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Venerdì, 29 Marzo 2024
Sviluppo cognitivo

Il senso dell’umorismo nasce intorno al primo mese di vita

Una nuova ricerca inglese ricostruisce lo sviluppo dell’umorismo nei neonati, dalla sua comparsa, attorno al primo mese di vita, fino ai quattro anni, quando grazie al linguaggio iniziamo ad apprezzare parolacce e dispetti

Quando nasce, e come evolve l’umorismo nella vita di un bambino? Un tema all’apparenza banale, vista l’importanza che la capacità di ridere e scherzare riveste lungo tutta la nostra vita, ma di cui in realtà fino ad oggi si conosceva ancora pochissimo. Un team di ricercatori dell’Università di Bristol ha deciso di indagare la questione, e i loro risultati, pubblicati sulla rivista Behavior Research Methods, aiutano finalmente a mappare lo sviluppo del senso dell’umorismo nei primi anni di vita dei bambini, dalla sua comparsa più precoce, intorno al primo mese di vita, fino ai quattro anni di età, quando lo sviluppo del linguaggio lo rende più simile a quello che li accompagnerà anche nella vita adulta.

La ricerca ha coinvolto circa 700 bambini di età compresa tra gli 0 e i 4 anni, residenti negli Usa, nel Regno Unito, in Canada e Australia. Ai genitori dei piccoli è stato chiesto di rispondere a un questionario pensato per identificare la presenza del senso dell’umorismo nei comportamenti quotidiani dei bambini, e per caratterizzare quale tipo di humor fossero in grado di apprezzare e produrre autonomamente.

Dalle risposte è emerso che nei bambini più precoci la comparsa del senso dell’umorismo avviene attorno al primo mese di vita. A due mesi, più o meno il 50% dei neonati sembra capace di apprezzare scherzi e atteggiamenti buffi da parte degli adulti, e intorno all’undicesimo mese di vita il 50% dei piccoli ha iniziato a fare “dell’umorismo” in prima persona. Il tipo di umorismo che i bambini sono in grado di comprendere e mettere in atto, ovviamente, cambia nel corso dei mesi e degli anni.

Nel primo anno di vita, i bambini si divertono principalmente con forme di umorismo uditivo, visuale o fisico: il classico bubu settete, il solletico, adulti che imitano voci buffe. Dal primo anno iniziano invece a divertirsi con comportamenti pensati per indurre una reazione nell’interlocutore, che siano prese in giro, tentativi di spaventare il prossimo, imitazioni di oggetti o animali. A due anni il linguaggio inizia a fare la sua comparsa, e si ride sentendo parole prive di senso o  invertendo concetti noti (dichiarando ad esempio che un cane fa “mu” e una mucca fa “bau”). Iniziano inoltre ad apparire le prime forme di aggressività, con scherzi “violenti”, come spintoni o lanci di oggetti.

Dai tre anni, infine, l’umorismo inizia ad essere basato sulla violazione delle norme sociali. I bambini a questa età iniziano a trovare divertenti le parolacce, a fare dispetti, scherzetti e birichinate, che continueranno a divertirli lungo tutta l’infanzia.

“I nostri risultati rivelano quanto la comparsa dell’umorismo sia un processo complesso e graduale durante i primi quattro anni di vita dei bambini”, spiega Elena Hoicka, professoressa di pedagogia dell’Università di Bristol e coordinatrice della ricerca. “Vista l’universalità e l’importanza che riveste l’umorismo in tantissimi aspetti della vita dei bambini e degli adulti, è fondamentale sviluppare degli strumenti con cui studiarne lo sviluppo. Non solo per conoscere più a fondo la genesi di questa capacità, ma anche per comprendere in che modo aiuta lo sviluppo delle capacità cognitive nei bambini, e quale impatto ha sulla loro socialità e sulla loro salute mentale”.

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