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Prodotti dagli scarti delle mele: il caso Frumat

La storia di Frumat, azienda fondata a Bolzano nel 2009 e della similpelle vegana, prodotto creato dagli scarti delle mele

E se tra qualche anno i nostri vestiti e accessori fossero ricavati dalla frutta? A quanto pare, non è una semplice ipotesi, ma una possibilità reale e concreta. L’innovazione naturale della Frumat di Bolzano sta tutta qui dentro: il loro è un procedimento brevettato ed ecologico, adattabile a diversi usi e ottenuto fino al 50% dagli scarti delle mele. Sembra alquanto bizzarro, eppure l’iniziativa si è rivelata vincente: l'azienda oggi trasforma, a partire dalle bucce di mele, circa 30 tonnellate di prodotto al mese per realizzare accessori, vestiti, calzature e arredi.

E dire che la ricerca di Frumat era iniziata dapprima con gli scarti dell’uva e successivamente con i mirtilli rossi importati dal Canada. Curioso pensare che il successo era proprio davanti al naso dell’azienda, se contiamo che le mele dell’Alto Adige sono tra le più prelibate. Così dagli scarti è nata la cartamela, un prodotto in pura cellulosa ottenuto dalle bucce e dalla spremitura dei frutti. Una carta non patinata utilizzata per il packaging di prodotti quali tovaglioli e fazzoletti.

Mele del territorio

Oggi, la produzione imponente di prodotti realizzati con gli scarti delle mele, ha portato a un successo davvero notevole in diverse zone del mondo: dal Giappone alla California, passando per la Germania, la Svizzera e la Francia, la similpelle vegana e cruelty free è una realtà consolidata.

“Il procedimento– ha spiegato Hannes Parth, CEO dell’azienda – è brevettato ed ecologico: si ottiene fino al 50% dagli scarti delle mele provenienti da Bolzano, da cui ricaviamo un impasto denso composto di fibre applicato su un tessuto di supporto”.

Breve storia di Frumat

Frumat nasce nel 2009 a Bolzano ma non presenta sin da subito uno spiccato interesse nei confronti della frutta. Tutt’altro: l’azienda è inizialmente un piccolo laboratorio di analisi chimiche che si poneva l'obiettivo di creare materia prima dai rifiuti biologici, quando ancora la sostenibilità non era un’aspirazione ricercata dai grandi brand, o dai cittadini in generale. Poi sono arrivati gli scarti dell’uva, i mirtilli rossi, non con risultati eccellenti. E infine, l’intuizione delle mele, rimaste accidentalmente su un tavolo di riunione e osservate il giorno successivo.

Oggi Frumat si occupa della ricerca e sviluppo del prodotto, che viene costantemente aggiornato, e della sua commercializzazione. La produzione viene affidata a imprese del territorio a cui viene insegnato il procedimento per ottenere la "pelle vegetale”. Un segreto di dominio pubblico, per realizzare nel piccolo l’obiettivo cui tutti noi siamo chiamati, da sempre: vivere in un mondo migliore.

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