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Energia nucleare: falsi miti, pro e contro

In seguito ai numerosi dibattitti politici e scientifici riguardo l’utilizzo dell’energia nucleare per produrre elettricità ed affrancarsi dai combustibili fossili, riducendo così le emissioni di anidride carbonica, cerchiamo di confrontare pro e contro dell'energia nucleare e sfatarne alcuni falsi miti

La guerra in Ucraina e la conseguente crisi dei prezzi delle materie prime hanno acceso i riflettori sulla questione dell’indipendenza energetica dell’Italia e sulla conseguente transizione energetica.

L’Italia, infatti, è uno dei Paesi più esposti alle conseguenze di questa grave crisi energetica, dato che importa da altri Paesi ben il 77% del fabbisogno nazionale di combustibili fossili, ovvero petrolio, gas e carbone.

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Di conseguenza, l’attuale crisi energetica - in concomitanza con alcune recenti discussioni in sede europea - hanno riacceso il dibattito nazionale sul nucleare come possibile tecnologia da prendere in considerazione nel processo di decarbonizzazione dell’Italia.

Un dibattito che fa seguito anche all'intervento del settembre 2021 con cui il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha rilanciato il nucleare di “IV generazione” come tecnologia da prendere in considerazione per l’approvvigionamento energetico dell’Italia.

L'energia nucleare, infatti, permette di utilizzare processi di fissione per ottenere energia elettrica, ma è un argomento controverso, oggetto di numerose discussioni politiche e scientifiche. Da una parte, infatti, i sostenitori, come la World Nuclear Association, affermano che l'energia nucleare è una fonte sicura e sostenibile che ridurrebbe le emissioni di anidride carbonica e una tecnologia indispensabile per affrancarsi dalla dipendenza dai combustibili fossili. 

Di contro, gli oppositori, tra cui Greenpeace e NIRS (Nuclear Information and Resource Service), sostengono che l'energia nucleare comporta numerose minacce per la popolazione e l'ambiente, che la costruzione di impianti è troppo cara e lenta rispetto alle fonti di energia sostenibili e che, allo stato attuale delle conoscenze, non esiste un modo sicuro per smaltire o stoccare le scorie radioattive, oltre alle drammatiche conseguenze di un eventuale incidente nucleare

Per capire meglio le ragioni di queste opinioni contrastanti può essere quindi utile confrontare pro e contro dell'energia nucleare e sfatare alcuni falsi miti.

Che cos'è l'energia nucleare?

Partiamo dal cercare di definire il più semplicemente possibile che cosa si intende per energia nucleare.

Con il termine energia nucleare si indica quel tipo di energia liberata durante le trasformazioni di nuclei atomici. Queste trasformazioni avvengono principalmente attraverso processi di fissione (su cui si fonda la tecnologia per la produzione di energia nucleare, nonché la bomba atomica) o di fusione (alla base dell’energia prodotta dalle stelle e della bomba a idrogeno).

La tecnologia per la produzione di energia nucleare prevede la realizzazione di un reattore al cui interno vengono innescate le reazioni di fissione del combustibile (isotopi di uranio, plutonio e torio). L'energia nucleare liberata dalla fissione viene poi convertita in energia termica sfruttabile per la produzione di energia elettrica.

Secondo i dati diffusi dall’International Atomic Energy Agency, nel 2020 l'energia nucleare costituiva circa il 10% della produzione di energia elettrica globale, ed è considerata la seconda fonte di energia a basse emissioni di carbonio dopo quella idroelettrica.

Pro e contro dell'energia nucleare

Come già anticipato, il ricorso all’energia nucleare è oggetto di accesi dibattiti e discussioni sia dal punto di vista politico che ambientale.

Da una parte, infatti, l’energia nucleare potrebbe essere una delle soluzioni per ridurre le emissioni di anidride carbonica e arrivare alla "carbon neutrality" (ovvero l’azzeramento delle emissioni di gas serra) entro il 2050, così come previsto dall’Accordo di Parigi. Inoltre, potrebbe anche essere una tecnologia utile per ridurre la dipendenza dalle importazioni di gas dalla Russia.

Dall’altra, però, il rilancio dell’energia nucleare è contestato per il rischio di incidenti e per l’inquinamento ambientale e sanitario relativo all’estrazione di uranio e alle scorie prodotte. Inoltre, secondo The Conversation, puntare sulle centrali nucleari non ridurrà del tutto la dipendenza dalla Russia, che in molti casi fornisce il combustibile per farle funzionare. Ogni tipo di reattore, infatti, utilizza un combustibile particolare, e le catene di produzione sono complesse, difficili da modificare.

