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Smart city: la classifica delle città più "intelligenti" d'Italia

Scopriamo che cosa sono esattamente le smart cities, come funzionano e la classifica delle città d’Italia più smart

Sono diversi anni, oramai, che sentiamo parlare di smart city. Tuttavia, questo termine viene spesso utilizzato in modo improprio, facendo riferimento esclusivamente all'aspetto tecnologico. Una smart city, invece, è molto di più.

Cerchiamo quindi di capire insieme che cos’è esattamente una smart city, che caratteristiche ha e quali sono le città italiane più innovative in questo senso. 

Che cosa è una smart city

Come già accennato in precedenza, il termine smart city viene spesso utilizzato in modo vago e improprio. 

Per aiutarci a capire che cosa si intende esattamente per smart city arriva in nostro soccorso la Commissione Europea, che definisce la smart city come “un luogo in cui le reti e i servizi tradizionali sono resi più efficienti dall’uso di soluzioni digitali a beneficio dei suoi abitanti e delle imprese.

Una città intelligente va oltre l’uso delle tecnologie digitali per un migliore utilizzo delle risorse e minori emissioni. Significa reti di trasporto urbano più intelligenti, impianti di approvvigionamento idrico e di smaltimento dei rifiuti migliorati e modi più efficienti per illuminare e riscaldare gli edifici. Significa anche un’amministrazione cittadina più interattiva e reattiva, spazi pubblici più sicuri e un migliore soddisfacimento delle esigenze di una popolazione che invecchia”.

Il concetto di smart city va quindi oltre le innovazioni tecnologiche e racchiude in sé un nuovo modo di concepire la realtà urbana, improntata sul benessere dei cittadini, sulla sostenibilità e sull’efficienza delle risorse.

Mobilità sostenibile: a che punto siamo?

Caratteristiche e finalità delle smart cities

Tra le caratteristiche principali in grado di rendere una città smart, possiamo trovare:

  • l’utilizzo delle tecnologie IoT (Internet of Things) - grazie all’utilizzo di sistemi tecnologici connessi e integrati, infatti, è possibile gestire al meglio le risorse, ridurre le emissioni, sviluppare reti di trasporto urbano sostenibili, creare sistemi di approvvigionamento idrico e smaltimento dei rifiuti efficaci e studiare soluzioni più efficienti per l’illuminazione e il riscaldamento
  • il ricorso ad una mobilità intelligente e sostenibile – come bike sharing, car sharing, auto ibride e elettriche, ma non solo. È possibile anche gestire efficientemente gli spostamenti quotidiani dei cittadini, intervenire per gestire la circolazione delle automobili in modo dinamico, rendere più efficiente il trasporto pubblico, ridurre la congestione stradale e le emissioni e rendere “intelligente” la mobilità nelle città
  • l’attenzione all’inclusione sociale e l’interazione tra cittadini e amministrazioni - la partecipazione, il coinvolgimento, il dialogo, e soprattutto l’interazione tra cittadini e amministrazioni è un aspetto fondamentale; la smart city, infatti, è una città co-progettata, frutto di un processo partecipativo nel quale i cittadini diventano co-autori delle politiche pubbliche e partecipanti attivi nella pianificazione urbanistica e territoriale
  • l’adozione di una “smart governance” – ovvero modelli di governo improntati a dare centralità ai beni relazionali e comuni, sviluppando anche opportunità per favorire la partecipazione civica e operare con modalità totalmente trasparenti
  • il ricorso ad un modello di economia circolare – dove il riutilizzo, la condivisione, la riparazione, la rimessa a nuovo e il riciclo di materiali e prodotti esistenti permettono di ridurre i rifiuti e abbattere l’emissione delle sostanze considerate nocive per la salute delle persone e dell’ambiente.

Da economia lineare a economia circolare: una svolta in direzione della sostenibilità

La smart city è quindi una città sostenibile, innovativa ed efficiente, capace di migliorare la vita dei cittadini. Non solo un’area urbana in cui l’innovazione tecnologica garantisce una maggiore efficienza economica e una riduzione dei costi, ma anche un luogo caratterizzato dall’innovazione e dall’ottimizzazione dei servizi pubblici, dove gli spazi urbani sono più sicuri e in grado di soddisfare le necessità di tutta la popolazione, le forme di mobilità alternative prendono il posto di quelle tradizionali, il cittadino contribuisce in modo attivo alla politica pubblica e l’amministrazione cittadina è più interattiva e reattiva.

Smart city: gli esempi in Italia

È stata da poco presentata “ICity Rank 2021”, l’indagine sulla digitalizzazione delle città italiane di FPA, società del gruppo DIGITAL360. Questo studio valuta il posizionamento dei 107 comuni capoluogo italiani nell’indice di trasformazione digitale, restituendoci la fotografia sullo stato di digitalizzazione delle nostre città.

Il podio di ICity Rank 2021 conferma le stesse città dell’anno precedente, anche se in ordine leggermente diverso.

