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Giovedì, 28 Marzo 2024
Scuola

Scuola, cosa succede se un alunno o un prof è positivo al coronavirus

Ecco come, secondo le linee guida redatte da Iss ed esperti, si dovrà procedere a partire dal 14 settembre in caso di contagi tra i banchi

Lunedì 14 settembre è previsto il rientro in classe di milioni di alunni in tutta Italia, anche se ci sono già alcune regioni che hanno deciso o annunciato di voler rimandare la ripartenza: in Puglia, Calabria e Sardegna si tornerà in classe il 24 settembre. E anche il governatore della Campania Vincenzo De Luca e quello dell'Abruzzo Marco Marsilio stanno pensando di rinviare l'apertura dell'anno a dopo il referendum del 20 e 21 settembre. Mancano ancora certezze sulle mascherine e sui mezzi di trasporto pubblico, e c'è un allarme "cattedre vuote" in alcuni regioni: i presidi potrebbero trovarsi senza collaboratori scolastici e gli alunni senza prof. Non solo, infatti, è rimasta vuota una parte delle cattedre per le quali era prevista l’assunzione di 85mila insegnanti, ma ai presidi stanno arrivando le lettere dei docenti che chiedono di poter essere esonerati dal servizio perché "lavoratori fragili" (qui i dettagli).

Coronavirus e rientro a scuola: cosa succede se un alunno o un prof è positivo

Al di là di questi nodi ancora da sciogliere, con il rientro a scuola cosa succede se un alunno o un insegnante è positivo al coronavirus? Per garantire la sicurezza ed evitare contagi o nuovi focolai di Covid-19, l'Istituto superiore della Sanità, ministero della Salute, Miur, Inail, Fondazione Bruno Kessler e le Regioni Veneto ed Emilia-Romagna hanno messo a punto il rapporto "Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di Sars-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell'infanzia".

Il documento è stato poi approvato dalle Regioni. Ecco dunque cosa succede se un bambino o un insegnante risultano positivi e quali saranno le disposizioni per garantire il proseguimento delle lezioni e la sicurezza di compagni e dell'intero istituto scolastico. In primis, alle scuole e ai servizi educativi dell'infanzia viene raccomandato di identificare dei referenti scolastici che faranno da raccordo tra la scuola e l’Asl di riferimento. Queste figure verrenno formate sulle procedure da seguire. Al referente saranno segnalati i casi di alunni sintomatici. Inoltre, il suo compito sarà quello di controllare eventuali "assenze elevate" (sopra al 40%) di studenti in una singola classe.

E chi controlla la febbre dei bambini? Saranno le famiglie ad occuparsene: il documento prevede infatti "il controllo della temperatura corporea del bambino a casa ogni giorno prima di recarsi a scuola". Alcune scuole hanno predisposto dei termoscanner all'ingresso degli istituti: anche in questo caso i genitori devono controllare la temperatura corporea dell'alunno prima dell'uscita da casa (c'è da tener conto, infatti, del tragitto casa-scuola, durante il quale lo studente potrebbe trovarsi a contatto con altre persone). Se si sospetta che un alunno sia positivo, le raccomandazioni prevedono che venga isolato in un'area apposita e sia assistito da un adulto che indossi una mascherina chirurgica. Subito vengono avvertiti i genitori che, una volta riportato a casa (si indica il più breve tempo possibile) il figlio, devono contattare il pediatra di libera scelta o il medico di famiglia. E a questo punto sarà il medico di famiglia a decidere se è necessario contattare il Dipartimento di prevenzione per l'esecuzione di un tampone.

Cosa succede se il tampone è positivo?

Se il test è positivo bisognerà individuare i contatti e valutare le misure più appropriate da adottare: quando necessario, verrà disposta la quarantena per i compagni di classe, gli insegnanti e gli altri soggetti che rientrano nella definizione di "contatto stretto". Non basterà un singolo caso per chiudere la scuola. La Asl valuterà di prescrivere la quarantena a tutti gli studenti della stessa classe e agli eventuali operatori scolastici esposti che si configurino come contatti stretti nelle ultime 48 ore. La chiusura della scuola povrà essere valutata in base al numero di casi confermati e di eventuali focolai e in base al "livello di circolazione del virus all'interno della comunità". Si potrà prevedere l'invio di unità mobili per l'esecuzione di test diagnostici.

E cosa succede, invece, se è un professore o un collaboratore scolastico ad avere sintomi? Per gli operatori scolastici e gli insegnanti si prevede che nel caso di sintomi vengano allontanati dall'istituto per rientrare al proprio domicilio e contattare il medico curante. Per chi lavora a scuola è già stata avviata la somministrazione, su base volontaria, dei test effettuati dal medico di famiglia.

Resta confermato, almeno finora, l’obbligo della mascherina (per gli alunni sopra i sei anni) quando si starà negli spazi comuni e anche quando si è seduti al banco dove non è possibile il distanziamento di un metro. Sul tema, molto dibattuto, ci dovrà essere un nuovo intervento del Comitato tecnico scientifico. 

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