Bisogna anche valutare, poi, che il costo per la costruzione e la manutenzione degli impianti atomici è aumentato del 33% nell’ultimo decennio, al contrario delle infrastrutture per lo sfruttamento delle energie rinnovabili, diminuito nello stesso lasso di tempo del 90% per l’energia solare e del 70 % per l’eolico.

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Ma vediamo più nel dettaglio quali sono i pro e i contro dell’energia nucleare.

I principali vantaggi che possiamo individuare sono:

  • la riduzione delle emissioni di CO2, con una conseguente diminuzione dell'impatto ambientale e dell'effetto serra – la produzione di energia nucleare, infatti, genera emissioni molto basse, motivo per cui viene considerata una fonte più green di tante altre
  • riduzione dell’utilizzo di fonti fossili, in particolare del petrolio – in questo modo si riducono i costi di acquisto di energia dall'estero e aumenta l’indipendenza energetica del paese che la utilizza
  • produzione elevata di energia elettrica - con l’utilizzo di quantità ridotte di uranio, infatti, si può alimentare un impianto da 1 GW e rispondere al fabbisogno di mezzo milione di persone, con una conseguente maggiore produttività rispetto alle fonti rinnovabili
  • riduzione delle spese nel lungo periodo – data la scarsa quantità di uranio necessaria per la produzione di energia una centrale nucleare non richiede un grande impiego di risorse; inoltre, un singolo impianto nucleare ha un ciclo di vita lungo e rende più semplice ammortizzare l'investimento iniziale per la sua realizzazione, che tuttavia risulta molto oneroso.

I principali svantaggi dell'energia nucleare, invece, sono:

  • la produzione esclusiva di energia elettrica – attraverso l’energia nucleare, infatti, si può produrre esclusivamente energia elettrica; di conseguenza non si risolverebbe il problema dell’approvigionamento di gas, per il quale rimarremmo dipendenti dall’estero
  • le conseguenze gravissime in caso di incidenti - l'incidente più grave avvenuto in un impianto nucleare è quello di Černobyl' in Unione Sovietica nel 1986, seguito dal disastro di Fukushima in Giapppone provocato da un maremoto nel 2011 e dall'incidente meno grave di Three Mile Island avvenuto negli USA nel 1979
  • l’onerosità dell’investimento iniziale – il costo per costruire una centrale nucleare infatti è molto alto, tanto che in alcuni paesi gli impianti esistenti faticano a reggere la concorrenza delle rinnovabili e del metano
  • l’inquinamento sanitario e ambientale derivante dalla gestione delle scorie – l’energia nucleare infatti produce dei rifiuti radioattivi molto dannosi per l'uomo e per l'ambiente, che non possono essere distrutti e che richiedono un particolare procedimento di stoccaggio in depositi di massima sicurezza; di conseguenza le centrali non possono essere costruite vicino a luoghi abitati e richiedono moltissimi parametri di sicurezza.

Secondo gli ultimi dati forniti dall’ISIN (Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione), in Italia sono presenti circa 31mila metri cubi di rifiuti radioattivi collocati in 24 impianti distribuiti su 16 siti in 8 Regioni e nel CISAM di Pisa, un deposito di competenza del Ministero della Difesa.

Questi rifiuti radioattivi derivano dall’esercizio dei 4 impianti nucleari - Caorso, Garigliano, Latina, Trino – entrati in attività tra il 1963 e il 1978, dismessi tra il 1987 e il 1990 - e dalle attività di ricerca nell’ambito del ciclo del combustibile nucleare. Ad essi vanno aggiunti i rifiuti di origine medica, industriale e di ricerca e che ammontano ad alcune centinaia di metri cubi l’anno. Oltre quelli che saranno generati dalle attività di smantellamento delle centrali e degli impianti nucleari dismessi.

Attualmente, i rifiuti radioattivi sono stoccati, per alcuni decenni, in depositi temporanei dove si attende il decadimento della radioattività prima dello smaltimento definitivo. Questi siti non sono idonei per lo stoccaggio a lungo termine, ovvero per un periodo temporale in ordine alle centinaia o migliaia di anni.

