotico.

L'uso degli antibiotici

Si può affermare, quindi, che nei pazienti affetti da faringotonsillite da streptococco è raccomandata la terapia antibiotica. Al contrario, se la faringotonsillite non è da streptococco A, la terapia antibiotica non è raccomandata. L'antibiotico consigliato di prima scelta è l'amoxicillina, in caso di allergia a questo farmaco si può optare per i macrolidi (qui per approfondire). Le cefalosporine di seconda e terza generazione non dovrebbero essere raccomandate. Allo stato attuale, sottolineano poi i pediatri, non è possibile stabilire una raccomandazione in merito alla terapia antibiotica delle faringotonsilliti ricorrenti da Sbea dopo un trattamento con amoxicillina. Solo nei casi in cui è programmata la tonsillectomia potrebbe essere tentata, in alternativa, la terapia con amoxicillina-acido clavulanico o con clindamicina.

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Quando tornare a scuola?

La ripresa scolastica in caso di faringotonsillite streptococcica può avvenire a distanza di almeno 24 ore dall'inizio della terapia antibiotica e non richiede né il certificato medico né la documentazione del tampone negativo. Infine, come principali misure di prevenzione, i pediatri consigliano un'adeguata igiene delle mani, una buona aerazione degli ambienti interni e l'eliminazione di possibili comportamenti promiscui come condividere utensili, bicchieri e oggetti personali.
 

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