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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Tutto quello che c’è da sapere sull’eredità digitale

L’eredità digitale rappresenta il presente ma soprattutto il futuro delle questioni testamentarie, vediamo a che punto siamo

Non dire di conoscere a fondo un'altra persona finché non hai diviso con lei un'eredità”, la frase del filosofo e scrittore Johann Kaspar Lavater può essere considerata sempre attuale.

Quando si parla di eredità, difficile non pensare a malcontenti, litigi e in alcuni casi a vere e proprie spaccature insanabili all’interno della famiglia.

Se si crede che l’argomento non sia già abbastanza spinoso da spingerci ad approcciarci con i piedi di piombo, beh dobbiamo sapere che a peggiorare la situazione è arrivata l’eredità digitale. Sì, perché ormai sul tavolo degli eredi non sono più solo immobili e denaro a tenere banco, ma anche password, account e tutto quello racchiuso all’interno di un pc.

Cos’è l’eredità digitale

Quando si eredita, tra i beni del defunto ci possono essere foto, lettere cartacee, documenti, tutti ricordi tangibili. Ecco, l’eredità digitale coinvolge tutto questo e molto altro, ma la caratteristica è quella dall’intangibilità.

L’eredità digitale, infatti, non è altro che l’insieme di tutti quei dati personali come possono essere i video, le mail, i post, ma anche gli account utilizzati per accedere ai social, contenuti all’interno di un computer, un tablet e un hard disk, o ancora meglio all’interno di un cloud (uno spazio del tutto virtuale), a cui si accede attraverso delle password.

Si può pensare che in realtà il problema non sussiste, perché quella che si chiede, in fondo, è solo una semplice “parola chiave”. In realtà non è così, perché concedere l’accesso a questi file vuol dire sì, permettere ai parenti di avere in eredità i beni del defunto, ma anche scontrarsi con il diritto alla privacy dello stesso che i proprietari dei servizi web difendono.

L’importanza dell’eredità digitale è sottovalutata

Molti problemi legati all’eredità, potrebbero essere evitati se le persone lasciassero la password o il consenso o meno ad entrare nei loro account.

Ma si sa, il mondo digitale è un mondo complesso in continua evoluzione, ricco di sfaccettature a cui è difficile stare dietro e che il più delle volte viene sottovalutato, in particolar modo non viene considerato il valore di alcuni beni digitali. Sì, perché ricostruire un patrimonio digitale non è semplice, a volte non si è neanche a conoscenza di alcuni settori, inoltre, non tutto quello che viene messo in rete ha un valore.

Divario digitale in Italia: cos’è e come si può superare

A questo punto ci si trova davanti al dilemma se preservare la privacy del defunto o concedere l’acquisizione dell’eredità ai parenti. Un problema non semplice da affrontare, perché in Italia non c’è una norma che si esprime chiaramente sull’argomento.

Le lacune del sistema normativo italiano

La mancanza di un impianto normativo può fare incorrere nel rischio di violare l’ambito privato e personale del defunto. Infatti, attualmente si dà ampia libertà all’iniziativa privata. Se da una parte il regolamento europeo limita l’accesso ai dati personali del defunto tranne quando si tratta di quelli sanitari, Inps e bancari (ma sempre valutando caso per caso), dall’altra se il defunto non ha lasciato la sua volontà specifica, libera e informata di non concedere l’autorizzazione all’accesso ai suoi dispositivi, si può ricorrere a un giudice che in molti casi concede le credenziali.

Per questo è sempre più urgente la creazione di una norma in cui inserire una clausola specifica in cui viene espressa inequivocabilmente la volontà del defunto.

La posizione dei colossi tecnologici

Dato che in Italia la creazione di una norma specifica è ancora lontana perché deve riuscire a far convergere il codice civile, le norme sulla privacy (italiane ed europee) e le clausole contrattuali dei titolari degli account, i colossi tecnologici hanno deciso di agire singolarmente su questo tema.

Facebook consente di nominare un erede del profilo, che può gestirlo, ma non pubblicare post o leggere messaggi, Instagram invece, permette di trasformare l’account di un defunto in un account commemorativo. Microsoft mette a disposizione un modulo in cui vengono inserite le istruzioni per gestire i propri dati nel caso di morte, mentre Google consente di nominare un fiduciario che si occuperà della gestione del profilo.

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Apple, poi mette a disposizione la possibilità di richiedere l’accesso all’account dei suoi prodotti di un familiare deceduto. In questo caso chi vuole concedere questa possibilità ai suoi eredi, andando sulle impostazioni dei dispositivi con versione 15.2 di iOS nella funzione “contatto erede” può segnalare da 1 a 5 persone che riceveranno una chiave univoca (generata quando viene creato il contatto erede) che insieme al certificato di morte, presentata su una pagina dedicata del sito Apple, gli permetterà di richiedere l’accesso all’account del defunto. L’impegno dei colossi tecnologici rappresenta un passo in avanti, ma è importante che ci siano leggi specifiche per regolare il settore.

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