rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Earth Day Italia

L'intervista della settimana: Luca Mercalli

Il climatologo di Fazio su cambiamenti climatici, stagioni mancate e adattamenti. E gli chiediamo anche dov'è finita la primavera

Il meteorologo e climatologo italiano, racconta a Earth Day Italia il suo modo di 'prepararsi' al cambiamento ambientale in atto e spiega come al nord Italia sia possibile spendere solo 270 euro e riscaldare una casa grande per tutto l'inverno.

Prof Mercalli, è scontata la prima domanda che tutta Italia vorrebbe farle: che fine ha fatto la primavera?
"La primavera è finita in Russia, infatti abbiamo avuto un anticiclone direi di matrice sub tropicale che per settimane ha investito i Balcani, il Mar Nero e la Russia spingendosi fino alla Lapponia, dove si è arrivati fino a 25 gradi, Mosca ha toccato i 30 gradi, un valore assolutamente inusuale per maggio. Questa configurazione bloccata, ha causato come risposta sulla parte dell'Europa centrale la discesa di area fredda dalla Groenlandia e questo è il motivo per cui la nostra primavera è stata piovosa; non che non lo sia di solito:  in genere la primavera delle regioni settentrionali in Italia è sempre piovosa, ma quest'anno lo è stata di più con più frequenza e anche con delle puntate di freddo".

Si parla ormai da un po’ di riscaldamento globale, di mutamenti climatici e scioglimento dei ghiacciai, ma perché è così difficile diventare consapevoli dell’importanza di un cambio di mentalità?
"È  un grossissimo problema che non attinge più soltanto alla scienza, ma anche all'antropologia, la sociologia, la filosofia. In generale sappiamo che l'uomo tende quasi sempre a occuparsi dei problemi a brevissimo termine, di più lo fa la politica che deve difendere il consenso e la rielezione a breve termine. Questi fattori, combinati con gli interessi economici orientati a mantenere lo status quo, generano questa fase di stallo per la quale nonostante vi siano organismi internazionali che ormai da decenni perseguono il cambiamento dei modelli, di fatto non si trasformano in azioni cogenti e soprattutto globali. 
Si tratta di problemi che non possono essere risolti da un singolo Stato. La conferenza mondiale sul clima di dicembre, ormai alla 18°ma edizione si risolve sempre con gli stessi provvedimenti limitatissimi rispetto all'urgenza. Abbiamo conferenze su ogni altra criticità:  perdita di biodiversità, erosione degli stock ittici negli oceani del mondo, diffusione di inquinanti, ma si parla tanto e si ratificano protocolli molto deboli. Nel frattempo gli anni passano e i processi fisici non stanno certo ad aspettare i negoziati dei politici".

Nel suo libro “Prepariamoci” lei spiega come il cambiamento debba partire dalle  nostre case e racconta il suo percorso verso la resilienza, ovvero la capacità reattiva delle persone alle avversità. Perché ha deciso di prepararsi e come?
"
Certo, il cambiamento deve partire da noi proprio per il fallimento della politica e dell'economia internazionale. Ma dobbiamo lavorare parallelamente affinché ci siano anche delle azioni politiche forti e omogenee, altrimenti soltanto le scelte individuali non ce la faranno: gli individui non sono tutti sensibili e informati.
Tuttavia ho voluto iniziare dall'unica parte che era sotto la mia sovranità e forte delle informazioni che gestisco ogni giorno ho iniziato ad applicarle sul mio intorno quotidiano. Ho trasformano la mia casa a basso impatto ambientale e a elevato risparmio energetico cominciando con tutte quelle pratiche oggi ormai diffusissime, non ho fatto niente di straordinario che non sia già sul mercato e che non faccia già parte delle normali attività di progettisti informati e aggiornati. Addirittura esistono delle leggi che ci obbligano a farlo. Io ho cambiato le finestre, messo i vetri doppi o tripli, ho isolato il solaio, ho fatto il cappotto ai muri dove era possibile, ho messo i pannelli solari per l'elettricità, quindi fotovoltaici e i termici per l'acqua calda; cambiato l'impianto di riscaldamento e ho messo una pompa di calore ad elevata efficienza, ho costruito una cisterna per la raccolta dell'acqua piovana per l'irrigazione dell'orto.
Infine ho lavorato sulle abitudini di ogni giorno cercando di ridurre gli acquisti inutili, per fare anche meno rifiuti di fatto sono diventato più "resiliente", ovvero ho una mia piccola cellula familiare che in caso di stravolgimenti futuri, sia dal punto di vista ambientale, quindi il clima, pensiamo a ondate di calore, siccità e così via, sia dall'altro lato a problemi economici, quindi un aumento fortissimo dei prezzi dell'energia cosa che per altro sta già avvenendo, o addirittura una indisponibilità fisica, io so che a casa mia la doccia calda la posso fare sempre, questa è  resilienza".

