Come sarà la scuola da settembre: la didattica a distanza non è la soluzione di tutti i problemi
Per l'anno scolastico 2020-2021 sono ancora tutte da studiare soluzioni flessibili, diverse in base alle varie fasce d'età degli studenti. La didattica a distanza non può essere la soluzione di tutti i problemi. Lo stare nella stessa classe, il condividere le giornate con i coetanei e con i docenti è e resterà la base per aprirsi al mondo
Siamo nel campo delle proposte, delle idee, delle valutazioni. La "didattica mista", con metà alunni a scuola e metà collegati da casa, e con una alternanza nella settimana dei ragazzi che vanno in classe, è solo "una proposta, non sono decisioni già prese o imposte, sono "elementi di dibattito". Dopo le critiche alla modalità di avvio dell'anno scolastico 2020-2021 che aveva illustrato, ieri è arrivata la precisazione della ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina, che oggi torna sull'argomento. L' idea è alternare la presenza a scuola degli alunni è "un' ipotesi che riguarda i ragazzi più grandi, una fascia di età che non metterebbe in difficoltà le famiglie. Sulle tecnologie, abbiamo già investito 165 milioni di euro per la didattica a distanza, ora stiamo facendo una ricognizione per capire dove intervenire ancora. In 2 mesi abbiamo accelerato su digitale ed edilizia" dice Azzolina, in un'intervista al "Fatto".
Per i più piccoli "dovremo immaginare altri spazi oltre quelli tradizionali: la scuola potrà aprirsi al territorio. Sfruttare parchi, ville, teatri, spazi di associazioni e realtà che collaborano già con le scuole. Non significherà perdere di vista gli obiettivi educativi, ma andare oltre il perimetro degli edifici e immaginare una scuola nuova. Al Miur, un gruppo di altissimo livello guidato dal professor Patrizio Bianchi si sta riunendo notte e giorno e avremo a breve le prime proposte, modulate sulle diverse fasce di età e sulle specificità dei territori. Stiamo immaginando non solo come uscire dalla crisi ma anche come costruire una scuola migliore". La ministra ricorda che "tanti tra chi oggi fa polemica sulla scuola, fino a poco tempo fa se ne disinteressavano. Altri sono autori materiali dei tagli lineari che hanno squassato il sistema. Ora servono onestà e collaborazione: cavalcare il malcontento è facile, meno mettere insieme il puzzle di decisioni che porterà a settembre".
Il dibattito è vivace e indispensabile. Il ministro dell'Università e della Ricerca Gaetano Manfredi nelle scorse ore aveva detto: "La ministra Azzolina non ha bisogno dei miei consigli e sta affrontando un problema estremamente difficile perché per me è più facile avere da fare con degli studenti che sono più grandi, che sono anche più attrezzati. Credo ci dovremo abituare per la ripresa a settembre a una certa rotazione dei ragazzi. Ci vuole un po' di sacrificio da parte di tutti e credo che - ha sottolineato - vanno privilegiati soprattutto i più piccoli, quelli che hanno più bisogno di avere un contatto diretto con la scuola, con un insegnante, e cercare di alleggerire la pressioni con quelli più adulti maggiormente in grado di potersi di potersi gestire a distanza".
Per l'anno scolastico 2020-2021 sono ancora tutte da studiare soluzioni flessibili, diverse in base alle varie fasce d'età degli studenti, alle strutture scolastiche e anche alla specificità delle diverse realtà territoriali. Ma il primo test vero saranno gli esami di maturità tra un mese. I presidi chiedono specifici protocolli di sicurezza "inerenti gli strumenti, le procedure e le connesse responsabilità". Ci sono 4 mesi di tempo per immaginare la scuola del futuro: non c'è tempo da perdere. Le difficoltà da affrontare sono tante: i problemi di intere aree geografiche senza connessione decente per la didattica a distanza, la non omogenea presenza di tablet e computer, gli investimenti da fare al più presto per l'edilizia scolastica. Tutte criticità che aumentano e aumenteranno sempre più discriminazioni e divari che già esistevano nella società: con tutte le cautele e le misure necessarie per la sicurezza dei bambini, del personale scolastico e delle famiglie, bisognerà trovare la ricetta giusta per non lasciare indietro nessuno. La didattica a distanza in molti casi non sta funzionando, è doveroso sottolinearlo. Lo stare nella stessa classe, il condividere le giornate con i coetanei e con i docenti è e resterà la base per aprirsi al mondo. La tecnologia può arricchire la didattica, ma l’accesso allo spazio democratico della scuola è una garanzia fondamentale per "creare inclusione e cittadinanza".