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Giovedì, 25 Aprile 2024
L'anno scolastico più difficile

Scuole chiuse, Dad per 8 studenti su 10 da lunedì: le differenze tra Nord e Sud e tra zona rossa e arancione

Le restrizioni in vigore dopo il varo del nuovo decreto lasciano a casa il 95% degli studenti al nord e meno di due su tre nel mezzogiorno. Al centro ci si attesta sulla media nazionale. 6,9 milioni di studenti dal 15 marzo saranno costretti a seguire le lezioni a distanza

Sempre più studenti "costretti" alla didattica a distanza da domani. 6,9 milioni di studenti da lunedì 15 marzo saranno costretti a seguire le lezioni in DAD: otto su dieci (81%) degli 8,5 milioni di alunni iscritti nelle scuole statali e paritarie. La scorsa settimana erano 5,7 milioni. Saranno quindi ulteriori 1,2 milioni gli alunni che dovranno rimanere a casa. "Non è accettabile che i centri commerciali siano rimasti aperti e le scuole chiuse. I bambini devono essere in cima a tutto, così avevano promesso e invece è l'ultimo dei loro pensieri". Torna in piazza a Torino la protesta contro la didattica a distanza.

Scuola, le differenze tra zona rossa e zona arancione

In zona rossa è sospesa la didattica in presenza in tutte le scuole, dai nidi alle superiori. Resta la possibilità di andare in classe per gli alunni disabili o che hanno bisogni educativi speciali e per tutti gli studenti che prendono parte a dei laboratori.

In zona arancione, Salvo diversa indicazione dei governatori, le scuole possono restare aperte. Ogni istituto superiore garantisce la presenza in classe del 50-75% degli studenti. I governatori regionali delle zone che sono ancora in arancione potranno decidere la sospensione delle attività in presenza dove vi siano più di 250 contagi settimanali ogni 100mila abitanti.

Scuola, quanti studenti sono in Dad da lunedì 15 marzo?

L'incremento è concentrato soprattutto in tre Regioni: Lazio, Veneto e Piemonte. Il quadro non è affatto omogeneo sul territorio: le restrizioni in vigore dopo il varo del nuovo decreto lasciano a casa il 95% degli studenti del nord e meno di due su tre nel mezzogiorno. Al centro ci si attesta sulla media nazionale di 8 su 10. L'elaborazione la fornisce la rivista specializzata Tuttoscuola.

Nello specifico dovrebbero essere dunque 6 milioni e 875mila (otto su 10) gli alunni di scuole statali e paritarie costretti a seguire le lezioni a distanza su un totale di 8milioni e 506mila. In 16 Regioni su 20 da domani saranno chiuse quasi tutte le scuole. I dati comprendono anche oltre un milione di bambini di scuola dell'infanzia esclusi dalle attività educative in presenza a scuola. Nel calcolo si tiene conto della chiusura totale delle scuole in alcuni comuni delle regioni (es. Sicilia, Toscana, Umbria) che sono in zona arancione.

Le regioni più interessate da questa chiusura totale e con quantità notevoli di ragazzi a casa sono la Lombardia con 1.401.813 alunni in DAD, la Campania con 944.993, il Lazio con 821.329, il Veneto con 680.096, l'Emilia Romagna con 620.423, la Puglia con 585.344, il Piemonte con 573.231. Si salvano da questa chiusura totale la Sicilia con 613.691 alunni a scuola, la Val d'Aosta con 15.552 in presenza e la Sardegna con 169.172 alunni; momentaneamente si salva anche la Calabria (dopo un ricorso al Tar) con 233.209.

