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Sabato, 20 Aprile 2024
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Bitcoin, blockchain e criptovalute: vi spieghiamo cosa sono e come funzionano

In Umbria nasce la prima borsa italiana di criptovalute

Vi dice niente la parola Bitcoin? Ormai dovreste averne sentito parlare e, se da un lato vi intriga l’idea di criptovalute digitali, dall’altro, al vostro primo approccio con l’argomento vi sarete sicuramente scontrati con termini troppo tecnici per essere compresi al volo.

Ebbene, se è questo che vi ha bloccato, facendovi pensare che le criptovalute non fanno per voi, allora sappiate che l’argomento è ostico solo in apparenza e, in soccorso, arriva Cryptosmart, il primo exchange per asset digitali 100% italiano: sicuro e facile da utilizzare.

Ma andiamo con ordine. Proviamo a capire di cosa si parla, ma soprattutto diamo una sbirciata alla pratica per comprendere meglio come approcciarsi a questo nuovo mondo.

In origine fu il Bitcoin: un’idea semplice quanto innovativa

Lo sapevate, ad esempio, che Bitcoin, la prima criptovaluta in assoluto, è nata nel 2009 da un inventore anonimo, oggi noto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto? La sua idea era innovativa: creare una nuova moneta virtuale, alternativa alle valute note, che fosse riconosciuta a livello globale, ma che non richiedesse un’autorità centrale per controllarne le transazioni.

L’idea, come sappiamo, prese piede, tanto che criptovalute alternative al Bitcoin spuntarono presto come funghi, arrivando oggi a contare oltre 30 diversi protocolli simili o derivati dal capostipite: sono le cosiddette Altcoin (Alternative Coin).

Blockchain: tecnologia innovativa al servizio della sicurezza

Ma qual è il vantaggio di una criptovaluta? Per capirlo bisogna comprendere prima il concetto di tecnologia blockchain che permette di creare una sorta di registro unico digitale delle transazioni fatte con criptovaluta, aperto e condiviso a livello globale.

La condivisione è la chiave per la sicurezza: fa sì, infatti, che i singoli blocchi (block) di informazioni di cui è composto il sistema siano collegati tra loro in un’unica catena (chain) che li rende immodificabili. È dunque il sistema stesso a garantire l’autenticità dei dati immessi, proprio perché immutabili e sotto gli occhi di tutti. Questo consente al sistema di non dover sottostare ad alcuna autorità garante esterna o interna e, al contempo, rende perfettamente sicura l’intera catena, che non potrà essere soggetta ad attacchi o modifiche.

E, lo sappiamo, quando si parla di denaro, reale o virtuale che sia, la sicurezza delle transazioni è un punto inderogabile.

Rischio ambientale e lotta ai comportamenti illegali

Eppure, se le potenzialità della sicurezza insita nelle criptovalute sono enormi, in termini di pagamenti, transazioni, compravendita e anonimato totale dei proprietari, non mancano però alcuni rischi.

Il primo e forse più evidente problema, derivato dall’avvento delle nuove valute digitali, è di tipo ambientale. Produrre e far convalidare le criptovalute da tutto il sistema, infatti, richiede una potenza di elaborazione di rete enorme. Significa utilizzare una quantità colossale di server costantemente attivi, una struttura di raffreddamento delle macchine che compensi l’immane quantità di calore generato da queste e, di conseguenza, una spesa altrettanto imponente in termini energetici di elettricità. Basti solo pensare che una singola transazione in Bitcoin oggi consuma quanto più di un milione di pagamenti fatti con carta di credito.

La vera domanda, dunque, è la seguente: il gioco vale la candela?

La risposta la stanno, poco per volta, dando i progettatori del vari protocolli blockchain che stanno lavorando per rendere il processo di validazione delle transazioni più sostenibile e i diversi Stati del mondo, con leggi e decreti che tentano di regolamentare il fenomeno nei modi più disparati. Dal Giappone, che ha già riconosciuto al Bitcoin corso legale, tanto da poter essere usato legalmente al posto della valuta locale, all’Australia, che si preoccupa, invece, di arginare le possibili conseguenze in termini di riciclaggio di denaro o evasione fiscale legate alle criptovalute, rischi derivati proprio dall’anonimato garantito dal sistema ai proprietari di criptovalute.

La prima borsa italiana di criptovalute e asset digitali

Rischi a parte, vere e proprie borse di cambio e transazione dedicate alle criptovalute e agli asset digitali sono sorte in tutto il globo. E l’Italia non è da meno, essendo stata creata anche qui la prima borsa in grado di garantire un accesso sicuro a chiunque voglia avvicinarsi a questo mondo.

La piattaforma, creata in Umbria, si chiama Cryptosmart e si propone come alternativa indipendente e a basso costo rispetto alle borse virtuali con sede all’estero.

Oltre al servizio di exchange, che permette di comprare, vendere e depositare criptovalute o altri beni digitali senza intermediari e in totale autonomia, il wallet digitale di Cryptosmart riesce a coprire tutte le possibili necessità di investimento e transazioni effettuabili con diverse criptovalute. Il prezioso supporto 7/7 h24 di un team di assistenza, pronto a fornire tutte le risposte tempestive di cui l’utente necessita e un sistema di sicurezza di massimo livello, garantiscono inoltre un accesso “safe” per privati e aziende.

L’idea imprenditoriale parte dalla necessità di colmare una mancanza di accesso alle criptovalute e agli asset digitali nel Paese, specialmente per le persone comuni. Cryptosmart nasce per offrire la possibilità di utilizzare le monete virtuali anche nella vita reale: i servizi che permettono questa integrazione sono CSmarket, che consente di acquistare Gift Card digitali dei migliori marchi della GDO senza alcuna intermediazione e di pagare in Bitcoin, e CSpay per le aziende che decidono di offrire ai propri clienti la possibilità di pagare servizi e prodotti in criptovalute.

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