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Giovedì, 25 Aprile 2024
Invecchiamento e cervello

La velocità mentale non declina con l’età

Si riteneva che diminuisse gradualmente a partire dai 20 anni. Secondo un nuovo studio tedesco, invece, la velocità con cui il cervello raccoglie ed elabora le informazioni rimane stabile fino ai 60 anni

Trovare risposte e soluzioni in pochi attimi dipende dalla velocità mentale. Una caratteristica che si riteneva appannaggio dei più giovani, e che invece non sembra legata all’età, se non in termini di impulsività e inesperienza. Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature Human Behaviour smentisce infatti la convinzione – estremamente radicata anche in ambito scientifico – che la velocità con cui il cervello processa le informazioni declini stabilmente nell’arco della vita. Tutt’altro: il calo della velocità mentale non inizierebbe infatti prima dei 60 anni, e se invecchiando si impiega tempo a prendere una decisione è principalmente perché si valutano con più cautela le diverse alternative disponibili.

La ricerca arriva dall’Università di Heidelberg, e ha analizzato i dati raccolti da un esperimento online a cui hanno partecipato oltre un milione di persone, sottoponendosi ad un test in cui dovevano premere un tasto per raggruppare delle fotografie in base a concetti come “bianco” o “nero”, o “buono” e “cattivo”. Un task che, nello studio originale, serviva a indagare i pregiudizi impliciti di cui è vittima il nostro cervello. Ma che una volta riesaminati dagli autori della nuova ricerca, hanno fornito l’opportunità per misurare i tempi di risposta del cervello di fronte a un semplice esercizio mentale.

Le ricerche svolte in passato avevano stabilito che la velocità con cui il cervello acquisisce e processa le informazioni su cui basiamo le nostre decisioni raggiunge un picco intorno ai 20 anni, per poi diminuire stabilmente lungo tutto il resto della vita. Guardando ai tempi di risposta in termini assoluti, anche i dati analizzati dai ricercatori tedeschi sembravano, effettivamente, andare in questa direzione: più aumentava l’età, più i partecipanti impiegavano tempo per portare a termine il compito assegnatogli.

Grazie a un modello statistico, i ricercatori sono però riusciti a scorporare i tempi di risposta, in modo da comprendere quanto tempo veniva utilizzato per completare la parte motoria dell’esperimento – cioè per premere fisicamente il tasto del computer – quanta per raccogliere informazioni su cui basare la decisione, quanto per valutarle e trovare la soluzione migliore. Così analizzati, i dati hanno fornito un’immagine molto diversa della situazione: a partire dai 20 anni, infatti, aumentano i tempi di reazione motori – come è noto, i giovani hanno riflessi più rapidi degli anziani – e il tempo dedicato a valutare le informazioni disponibili, ma parlando di raccolta ed elaborazione delle informazioni, la velocità mentale rimane sostanzialmente la stessa fino ai 60 anni di età.

“È convinzione diffusa che invecchiando si diventi più lenti a rispondere agli stimoli esterni – commenta Mischa von Krause, psicologo di Heidelberg che ha partecipato allo studio – noi pensiamo che non sia così, ma che le persone più anziane sembrino più lente perché sono più caute, e si concentrano maggiormente sull’evitare errori. Sembra quindi che nel corso della nostra vita – e in particolare negli anni in cui tipicamente si lavora – non dobbiamo temere nessun calo della nostra velocità mentale”.

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