I falsi miti sull'energia nucleare

Per capire quali sono i principali falsi miti sull'energia nucleare riportiamo le dichiarazioni di Italy for Climate (I4C) - l’iniziativa italiana delle imprese per il clima della Fondazione per lo sviluppo sostenibile - e Legambiente - associazione ambientalista italiana - che attraverso la sua campagna “Unfakenews” realizzata insieme a La Nuova Ecologia e nata per contrastare le false notizie ambientali ha provato a fare il punto sulla situazione.

  • Se utilizzassimo il nucleare la nostra bolletta elettrica sarebbe decisamente più bassa?

Secondo Legambiente “No. Senza considerare i problemi della sicurezza, gli incidenti gravi e le scorie da smaltire, trent’anni fa questa affermazione poteva sembrare plausibile. Ma nei decenni i costi del nucleare sono saliti sempre di più, mentre quelli delle rinnovabili sono scesi a livelli sempre più bassi. Oggi il kWh di energia elettrica prodotto dal nucleare costa più del doppio dell’energia prodotta dal fotovoltaico o dall’eolico. Secondo il World Nuclear Industry Status Report, nel 2020 produrre 1 kilowattora (kWh) di elettricità con il fotovoltaico è costato in media nel mondo 3,7 dollari, con l’eolico 4,0 dollari, con il nucleare 16,3 dollari”.

  • È vero che il nucleare, a prescindere dagli irrisolti problemi di sicurezza, potrebbe aiutare a ridurre il costo dell’energia in Italia?

I4C risponde: “Stando alle statistiche ufficiali dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), la più importante organizzazione mondiale sui temi dell’energia, la risposta sembra essere decisamente no. E a confermarlo sono anche le esperienze dirette dei Paesi che stanno lavorando oggi a progetti di nuove centrali nucleari (recentemente Francia e Finlandia) e che stanno registrando continui ritardi e, soprattutto, costi enormemente più alti di quanto originariamente preventivato. Tenendo conto di tutti i fattori che possono influire sul costo di generazione dell’elettricità (costi e tempistiche di costruzione dell’impianto, manutenzione, acquisto della materia prima, etc.), per produrre mille kilowattora di energia elettrica da nucleare in Europa oggi servono 150 dollari: il nucleare ha un costo fino a tre volte superiore a quello delle fonti rinnovabili (fotovoltaico ed eolico)”.

  • Con le tecnologie di IV generazione le centrali nucleari saranno sicure, senza nessun rischio per l’incolumità pubblica?

Legambiente risponde: “No. Non esistono impianti industriali di quarta generazione e di conseguenza basi per tale affermazione. Le tecnologie di IV generazione prevedono inoltre lo sviluppo di reattori “veloci”, di tipo fastbreeder (autofertilizzanti), che presentano criticità di sicurezza maggiori e usano il Plutonio, che è il più radio-tossico degli elementi radioattivi e, soprattutto, il più proliferante verso le armi nucleari”.

Con “nucleare di IV generazione” ci si riferisce all’energia nucleare ricavabile dalla scissione di atomi molto pesanti come uranio, plutonio e torio, che possano migliorare la Terza generazione “avanzata”, “III plus” o “III+”, e che dovrebbe garantire gli obiettivi di sostenibilità, economicità, sicurezza, affidabilità, riduzione della produzione di scorie radioattive, resistenza alla proliferazione nucleare e protezione fisica. 

Tuttavia, i progetti per l’esecuzione di reattori che possono soddisfare gli obiettivi sopra elencati non hanno trovato finanziamenti, né pubblici né privati, di dimensioni tali da consentire un loro decollo, indipendentemente da ogni valutazione sulla rispondenza tra lo schema di progetto e l’effettiva conseguibilità degli obiettivi tecnologici desiderati.

  • Siamo rimasti fra i pochi Paesi al mondo a non investire sul nucleare. Questo ci condannerà alla subalternità?

Legambiente conclude così: “No. La Germania ha deciso di chiudere l’ultima centrale nucleare a fine 2022. E il successo elettorale dei Verdi nelle ultime elezioni rende improbabile una revisione di questa decisione.

Nel mondo soltanto 13 Paesi hanno in corso progetti di costruzione di centrali nucleari. La vera subalternità la rischiamo nelle tecnologie delle fonti rinnovabili, se non vengono rimossi gli impedimenti burocratici che, ad esempio, stanno bloccando lo sviluppo del fotovoltaico.

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Ma il problema è soprattutto un altro: non c’è più tempo, entro il 2030 l’Italia deve raggiungere i propri obiettivi per il clima. Nel nostro Paese è impensabile costruire e mettere in servizio centrali nucleari che possano dare in tempo utile un contributo per il clima".

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