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Disabilità

Il “dopo di noi”: cosa prevede la legge sull’assistenza alla disabilità

I genitori o i familiari di persone con disabilità grave, per accedere ai benefici previsti da questa normativa, possono rivolgersi ai Servizi Sociali del proprio comune che redigono il progetto individuale

Una delle maggiori preoccupazioni, per tanti genitori di persone con disabilità, è il “dopo di noi”, ossia il timore che una volta venuti a mancare, il figlio si ritrovi solo e privo di assistenza, magari strappato via dalla sua casa per essere portato in un luogo lontano dalla propria comunità: una paura che è tanto più grande, quanto più è grave la disabilità del proprio caro. 

Fortunatamente esiste una norma in grado di venire incontro ad una situazione così delicata: si tratta della legge 22 giugno 2016, n. 112 detta anche del "dopo di noi" che ha come obiettivo quello di favorire il benessere, la piena inclusione sociale e l'autonomia delle persone con disabilità. Per realizzare queste finalità vengono disciplinate le misure di assistenza, cura e protezione di persone con disabilità grave (cioè con handicap in situazione di gravità), non legata alla senilità e prive di entrambi i genitori, oppure con una famiglia non in grado di fornire loro un adeguato sostegno. La presa in carico avviene quindi già durante l’esistenza dei genitori: tali misure sono integrate con il coinvolgimento dei soggetti interessati nel progetto individuale che deve essere richiesto ai Servizi Sociali del comune di residenza nel massimo rispetto della volontà delle persone con disabilità grave, dei loro genitori o di chi ne tutela gli interessi.

Il progetto individualizzato: come funziona

I genitori o i familiari di persone con disabilità grave, per accedere ai benefici previsti da questa normativa, possono rivolgersi ai Servizi Sociali del proprio Comune che redigono il progetto individuale. Quest'ultimo ha come obiettivo la piena integrazione della persona disabile in situazione di gravità nell'ambito della vita familiare e sociale, nonché nei percorsi dell'istruzione scolastica o professionale e del lavoro. È questo il perno su cui sviluppare la progettazione e l’attuazione dell’intervento di assistenza, cura e protezione per il momento in cui si troverà priva del sostegno familiare.

Come funziona il caregiver familiare

Gli strumenti del “dopo di noi”: il fondo nazionale, il co-hausing e altre possibilità

Tra le opzioni, la legge prevede una serie di agevolazioni per costituire un patrimonio a parte, utilizzabile esclusivamente in beneficio della persona con disabilità in situazione di gravità e la sottoscrizione di polizze assicurative che perseguano la stessa finalità. Esiste anche un fondo ripartito tra le Regioni che per beneficiarne devono mettere in piedi tutta una serie di attività a sostegno della persona con disabilità in situazione di gravità.

Il primo obiettivo è quello di favorire percorsi di de-istituzionalizzazione e di supporto alla domiciliarità in abitazioni o gruppi-appartamento che riproducano le condizioni abitative e relazionali della casa familiare e che tengano conto anche delle migliori opportunità offerte dalle nuove tecnologie, al fine di impedire l'isolamento delle persone con disabilità grave. Sempre le Regioni devono realizzare interventi per la permanenza temporanea in una soluzione abitativa extrafamiliare per far fronte ad eventuali situazioni di emergenza, nel rispetto della volontà delle persone con disabilità grave e, dove possibile, dei loro genitori o di chi ne tutela gli interessi.

Devono inoltre realizzare interventi innovativi di residenzialità, volti alla creazione di soluzioni alloggiative di tipo familiare e di co-housing, che possono comprendere il pagamento degli oneri di acquisto, di locazione, di ristrutturazione e di messa in opera degli impianti e delle attrezzature necessari per il funzionamento degli alloggi medesimi, anche sostenendo forme di mutuo aiuto tra persone con disabilità.

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