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Cos’è il “riciclaggio di bestiame” e qual è il suo legame con la deforestazione in Amazzonia

Alcuni supermercati europei stanno già iniziando a boicottare la carne associata a questo fenomeno

Alcuni supermercati europei stanno iniziando a combattere il cosiddetto “riciclaggio di bestiame”, boicottando la carne legata alla deforestazione dell’Amazzonia. Tra i supermercati che hanno già deciso ci sono Sainsbury’s, la seconda maggiore catena britannica, Carrefour e Delhaize in Belgio, Lidl Olanda e Auchan in Francia.

I principali capi d’accusa sono tre fra le multinazionali più quotate al mondo: Jbs, Marfrig e Minerva.

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L’accusa di “riciclaggio di bestiame”

A capo di questa decisione, un’indagine condotta da Reporter Brasil e Mighty Earth, Ong con base a Washington. Tale indagine ha come contenuto una forte accusa nei confronti del gruppo Jbs, il più grande esportatore di carne al mondo, colpevole di aver indirettamente acquistato bovini da aree deforestate illegalmente. Alcuni capi allevati su un appezzamento di terreno disboscato illegalmente sono stati venduti a un’azienda agricola legittima, che a sua volta li ha ceduti all’industria alimentare. Il termine “riciclaggio di bestiame” significa proprio questo: il tentativo di nascondere l’origine del bestiame proveniente da un’area deforestata.

I supermercati che hanno boicottato

Non tutti i supermercati europei hanno boicottato questo sistema allo stesso modo. Albert Heijn, la più grande catena di supermercati olandese, ha annunciato che chiuderà tutti i rifornimenti dal Brasile. Sempre in Olanda, la Lidl ha adottato una misura ancora più significativa: dal 2022 ha smesso di vendere qualsiasi tipo di carne bovina originaria dal Sud America. Carrefour in Belgio ha affermato di voler aumentare la sorveglianza in tutti i Paesi in cui opera e Sainbury’s ha chiesto ai propri esportatori maggiore trasparenza. Ma queste azioni hanno già un impatto fondamentale.

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La difesa delle multinazionali

I tre più importanti gruppi di esportazione si sono difesi a loro modo. Jbs, per esempio, numero uno mondiale nell’esportazione di carne ha dichiarato per tutta risposta di aver bloccato oltre 14mila fornitori. Marfrig, il numero due dell’esportazione, ha assicurato di avere adottato dei forti rigidi di controllo sull’acquisto di bestiame. Minerva, leader in Sudamerica, ha dichiarato che i fornitori citati nel dossier di Reperter Brasil e Mighty Earth non sono presenti nel proprio elenco fornitori, ribadendo la propria estraneità al tema del “riciclaggio di bestiame”.

Qualche dato sulla deforestazione

Il Brasile, il paese con il tasso più alto di esportazione di carne al mondo (25%), ha perso nel giro di tre anni oltre 30mila chilometri quadrati di foresta amazzonica: per intenderci, un’area grande quanto il Belgio. Questa distruzione coincide con l’incarico di Jair Bolsonaro, avvenuto nel 2019. Tutto ciò è avvenuto in maniera molto rapida: solo nel 2021 sono stati rasi al suolo 13.200 chilometri quadrati di foresta pluviale, con un balzo del 22% rispetto all’anno precedente.

Amazzonia in pericolo: cosa, e chi, minaccia il polmone verde del mondo

L’Europa è considerata uno dei maggiori colpevoli della deforestazione al mondo, seconda solo dalla Cina. Secondo il Wwf, nel 2017 l’Unione Europea, attraverso il commercio, ne è responsabile per il 16%.

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