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L’evoluzione di Tinder per la sicurezza degli utenti

La casa madre di Tinder, Match Group, ha appena stipulato un accordo con la no-profit Garbo, che si occupa di raccogliere i dati per prevenire la violenza di genere

340 milioni di download dal 2012.190 nazioni coinvolte. 30 miliardi di coppie create. Tutti sanno cos’è Tinder, anche coloro che non frequentano questa app di dating.

E tutti avrebbero previsto un suo potenziale fallimento, dopo il lockdown mondiale nel 2020. Ma così non è stato, prova ne è che in un singolo giorno di marzo, l’app ha raggiunto i 3 miliardi di swipe (lo scorrimento dei potenziali partner cui dare o meno la preferenza) e un incremento di utenti del 15,3%, dimostrandosi un’ottima compagna con cui trascorrere un momento delicato come quello che abbiamo vissuto.

Ovviamente l’utilizzo di Tinder durante la pandemia è cambiato: non più un ponte tra la conversazione digitale e quella fisica, dal momento che l’interazione face to face non sarebbe stata possibile, ma pura e semplice conoscenza e, chissà, speranza da parte degli utenti di rivedersi in futuro. Oggi, con le riaperture graduali avvenute in buona parte del mondo, anche l’attività post-match (ossia l’incontro fisico vero e proprio tra gli utenti, seppur con le dovute limitazioni) è pronta per riprendere il suo corso. E a supporto di questa ripartenza, l’utente Tinder dovrà (o meglio potrà) fare i conti con importanti novità.

La collaborazione con Garbo

La casa-madre di Tinder, Match Group (che controlla anche le app di dating Hinge, Match e OkCupid), ha annunciato di aver stretto un accordo di collaborazione con Garbo, una no-profit che si occupa di raccogliere i dati relativi ai precedenti penali (e non solo) delle persone, con lo scopo di consentire all’utente di Tinder di verificare la fedina della persona che sta per incontrare. Tali informazioni si potranno reperire attraverso il nome di battesimo e il numero di telefono, ossia una volta che l’incontro è diventato un po’ più importante e decisivo del semplice match, e quindi che preveda un'interazione fisica.

L'obiettivo generale di Garbo è lavorare con le categorie più a rischio in questo momento storico (donne, persone di colore e persone LGBT) per proteggerle dalla violenza di genere. La fondatrice di Garbo, Kathryn Kosmides, è essa stessa sopravvissuta ad una violenza e questa volontà di fare luce sui registri pubblici delle persone è una vocazione che mira a prevenire queste spiacevoli ripercussioni, tuttora all’ordine del giorno. "Crediamo fondamentalmente che l'accesso ai registri pubblici debba essere gratuito, se non molto, molto basso", ha affermato la Kosmides.

Dubbi e perplessità

Su questo servizio utile alla comunità però non sono ancora stati forniti informazioni essenziali: in che modo, per esempio, la funzione  Garbo verrà integrata in Tinder? Inoltre, ci saranno dei costi? E saranno accessibili? L’unica informazione pervenuta al momento è che il binomio Garbo/Tinder non eseguirà automaticamente controlli sugli utenti, mediante la loro iscrizione: la società non ha necessariamente informazioni sufficienti per farlo e non mira a diventare un archivio di dati sensibili. È quindi molto probabile che si risolva con un consenso di rilasciare informazioni su nomi e numeri di telefono incontrati navigando sull’app.

Questo consenso di informazioni potrebbe non essere del tutto condiviso dagli utenti e pubblica opinione (non dimentichiamo la scia di polemiche causate dall'app Immuni), ma la non obbligatorietà e la motivazione sociale di fondo potrebbe essere un punto a favore per Tinder e Garbo.

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