Al primo posto troviamo Firenze, in testa con 937 punti nell’indice di trasformazione digitale, potendo vantare risultati di eccellenza soprattutto nel campo degli open data, del wifi, di IOT e tecnologie di rete e delle app municipali, dove ottiene il massimo dei voti.

Nella classifica del 2021 Milano (al terzo posto nel 2020) è seconda con un punteggio di 878, evidenziando punti di forza in particolare negli open data, nei servizi online, e nell’indice di “apertura”.

Bologna chiude il podio, arrivando terza con 854 punti, grazie soprattutto ai risultati nei social e nell’IOT e tecnologie di rete.

La classifica continua con Roma Capitale, Modena e Bergamo, a pari merito al quarto posto, seguite da Torino al settimo posto. Trento si conferma ottava, seguita da Cagliari al nono posto, prima città del Mezzogiorno, e Parma a chiudere la top ten.

Subito dopo le prime dieci città, troviamo in graduatoria una serie di comuni – Reggio Emilia, Palermo, Venezia, Pisa, Genova, Rimini, Brescia, Cremona, Prato, Bari, Bolzano e Verona – che si distinguono per aver ottenuto buoni risultati e posizionamenti in tutti gli indici settoriali oggetto della ricerca (disponibilità online dei servizi pubblici, disponibilità di app di pubblica utilità, integrazione delle piattaforme digitali, utilizzo dei social media, rilascio degli open data, trasparenza, implementazione di reti wifi pubbliche e diffusione di tecnologie di rete). 

Ed è questa “innovazione di sistema” l’elemento che identifica le “città digitali”, come sottolinea Gianni Dominici, Direttore generale di FPA: “Le prime 22 città della classifica sono le ‘città digitali’, quelle che utilizzano in modo diffuso, organico e continuativo le nuove tecnologie nelle attività amministrative, nell’erogazione dei servizi, nella raccolta ed elaborazione dati, nell’informazione, nella comunicazione e nella partecipazione. Sono città che possono diventare ‘piattaforma’, creando le condizioni per lo sviluppo economico e sociale dei loro territori grazie al digitale. Nel gruppo più avanzato si trovano soprattutto grandi città del Nord, ma non mancano eccezioni di piccole dimensioni, come Pisa o Cremona, e alcune città del Sud, come Cagliari, Palermo o Bari, che dimostrano come un uso sapiente del digitale possa modificare le tradizionali geografie dell’innovazione”.

Dopo le prime 22 città, troviamo una fascia intermedia in cui si colloca la maggioranza dei capoluoghi italiani, che alternano posizionamenti alti o bassi a seconda dei settori: qui troviamo Pavia (23° posto), Siena (24°), Piacenza (25°), Napoli (26°), Lecce (27°), Vicenza (28°), Padova (29°), Ravenna (30°) e via via circa 60 città “in evoluzione” nel percorso di trasformazione digitale.

Chiudono la classifica Caltanissetta (88° posto), Potenza (89°), Fermo e Teramo (90°), Chieti (93°), Catanzaro (94°), Crotone e Benevento (95°), Cosenza e Rieti (97°), Trapani (99°), Caserta (100°), Nuoro (101°), Foggia (102°), Agrigento (103°), Avellino (104°), Carbonia (105°), Isernia (106°) ed Enna al 107°.

Dalla ricerca emerge che “i capoluoghi meridionali evidenziano un ritardo nella trasformazione digitale, collocandosi con più frequenza nella fascia bassa delle graduatorie. Confrontando il punteggio medio delle città del Mezzogiorno con quello nazionale si vede uno scarto complessivo di circa il 25%, che supera il 40% in ambiti come gli open data e le reti di wifi pubblico. Ma qualcosa si muove anche al Sud: oltre a Cagliari al 9° posto, troviamo Palermo al 12°, con il massimo dei voti nell’ambito degli Open Data, al pari di Milano e Pisa, e in ottima posizione nelle classifiche settoriali che riguardano apertura e servizi online. E al 20° nella classifica generale, c’è Bari, che eccelle soprattutto nell’apertura e nei servizi online. Da segnalare anche il recupero di Napoli, 26°posto, che scala 11 posizioni grazie al massimo dei voti nelle app municipali e il buon piazzamento nei social, e di Messina, che passa dall’89°posto del 2020 al 62°attuale, salendo di quasi 30 posizioni”.

“Entriamo nella fase di attuazione del PNRR che ha definito una visione strategica del futuro fondata sulla trasformazione digitale, e in questa fase sarà fondamentale il ruolo delle realtà urbane – conclude Andrea Rangone, Presidente di DIGITAL360 -. Le città oggi sono le porte di ingresso per la partecipazione attiva, autonoma e responsabile di cittadini e imprese, in un momento in cui serve il massimo coinvolgimento di tutti. Le realtà più innovative vanno messe in condizione di sfruttare al massimo le loro capacità, mentre le più statiche dovranno essere sostenute per riattivarne le capacità di innovazione”.

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