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Energia

I falsi miti che ostacolano le fonti rinnovabili

Secondo l’opinione comune, le fonti rinnovabili sono una soluzione troppo costosa, poco affidabile e incapace di garantire un approvvigionamento costante. Ma è davvero così?

In risposta alle difficoltà e alle perturbazioni del mercato energetico mondiale causate dall'invasione russa dell'Ucraina, la Commissione europea ha recentemente presentato il piano REPowerEU, che stabilisce una serie di misure per ridurre rapidamente la dipendenza dai combustibili fossili russi e accelerare la transizione verde, aumentando nel contempo la resilienza del sistema energetico dell'UE così da rendere l'Europa indipendente dai combustibili fossili russi ben prima del 2030.

Secondo la Commissione, infatti, attraverso l’adozione di misure eccezionali con cui sbloccare subito i potenziali delle rinnovabili e dell’efficienza energetica riusciremmo a tagliare di 40 miliardi di metri cubi il consumo di gas già entro la fine del 2022.

Tuttavia, nonostante questa spinta comunitaria verso un utilizzo sempre maggiore delle fonti rinnovabili, l’opinione comune – soprattutto nel nostro Paese – è spesso “trainata” da falsi miti, che si fondano in parte su una scarsa conoscenza dell’argomento, in parte su informazioni ormai superate, tanto da far tornare in auge temi quali la riapertura delle vecchie centrali a carbone e il rilancio del nucleare.

Energia nucleare: falsi miti, pro e contro

Ma nell’ultimo decennio il mondo dell’energia è cambiato, soprattutto grazie all’incredibile sviluppo delle tecnologie rinnovabili.
Cerchiamo quindi di vedere insieme quali sono i più comuni falsi miti sulle fonti di energia rinnovabile e perché sono oramai superati.

Falso mito: le energie rinnovabili sono troppo costose

Iniziamo con uno dei falsi miti più comuni in circolazione, secondo il quale le fonti rinnovabili sono ancora troppo costose e, di conseguenza, farebbero aumentare le bollette a carico di famiglie e imprese.

Secondo questo principio, potremmo permetterci di ricorrere alle fonti di energia rinnovabile solo a piccole dosi, e se davvero volessimo ridurre i costi delle bollette dovremmo tornare al nucleare, considerato più economico.

Tuttavia, questa tesi poteva essere vera diversi anni fa, ma ad oggi, grazie agli incentivi erogati nel corso degli anni e al conseguente aumento del loro peso sul mercato mondiale, le tecnologie rinnovabili hanno subito una progressiva riduzione dei costi, in particolare per quanto riguarda l’eolico a terra e il fotovoltaico.

Fotovoltaico da balcone e mini eolico: come autoprodurre energia per risparmiare sulle bollette

Ad oggi, entrambe queste tecnologie sono in grado di produrre elettricità a circa 4 centesimi di dollaro per kilowattora, mentre prima delle crisi dei prezzi dei combustibili fossili il costo medio di generazione di un kilowattora prodotto da un impianto termoelettrico variava, a seconda del combustibile e delle tecnologie, da un minimo di 5 a un massimo di 15 centesimi.

Inoltre, per quanto riguarda il nucleare, l’Agenzia Internazionale dell’Energia ha stimato un costo del kilowattora prodotto dall’atomo di 15 centesimi di dollaro contro gli 11 del gas, i 5,5 del fotovoltaico e i 5 dell’eolico a terra.

E anche se questi valori possono variare da regione a regione - in funzione della disponibilità di vento e sole, della tecnologia impiegata, del costo delle materie prime e della manodopera - tutte le più aggiornate analisi comparative disponibili confermano che eolico e fotovoltaico sono le tecnologie più economiche per produrre elettricità.

Falso mito: le rinnovabili non sono in grado di fornire un approvigionamento di energia continuo e sufficiente

Secondo questo falso mito è impossibile riuscire a realizzare un sistema di generazione di energia basato integralmente - o quasi - sulle rinnovabili che sia anche in grado di garantire un approvigionamento continuo e sufficiente. L’assenza di sole o vento in determinato momenti dell’anno (o della giornata), infatti, renderebbe impossibile assicurare il soddisfacimento della domanda di energia in ogni momento, rischiando di lasciarci a secco.

