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Acquistare caffè con le criptovalute: il caso Caffè Barbera

150 anni di onorata attività, esportazione in quasi 60 paesi, fatturato di 15 milioni di euro. Oggi nota per aver adottato anche il sistema blockchain

In principio Caffè Barbera era una semplice e piccola torrefazione, creata nel 1870 per volere di Domenico Barbera, soprannominato “il mago del caffè” per la sua abilità nel tostare il caffè all’alba con una piccola tostatrice a carbone. In seguito alla morte di Domenico e al disastroso terremoto avvenuto a Messina nel 1908, l’attività viene completamente ridimensionata dal figlio Antonio, facendola divenire un vero e proprio punto di riferimento per la fornitura di caffè in Sicilia e Calabria.

Dal boom economico a oggi l’azienda non si è mai fermata. Anzi: è una realtà in continua innovazione, forte dell’esportazione dei propri prodotti quasi in 60 paesi del mondo e con un fatturato nel 2021 di 15 milioni di euro.

L’utilizzo delle criptovalute

Il caffè di Caffè Barbera è il primo nel settore ad accogliere le criptovalute nel proprio e-commerce. Una scelta – come ha dichiarato Elio Barbera, Managing Director dell’azienda - che il mercato ha saputo premiare anche al di là delle più rosee aspettative.

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E che ha portato ad ampliare ancora di più la propria offerta: “Grazie all’implementazione di un protocollo blockchain decentralizzato in grado di validare la nostra preziosa filiera e dimostrare ai nostri consumatori il lungo viaggio del caffè, dalla piantagione alla tazzina, abbiamo posto l’accento su un aspetto per noi fondamentale: rendere noto a tutti l’impatto positivo che una politica condivisa tra tutti gli attori della filiera può avere sulla società e sull’ambiente”, ha continuato Elio Barbera.

In piantagione grazie al QR CODE

Un altro esempio di come l’azienda stia ponendo al centro del proprio posizionamento l’apporto tecnologico è l’utilizzo del QR Code su alcuni dei propri prodotti, come ad esempio “Miscela Clean Up”, “Blue Baron Java” ed “Etiopia Sidamo”. Scansionando il QR code con il proprio smartphone, il consumatore potrà scoprire i luoghi e i volti di chi si sta occupando della buona riuscita del caffè Barbera. In tempo reale verranno condivise tutte le informazioni sulla lavorazione del caffè, con immagini della piantagione specifica, dei profili degli agricoltori e dei certificati di qualità. Un metodo che immette il consumatore nell’atto della produzione, fianco a fianco con gli altri soggetti coinvolti.

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A sostenere questa complessa operazione c’è Trackgood, una software house neo zelandese che si occuperà del processo di tracciabilità e trasparenza attraverso il protocollo blockchain e fornirà al cliente una reale consapevolezza sulla sostenibilità del prodotto.

Ne è passato di tempo da quella piccola tostatrice a carbone del fondatore Domenico. Ma la volontà di stupire e regalare “magia” non è mai cessata, malgrado i 150 anni di attività.

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