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Venerdì, 19 Aprile 2024
La ricerca anti cancro

A che punto siamo col vaccino universale contro i tumori

Un nuovo approccio appena presentato su Nature sembra in grado di spingere il sistema immunitario ad attaccare le cellule tumorali, indipendente dal tipo di neoplasia o dal paziente che ne soffre

La lotta al cancro potrebbe presto avere una nuova arma nel suo arsenale. Al Dana Faber Cancer Institute di Boston e alla Harvard University si lavora infatti per realizzare un nuovo tipo di vaccino anticancro universale, capace di scatenare le difese del nostro organismo contro ogni tipo di cellula tumorale, ed efficace in ogni paziente, senza bisogno di costose personalizzazioni della terapia. I primi risultati di questo nuovo approccio sono appena stati presentati su Nature, e per quanto preliminari, gli autori dello studio li ritengono estremamente incoraggianti: un trial clinico con pazienti umani – assicurano – è già in cantiere, e potrebbe iniziare già nei prossimi mesi.

Quando si parla di vaccini anticancro ci si riferisce a una strategia terapeutica (e non preventiva come nei vaccini tradizionali, almeno per il momento) che consiste nell’indurre la produzione di anticorpi indirizzati a colpire gli antigeni presenti sulle cellule neoplastiche, in modo da sfruttare il sistema immunitario per distruggerle. Sulla carta, si tratta di un approccio vantaggioso, privo di effetti collaterali e anche relativamente economico se si riuscisse a sviluppare un vaccino anticancro efficace su qualunque paziente. Due problemi ne hanno però frenato lo sviluppo negli ultimi decenni.

Gli antigeni tumorali possono infatti variare notevolmente da tumore a tumore, e da paziente a paziente, rendendo difficile la creazione di un vaccino universale, efficace su ogni tipo di neoplasia e indipendentemente dalla persona che ne soffre. Quando le cellule del nostro corpo si tramutano in cellule tumorali attivano inoltre una serie di meccanismi molecolari volti a impedire l’azione del sistema immunitario, e in particolare dei linfociti T e dei linfociti Nk (Natural Killer), che di norma hanno il compito di eliminare ogni cellula che sviluppa mutazioni pericolose nel proprio Dna. Attivare la risposta del sistema immunitario contro i tumori, quindi, si rivela spesso molto più complicato del previsto.

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Il nuovo vaccino che arriva dai laboratori di Boston è pensato però per superare entrambi i problemi. Il suo bersaglio sono due proteine chiamate MICA e MICB, che vengono prodotte da tutte le cellule quando il loro materiale genetico risulta danneggiato, per segnalare al sistema immunitario che è meglio eliminarle per evitare guai più gravi (come appunto lo sviluppo di un tumore). Di norma, le cellule tumorali sono in grado di eliminare queste proteine, evitando le attenzioni dei linfociti T e Nk. I ricercatori americani hanno però scelto come antigene una porzione delle due proteine definita dominio alfa 3, fondamentale perché le cellule tumorali riescano a eliminare MICA e MICB dalla loro membrana. Una scelta non casuale, perché in passato era stato dimostrato che la presenza di anticorpi indirizzati a riconoscere il dominio alfa 3 è correlata a una minore capacità delle cellule tumorali di sfuggire ai linfociti T e Nk.

Sperimentato su modelli animali, il vaccino si è dimostrato sicuro ed estremamente efficace, sia nei confronti di tumori metastatici che di neoplasie resistenti ad altri trattamenti. Risultati estremamente positivi, insomma. Anche se passare da un topo ad un essere umano è chiaramente un processo lungo, e complesso, i ricercatori assicurano che è già in fase di programmazione una sperimentazione su pazienti oncologici. I tempi potrebbero rivelarsi più o meno lunghi, e non è detto che alla prova dei fatti il nuovo vaccino si rivelerà efficace come sperato. Ma si tratta comunque di una nuova strategia estremamente promettente, che potrebbe indicare anche ad altri gruppi di ricerca la strada da seguire per arrivare a sviluppare un vaccino anticancro universale realmente efficace.

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