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Venerdì, 29 Marzo 2024
Scuola

Che cos'è il valore legale della laurea e perché Salvini ne propone la riforma

Negli anni i progetti di legge per togliere valore legale alla laurea non sono mancati e ce ne sono anche dei 5 Stelle. Ora se ne torna a parlare: ecco cosa succederebbe nel caso di una sua riforma organica

Il valore legale della laurea fa sì che ogni titolo di studio conferito da una qualsiasi delle ottanta università italiane abbia lo stesso peso nel mercato degli impieghi pubblici. Fa quindi discutere l'ipotesi ventilata dal vicepremier Matteo Salvini di mettere mano alla riforma della scuola e dell'università abolendo la laurea come requisito fondamentale per accedere a concorsi pubblici.

"Negli ultimi anni la scuola e l'università sono stati serbatoi elettorali e sindacali - spiegava domenica il ministro dell'Interno alla scuola politica della Lega a Milano. A stretto giro oggi è arrivata la risposta del ministro dell'Istruzione Marco Bussetti. che rimanda la discussione ad un "vedremo".

"Negli anni i progetti di legge per togliere valore legale alla laurea non sono mancati, e ce ne sono anche dei 5 Stelle" ma - spiega Bussetti - adesso le priorità sono altre: non una riforma complessiva della scuola, ma "delle modifiche che creino maggiore semplicità, certezze e percorsi giusti e mirati per arrivare ad ottenere quello di cui la scuola ha bisogno e per il bene degli studenti".

La riforma del valore legale della laurea

Con l’attuale sistema un laureato, uscito col massimo dei voti da un corso di studio non altamente selettivo, ha più possibilità di vincere un concorso pubblico rispetto a un collega che - passato attraverso un percorso di studio ad alta selettività - ha ottenuto un voto di laurea inferiore.

La riforma vorrebbe disinnescare l'appiattimento meritocratico premiando i laureati in base all’università di provenienza grazie ad un ranking degli istituti.  Punto focale diventa allora la concorrenza che gli atenei sarebbero costretti a farsi fra loro, migliorandosi e investendo soprattutto in risorse umane.

Compito dello Stato dovrebbe essere dunque quello di stilare una graduatoria delle università migliori in modo che quando proprio e soprattutto lo Stato ha bisogno di personale per le sue amministrazioni, possa attingere, non sulla base del voto conseguito, che finora ha messo sullo stesso piano tutti i candidati con i rispettivi atenei, ma in relazione alla università di provenienza.

Concorrenza per ottenere il ranking più favorevole da parte delle agenzie di valutazione e che potrebbe pure determinare l’ammontare delle risorse da assegnare a ciascuna università per pagare meglio i propri insegnanti.

Il rischio dell'eventuale abolizione del valore legale del titolo di studio si avrebbe con la creazione di università di serie A, B, C oltre all’aumento esponenziale delle tasse in quegli atenei ritenuti migliori lasciando ai ceti più abbienti la possibilità di frequentare gli atenei migliori e poter far carriera nel pubblico come nel privato. 

Sempre più laureati in settori dove non c'è occupazione 

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