Università e Start Up: l’importanza del dialogo per creare valore e innovazione
Sessioni in aula con imprenditori, contest, test ed esami dedicati: l’università scende in campo per stimolare l’imprenditorialità
A lungo è stata opinione comune che l’imprenditorialità non fosse materia da imparare nelle scuole. Per alcuni era una sorta di spirito innato, una spontanea predisposizione agli affari, una capacità di visione delle dinamiche economiche. Per altri – la maggior parte – l’imprenditorialità era una competenza pratica risultante da una lunga gavetta, da un’esperienza maturata sul campo e non certo tra i banchi di scuole e università.
A rafforzare questa convinzione contribuiva non poco la mancanza di un dialogo organico tra gli istituti accademici e le grandi aziende, che rimanevano uno in fianco all’altro come universi totalmente distinti e separati, con regole e dinamiche proprie.
Recentemente però le cose stanno cambiando. Lo sviluppo impetuoso delle nuove tecnologie e l’avvento del web hanno stravolto il mondo del lavoro mettendo in crisi il modello tradizionale di azienda e stimolando la nascita di nuovi modelli di business più fluidi e resilienti al cambiamento come le start up.
Parallelamente le università hanno iniziato a ragionare su progetti funzionali all’instaurazione di un dialogo più serrato con il mondo delle aziende e delle realtà produttive, ritagliandosi un ruolo di ponte tra l’aula e quello che accade fuori nel mondo.
Questo è esattamente l’obiettivo di B4I - Bocconi 4 Innovation, il programma lanciato dal celebre ateneo milanese per creare legami e sinergia tra start up e mondo accademico, così da innescare processi capaci di stimolare lo spirito imprenditoriale negli studenti e porre le premesse per creare realtà innovative e di valore.
Ma cosa possono fare nel concreto le università per raggiungere questo scopo? In primis portare in aula ex alunni diventati nel frattempo imprenditori o finanziatori di start up, capaci di fornire grazie alla propria testimonianza un esempio concreto agli studenti. Citando l’Operating Director di B4I Nicola Valenti Gatto: “Si tratta di porre le condizioni per trovare ispirazione dando voce a esempi viventi”.
In questo genere di sessioni, infatti, gli studenti potranno farsi un’idea, ascoltando i racconti degli imprenditori, di come si crea un team bilanciato e performante, di quale strategia adottare per presentarsi al mercato, di come funziona un found rising o come ottenere venture capital.
Affinché siano realmente efficaci, queste testimonianze devono essere integrate però in un percorso organico di attività atte a stimolare direttamente la curiosità e l’intraprendenza degli studenti con contest, test, esami dedicati e un sistema di crediti assegnati sulla base della partecipazione a questo tipo di iniziative utili ad aprire all’esperienza dell’imprenditorialità.
Ma soprattutto è cruciale che le università cooperino maggiormente tra loro, lavorando gomito a gomito per la stesura di programmi congiunti così da creare una cultura imprenditoriale trasversale e capace di operare attivamente sulla realtà. Solo in questo modo il mondo accademico sarà in grado di formare professionisti e imprenditori capaci di affrontare dalla giusta prospettiva le sfide che ci sottopone continuamente il presente.