Ma la situazione potrebbe modificarsi ulteriormente. I numeri  potrebbero aumentare se i governatori regionali delle zone che sono ancora in arancione disporranno la sospensione delle attività in presenza dove vi siano più di 250 contagi settimanali ogni 100mila abitanti (in quel caso si arriverebbe a 9 alunni su 10 in Dad). Per ora Toscana e Liguria, pur avendo un indice superiore già dalla scorsa settimana, mantengono più della metà degli studenti in classe. Complessivamente vi saranno 1,6 milioni (19%) di alunni in presenza a scuola e 6,9 (81%) in DAD, con la consueta alternanza del 50% (o fino al 75%) per gli studenti delle superiori nelle poche regioni in cui è consentito.

Con riferimento ai diversi settori scolastici, seguiranno le attività didattiche a scuola 372.743 bambini delle scuole dell'infanzia (il 26,8%), 575.915 alunni della primaria (il 22,1%), 365.721 alunni della scuola secondaria di I grado (il 21,3%) e parzialmente in alternanza al 50% 298.156 studenti delle superiori (il 10,7%).

L'appello: "Preservare il valore insostituibile della scuola in presenza"

Molti sindaci, da nord a sud, esprimono preoccupazione per la sospensione delle attività in presenza nelle scuole, soprattutto nelle scuole dell'infanzia e nei servizi educativi alla prima infanzia. Nel corso di quest'ultimo anno sono stati fatti grandi sforzi e investimenti, da parte delle pubbliche amministrazioni e degli altri soggetti gestori, per realizzare elevate condizioni di sicurezza e non ridurre le risposte ai bisogni degli studenti e delle famiglie preservando il più possibile il sistema scolastico.

E' stato accertato come i focolai spesso partano al di fuori degli edifici dei servizi educativi, non dentro. Preservare quindi il valore insostituibile della scuola che solo in presenza può realizzarsi come comunità educante e come luogo di crescita, e chiedere che le attività in presenza dei servizi educativi e delle scuole siano le ultime ad essere sospese: un appello comprensibile, che giunge da più parti. E mettere più al centro i bambini, i ragazzi e gli studenti, tenendo presente anche le necessità delle loro famiglie.

L'epidemiologa Gandini: "La scuola è uno dei luoghi più sicuri"

Intervistata oggi da Sky TG24 l'epidemiologa Sara Gandini, citando uno studio condotto in Georgia, ha dichiarato: "Durante la seconda ondata del Covid-19, tra settembre e dicembre 2020, la positività tra gli studenti era circa al 39% in meno rispetto alla popolazione generale. I contagi avvengono di più da adulto ad adulto, da insegnante ad insegnante". Riguardo la variante inglese ha aggiunto: "È vero che si trasmette con più facilità , ma in maniera simile in tutte le fasce di età” e non soltanto tra i più giovani. Per l'epidemiologa "la scuola non è sicura al 100% perché nessun posto lo è, ma è uno dei luoghi più sicuri" e che "le chiusure hanno delle conseguenze, dei risvolti psicologici" dimostrati anche da diversi studi scientifici.

"Non è accettabile che i centri commerciali siano rimasti aperti e le scuole chiuse"

"Non è accettabile che i centri commerciali siano rimasti aperti e le scuole chiuse. I bambini devono essere in cima a tutto, così avevano promesso e invece è l'ultimo dei loro pensieri". Torna in piazza a Torino la protesta contro la didattica a distanza. Oltre un migliaio di persone si sono ritrovate in piazza Castello per la manifestazione organizzata da 'Priorità alla scuola', l'associazione che ormai da un anno protesta contro la dad. In piazza con genitori, insegnanti e bambini anche Maia, la studentessa 16enne del liceo Gioberti simbolo della protesta con Anita e Lisa, che domani - nonostante la zona rossa - riprenderanno a seguire da piazza Castello le lezioni online.

"Giù le mani dalla scuola" è lo slogan scandito a gran voce dai manifestanti. "La pessima politica chiude le scuole e riempie i centri commerciali", "Un anno di pandemia, una sola certezza: scuola in Italia prima a chiudere", si legge sui manifesti esposti nella piazza gremita e con poco distanziamento sociale. "La scuola è libertà e partecipazione è un bene di prima necessità".

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