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Venerdì, 29 Marzo 2024
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La guerra allo spreco: il primo passo verso la sostenibilità ambientale

Non più solo cibo: il campo di battaglia si allarga ai vestiti

La società dei consumi non ha mai fatto segreto di uno dei suoi risvolti più negativi: lo spreco. I dati raccolti nell'ultima ricerca firmata dalle Nazioni Unite sono terrificanti: Il 17% del cibo disponibile al consumo nel mondo viene sprecato, un fenomeno che tocca tutti i paesi al di là della loro ricchezza. A buttare cibo per la maggior parte sono le famiglie che scartano l'11% di alimenti, mentre servizi e punti vendita al dettaglio ne sprecano rispettivamente il 5% e il 2%. A livello globale vengono gettati 121 chilogrammi di cibo a testa l'anno, con 74 chilogrammi a livello familiare. Uno spreco che ha sostanziali impatti ambientali, sociali e economici. Ma il problema non è limitato al settore alimentare: i numeri relativi allo spreco nell'industria degli indumenti sono altrettanto preoccupanti. Attualmente il settore funziona secondo un modello lineare, responsabile di circa il 10% delle emissioni globali di gas serra. La cultura della moda usa e getta perpetua il problema, con il consumatore medio che scarta i vestiti dopo un utilizzo di sole 7 o 8 volte. Inoltre l’attuale produzione di massa di abbigliamento e il modello di business imperfetto con cui operano la stragrande maggioranza dei marchi di moda stanno creando un’enorme quantità di stock in eccesso. Non è venduta sul mercato ma segretamente bruciata negli inceneritori di tutto il mondo. Con il risultato di sprecare migliaia di tonnellate di vestiti perfettamente buoni. Non è difficile immaginare quali ricadute tutto questo comporti per l'ambiente, l'economia e la società.

Fortunatamente negli ultimi anni, complice un'attenzione maggiore a livello globale per i problemi di sostenibilità ambientale, stanno prendendo vita in tutto il mondo associazioni e attività che pongono la guerra allo spreco come loro obiettivo principale. Queste nuove realtà sono numerose soprattutto nel campo del cibo. Esistono per esempio applicazioni che permettono di comprare a prezzi molto convenienti il cibo invenduto della giornata che altrimenti andrebbe buttato. In Italia la più usata è Toogoodtogo: nata in Danimarca nel 2015 con l’impegno di salvare il cibo, sensibilizzare la società sulle problematiche inerenti lo spreco alimentare e preservare l’ambiente, è attiva in Italia da marzo 2019. L’applicazione per smartphone permette ai commercianti e ai ristoratori di mettere in vendita a prezzi ridotti il cibo invenduto a fine giornata e ai consumatori di acquistare “Magic Box” a un terzo del prezzo di vendita, impegnandosi quotidianamente nella lotta contro lo spreco alimentare.

Nel mondo della moda la guerra agli sprechi si declina in diverse forme, ma tutto ruota intorno al concetto di “collaborative fashion consumption” (CFC o consumo collaborativo di moda), un paradigma teorico che comprende varie forme di consumo di moda più sostenibile. Condivisione, affitto, leasing, prestito, circuiti di scambio o di acquisto di abbigliamento di seconda mano: tutte queste modalità permettono al consumatore di entrare in possesso di capi già esistenti. Questo nuovo modello di business viene incontro alla sensibilità dei consumatori più giovani sempre più interessati al tema della sostenibilità e alla salvaguardia del pianeta. L'idea che sta alla base di questa pratica è quella di promuovere l'utilizzo dei prodotti e non il loro possesso.

La guerra allo spreco è di fondamentale importanza per un futuro più sostenibile e ognuno è chiamato a fare la sua parte.

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