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Sabato, 20 Aprile 2024
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Pop Corn dop? Noi preferiamo l’extravergine d’oliva

Contro il problema del sovrappeso il Regno Unito decide di contrassegnare gli alimenti con semafori verdi, gialli o rossi a seconda del potenziale calorico. Ma le proprietà nutrizionali?

Per il pop corn semaforo verde e via libera anche per la diet coke. Stop deciso, invece, a parmigiano reggiano, olio extravergine di oliva (dop compreso), mozzarella e prosciutto, crudo o cotto non fa differenza: tutti questi alimenti sono contrassegnati dal semaforo rosso. No, nn è uno scherzo, non si tratta, purtroppo, di una bufala prenatalizia: la notizia è vera e arriva dall’europea Inghilterra. 

Un cittadino inglese su quattro è sovrappeso e la cura delle malattie legate all’alimentazione costa alle casse britanniche cinque miliardi di sterline l’anno. Così il Regno Unito, preoccupato per il fenomeno dell’obesità, decide - come ha raccontato qualche giorno fa Giuseppe Sarcina sul Corriere della Sera -  di contrassegnare cibi e bevande con un simbolo che ne indichi il potenziale rischio per l’ingrassamento, a seconda della quantità di materia grassa: semaforo verde per i prodotti light, giallo per quelli per così dire di medio calibro, rosso per quelli capaci di mettere a repentaglio la linea.

L’idea potrebbe anche essere azzeccata, peccato però che il criterio con cui sono stati assegnati i semafori lasci decisamente perplessi. Il potenziale calorico degli alimenti è un dato, ma davvero non si comprende come in una campagna che ha l’obiettivo di formare i cittadini sulla corretta nutrizione, possa non essere stato fatto un ragionamento più approfondito, a cominciare da quello sulle proprietà nutrizionali degli alimenti. Forse un pacchetto di pop-corn fa meglio di una bruschetta condita con ottimo olio d'oliva dop? Quale nutrizionista potrebbe sostenere che un bichiere di Coca-cola a zero calorie fa meglio di un bicchiere di latte?

Fa sobbalzare non solo quello che a tutti gli effetti rappresenta un’entrata a gamba tesa al made in Italy, quanto, soprattutto, lo sgambetto che si fa alla salute degli inglesi. Il mercato inglese, ricorda Sarcina, è il quarto sbocco per importanza delle esportazioni alimentari italiane e la trovata del semaforo inglese può costare al comparto una perdita di 632,4 milioni, ovvero il 30% del totale. Ma a parte i danni stimati dagli industriali, sarebbe da quantificare anche il danno che rischiano di correre i cittanini britannici.

Il rapporto diretto tra salute e dieta mediterranea non è orgoglio campanilistico fai da te, ma dato scientifico. Eppure mentre la comunità medica internazionale sforna risultati di ricerche secondo le quali la dieta mediterranea rappresenta uno degli alleati più strategici per il benessere, a cominciare dal contrasto alle malattie da smog per arrivare sino alle malattie croniche come la demenza senile, qualcuno dall’altra parte della Manica decide di dissuadere (pare che il semaforo influenzi il 41% delle donne e il 30% degli uomini) dal consumo dei fiori all’occhiello di questo tipo di alimentazione, come olio extravergine d’oliva e parmigiano reggiano. Un cortocircuito evidente. Speriamo che vi si porti riparo prima che i danni siano troppo gravi.

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