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Giovedì, 18 Aprile 2024
EARTH DAY

Nel 2030 oltre il 47% della popolazione vivrà in zone a stress idrico

Un report di UNWater ha fornito dei dati pressoché allarmanti. A una domanda sempre più alta non corrisponde una risposta adeguata e ciò potrà portare ad uno storico esodo

Secondo un report elaborato da UNWater, ente coordinatore delle Nazioni Unite e delle organizzazioni internazionali sui temi relativi all'acqua e ai servizi igienico-sanitari, nel 2030 il 47% della popolazione mondiale vivrà in zone ad elevato stress idrico.

Alla base di questa profezia un dato drammatico: la domanda di acqua è cresciuta a livello globale più del doppio del tasso di aumento della popolazione nell'ultimo secolo. Per questo motivo, in molte zone della Terra è sempre più difficile beneficiare di un accesso idrico sicuro.

Sempre secondo UNWater, nel 2030 la mancanza di acqua nei luoghi più aridi della Terra potrebbe provocare lo spostamento di un numero considerevole di persone: dai 24 ai 700 milioni, a seconda dell’intensità del problema. Un vero e proprio esodo climatico mai visto prima.

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Le cause dello stress idrico                                                          

Ma perché c’è crisi d’acqua? Come accade molto spesso quando si parla di cambiamenti climatici, le cause sono molteplici. Una su tutte è legata allo sfruttamento agricolo: il settore dell’agricoltura utilizza circa il 70% dell’acqua dolce del Pianeta, sprecandone circa la metà in sistemi di irrigazione.

Un’altra causa deriva dall’utilizzo di pesticidi e sostanze chimiche, che rendono l’acqua inutilizzabile.
Per non parlare dello spreco quotidiano che avviene nella case di tutti noi utilizzando in modo non consapevole l'acqua corrente.

Solo in Italia sprechiamo circa 104.000 litri di acqua al secondo, l'equivalente di 9 miliardi di litri al giorno.

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I dati: 2 miliardi di persone senza acqua

Ad oggi oltre due miliardi di persone non hanno accesso ad una fonte di acqua sicura e questi numeri, a causa dei problemi climatici, sono destinati ad aumentare.      

Il raggiungimento di un equo, corretto e partecipato accesso all’acqua attraverso la fornitura di acqua potabile e servizi igienico-sanitari è al sesto posto nella lista degli obiettivi dell’Agenda 2030. Una posizione discutibile e forse da rivedere.

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