Sappiamo che una famiglia in tempo di crisi, considerando l’ipotesi plausibile del non riuscire ad arrivare a fine mese, non ha tra le sue priorità quella di affrontare i costi iniziali di un radicale cambiamento del proprio stile di vita. Esistono incentivi pubblici o privati? 
"Questa è giustamente una considerazione importante perché non siamo tutti uguali. Io qui distinguo due punti: in Italia c'è comunque ancora tanta ricchezza basta vedere le macchine che ci sono in giro, se tutti i possessori di ville singole e di suv che circolano in questo paese invece di dissipare fortune per attività effimere le investissero nelle cose che ho elencato prima, tra pannelli solari e riqualificazione energetica della casa, avremmo già fatto un pezzo del lavoro, perché qui cito Winston Churchill "è un peccato non fare nulla perché non si può fare tutto", quindi cominciamo dalla parte più facile del Paese, tutti coloro che hanno disponibilità economica, e sono comunque tanti, sarebbe opportuno che cominciassero a dirigere le loro risorse su questi asset, invece che su altre cose, molto più effimere e molto più dannose a livello ambientale, posso dire che chi ha il suv fa male all'ambiente trasformare quei soldi in pannelli solari sul tetto invece ci rende anche un servizio ambientale. Poi, invece, venendo a tutti coloro che purtroppo non hanno oggi una disponibilità economica per mettersi in gioco su questi aspetti, ecco che c'è la politica ecco che il ruolo importante della politica è quello di garantire degli opportuni strumenti, per esempio di incentivo e di finanziamento a tasso zero su queste filiere per permettere a tutti i cittadini di avere questo tipo di sicurezza energetica. Sono cose che in altri Paesi si stanno già facendo, perché sia in Francia che nel Regno Unito si è riconosciuto il concetto di precarietà energetica delle fasce deboli che non riusciranno più in futuro a pagare la bolletta del riscaldamento delle nostre città quindi lo Stato va incontro proprio su questi aspetti più importanti del mantenimento del loro confort, intervenendo al risanamento degli edifici là dove si tratta di edilizia popolare  statale e quindi deve essere risanata dallo stato, nel caso di alloggi in affitto o di proprietà di persone che non hanno liquidità disponibili interviene con prestiti con ogni genere di sgravio per facilitare questo tipo di processo".

Cambierebbe davvero il clima se tutti facessero  come ha fatto lei? I piccoli gesti dell’uomo di strada, possono contrastare le politiche scellerate di quelle multinazionali poco attente all’ambiente?
"La quantità di CO2 nell'atmosfera è passata da 280parti per milione dei primi dell'ottocento, alle attuali 400. Non è stato fatto dagli extraterrestri,  l'hanno fatto le azioni congiunte degli umani sulla terra. Quindi vuol dire che così come ognuno di noi  ha contribuito a cambiare la faccia del pianeta,  può contribuire a limitare i danni.
Ovvio che le responsabilità sono diverse sia a livello storico, l'Europa ha contribuito più dell'Africa e dell'Asia perché ha iniziato prima la rivoluzione industriale, oppure a livello numerico: la Cina oggi comincia a contribuire di più dell'Europa semplicemente perché sono un miliardo e 300milioni di persone. Inoltre esistono le disparità tra gli Stati dove il benessere c'è già da tempo: l'America consuma e dissipa molto di più dell'Europa, però le condizioni di qualità della vita sono sostanzialmente omogenee.
Io penso che ognuno di noi abbia in mano la possibilità di limitare i danni che fa all'ecosistema e al clima; cominciando da questi aspetti. In questa prima fase io non ho dovuto rinunciare a nulla, anzi ci ho guadagnato perché se le dico quanto ho speso quest'inverno per il riscaldamento della mia casa si mette a ridere: al nord d'Italia 270 euro per una casa di 100 mq, quando ho dei vicini che hanno speso 5.000 euro di gasolio".

L’attenzione dei mezzi di comunicazione all’ambiente è adeguata? Qual è il rapporto dei media con l’ecologia?
"In Italia direi che il rapporto è indifferente e marginale, i problemi ecologici sono sempre visti come un accessorio dell’informazione, mai come un aspetto prioritario di riflessione intellettuale. In genere i media italiani danno le notizie quando ci sono delle emergenze, cercando di trovare delle spiegazioni semplicistiche dell’ultimo momento sul perché è accaduto qualcosa e attribuendo  responsabilità di cosa si poteva fare e non si è fatto. Poi tutto finisce nell’oblio e non c’è mai un mantenimento dell’attenzione su questi problemi, quindi ritengo che l’informazione potrebbe fare molto di più. Aggiungo che manca l’alfabetizzazione: quelli ambientali sono problemi scientifici, tutti in forte divenire e bisognerebbe che i giornalisti fossero informati, preparati, ma non è il caso italiano perché la maggior parte dei giornalisti ha una formazione prettamente umanistica e scarsa dimestichezza con i temi delle scienze naturali".

Una provocazione: cosa risponde lei a quanti dicono dei meteorologi che siano gli unici a sbagliare il loro lavoro e a non essere licenziati? 
"In realtà io non sento più nessuno dirlo, non mi risulta che qualcuno si lamenti, al di là del normale rischio che una previsione non funzioni. Chiamandosi appunto previsione e non certezza si sa quali siano i limiti, ma quando per esempio si parla del 90% di probabilità che una previsione sia valida, si mette in conto il rimanente 10 per cento di insuccesso. Non a caso i siti meteo sono usati da milioni di persone, è App più diffuse, certo è che se non funzionasse nessuno la userebbe. Quindi direi che il meteorologo che sbaglia la previsione è un retaggio del passato, e poteva essere anche vero fino agli anni ottanta. Ma dagli anni novanta in poi il livello è talmente migliorato che ormai tutti chiamano - lo sperimento personalmente – per scoprire come comportarsi sia in attività estremamente rilevanti come la produzione di energia idroelettrica, la pianificazione dei trasporti, sia semplicemente per stabilire cosa fare nel week end".
 
C’è un’altra domanda che tutti gli italiani vorrebbero farle: dobbiamo aspettarci un’estate super calda?
"Su questo invece non è possibile rispondere, perché come sa ogni buon meteorologo la possibilità di fare una buona previsione non va oltre i sette giorni".

Luca Mercalli ha risposto a molte altre domande, è possibile leggerle su   www.earthdayitalia.org

In Evidenza

Potrebbe interessarti

L'intervista della settimana: Luca Mercalli

Today è in caricamento