Tuttavia, questa critica è priva di fondamento già da tempo. Prima di tutto, per ovviare a questo problema si può ricorrere alla differenziazione delle fonti energetiche: l’idroelettrico e le biomasse, ad esempio, sono fonti di energia rinnovabili e programmabili.

Biomasse: cosa sono e come vengono utilizzate per produrre energia

Ma non solo. Lo sviluppo di reti intelligenti e comunità energetiche permetterebbe di gestire in modo ottimale questa non programmabilità, come anche lo sviluppo di sistemi di accumulo, dai serbatoi idrici alle batterie.

Ad esempio, la start up di giovani italiani Sinergy Flow ha vinto il Premio nazionale innovazione dell'Associazione italiana degli incubatori universitari e delle Business Plan Competition nel 2021 grazie all’invenzione di una batteria di accumulo allo zolfo, in grado di bypassare i problemi dati dalla produzione intermittente e la difficoltà di stoccare l'energia. Una soluzione oltretutto economica ed ecologica: lo zolfo, infatti, è un elemento disponibile ovunque e a basso costo.

Inoltre, numerosi studi di organizzazioni accreditate a livello internazionale ed europeo hanno dimostrato che è possibile realizzare un sistema di generazione elettrico anche 100% rinnovabile, come dimostra anche la Norvegia, Paese in cui il 99% del fabbisogno di elettricità è soddisfatto dalle fonti rinnovabili. O come il Brasile, che ha una domanda di energia elettrica quasi doppia rispetto all’Italia soddisfatta per ben l’85% da fonti rinnovabili.

Falso mito: non c’è spazio sufficiente 

Secondo questo falso mito, in Italia non ci sarebbe spazio sufficiente per installare abbastanza impianti che siano in grado di coprire in modo significativo i nostri consumi di elettricità, se non deturpando il paesaggio e danneggiando l’ambiente.

Innanzitutto, partiamo dal ricordare che le energie rinnovabili servono proprio ad evitare il collasso del clima a livello mondiale e che sole e vento non solo non inquinano e non si esauriscono, ma che la loro disponibilità supera di gran lunga quella di tutte le fonti fossili esistenti.

Inoltre, siamo davvero sicuri che la crescita delle rinnovabili implichi il sacrificio del nostro paesaggio? 

Immaginiamo di sostituire l’attuale produzione nazionale di elettricità solo con i pannelli fotovoltaici, che sono gli impianti che richiedono più spazio in assoluto tra le fonti rinnovabili. In questo caso avremmo bisogno di circa 200 mila ettari di superficie solarizzabile, ricoprendo quindi di pannelli meno dello 0,7% della superficie nazionale. 

In fondo non è poi così tanto spazio…

Falso mito: le rinnovabili riducono i posti di lavoro

L’ultimo falso mito riguarda l’occupazione. Secondo questa tesi, infatti, chiudere le centrali termoelettriche a gas e a carbone distruggerà posti di lavoro e produrrà tantissimi disoccupati.

Ma le cose non stanno esattamente così.

Nel modello di business che sta alla base delle energie fossili, infatti, i soldi con cui paghiamo l’energia vengono in gran parte utilizzati per acquistare il combustibile fossile che consumiamo ogni giorno, alimentando le economie dei Paesi che ce lo vendono. Di conseguenza, solo una piccola parte dei guadagni che derivano dalla vendita dell’energia viene spesa per realizzare gli impianti e per retribuire le persone che vi lavorano.

Nel modello di business che sta alla base delle energie rinnovabili, invece, la maggior parte dei soldi viene utilizzata per realizzare e installare gli impianti, con una parte minore che serve a garantirne la manutenzione ordinaria. In questo modo, quindi, si avranno delle ricadute economiche e occupazionali esclusivamente a livello locale (acquisto dei materiali, manodopera, manutenzione e così via)

Inoltre, la maggioranza degli studi realizzati ritiene che il modello rinnovabile sia a più alta intensità di occupazione e che consenta di lasciare sul territorio una ricchezza maggiore e più diffusa. Già oggi, secondo le ultime stime del GSE, gli occupati a tempo pieno nel settore delle rinnovabili elettriche in Italia sono circa 40 mila, a cui si aggiungono oltre 50 mila occupati nel comparto delle rinnovabili termiche. 

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