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Problema del fumo in Italia: con “Sfumature” per un confronto costruttivo

Una campagna informativa dà risposte a fumatori adulti su come dire addio alle sigarette

In molti lo ricorderanno: era il 2003 quando la legge Sirchia introduceva in Italia il divieto di fumo al chiuso, per tutelare la salute dei non fumatori e disincentivare i fumatori.

Il mondo e la società, in questi vent’anni, sono certamente cambiati, passando attraverso trasformazioni ed evoluzioni importanti: passi avanti in termini di innovazione e tecnologia.

Lasciamo parlare le cifre

Eppure, i numeri parlano chiaro: in questi anni, il numero dei fumatori è rimasto sostanzialmente stabile, passando dal 26,6% del 2002 al 24,2% del 2022 (Fonte: Istituto Superiore di Sanità su rilevazione dati DOXA). Una differenza che, in termini assoluti, non si dimostra tale, nel momento in cui si tiene conto anche dell’aumento della popolazione totale.

Ma parlando in cifre, altri dati risultano significativi:

  • nel nostro Paese i fumatori sono 12,4 milioni, pari al 24,2% della popolazione (Dato ISS, 2022).
  • tra chi inizia prima dei 18 anni, il 98% lo fa con sigarette tradizionali (Indagine Eurobarometro).
  • nell’ultimo anno, i centri antifumo hanno ricevuto 8.500 chiamate, pari a meno dell’1% dei fumatori.
  • solo il 9,6% di chi prova a smettere, mantiene le buone intenzioni per più di sei mesi.

Insomma, cambiare rotta, quando si tratta di fumo, è complicato, poiché è una delle abitudini più difficili da abbandonare.

Sfumature: una campagna che offre nuove risposte a un vecchio problema

La necessità di stimolare un confronto e un dibattito ampio e libero da preclusioni sul tema del fumo, anche sull’esempio di quanto avviene in altri Paesi, ha portato, nel 2022 alla nascita di Sfumature, campagna di informazione di Philip Morris Italia, che prende le mosse da una semplice domanda: “Come risolvere un problema complesso come quello del fumo e accelerare il declino delle sigarette in Italia?”

Si è compreso che, esplorando approcci diversi si possono individuare risposte nuove per questo vecchio problema, tuttora irrisolto: da un lato, considerando tutte le sfumature e le nuove soluzioni tecnologiche disponibili, dall’altro guardando ai risultati ottenuti in altri Paesi.

Oltre alla prevenzione e alla cessazione c’è un’altra strada possibile per i fumatori adulti che non smettono, quella rappresentata dal principio di riduzione del danno.

Quest’ultima, infatti, è proprio la strada che alcuni Paesi nel mondo stanno integrando agli approcci più tradizionali (prevenzione e cessazione), ottenendo i migliori risultati nel contrasto al fumo.

Principio di riduzione del danno: ecco gli esempi degli altri Paesi

Il Regno Unito, da sempre in prima linea nelle politiche basate sulla riduzione del danno, da tempo include i dispositivi senza combustione tra le soluzioni disponibili per chi non smette di fumare, riuscendo al contempo a minimizzare il rischio di iniziazione per chi non ha mai fumato. Il risultato è una riduzione dei fumatori di sigarette molto superiore che nel resto d’Europa: il calo del 4% registrato dal 2014 al 2020, supera, infatti, quello del 2% registrato in Europa nello stesso periodo.

La Nuova Zelanda, adottando il principio della riduzione del danno, ha mostrato come l’utilizzo di sigarette sia diminuito negli ultimi anni più rapidamente che nella vicina Australia, dove sono state adottate, invece, politiche più restrittive.

Il Giappone ha registrato un calo del 7% nel consumo di sigarette in pochi anni, dopo lo spostamento verso i prodotti a tabacco riscaldato.

Così come la Svezia, che ha già quasi raggiunto l’obiettivo dell’OMS di ridurre la prevalenza al di sotto del 5%, grazie al passaggio di una significativa percentuale di fumatori di sigarette allo snus o alle bustine contenenti nicotina.

Più informazioni per aiutare chi non riesce a smettere

Ma il vero problema al centro della questione sembra essere quello di una carenza di informazione riguardo alle possibili alternative alle sigarette.

Lo dimostra l’Indagine Eurispes “I fumatori italiani: abitudini, opinioni e tendenze”, che rileva proprio la necessità di avere maggiori informazioni a riguardo. Tale indagine, realizzata in collaborazione con Philip Morris Italia mostra che l’86,8% degli intervistati pensa che lo Stato dovrebbe permettere ai cittadini di essere informati dell’eventuale esistenza di prodotti meno dannosi. Il 69,1% sostiene anche la promozione di campagne informative dedicate.

La stessa necessità emerge da un’ulteriore indagine, condotta da Censis, con il contributo di Philip Morris Italia, su circa 1.300 fumatori italiani maggiorenni.

Considerando questi dati, appare necessario, di conseguenza, applicare un’inversione di tendenza, per non lasciare soli i fumatori adulti che non smettono di fumare.

Cosa emerge, dunque, dai diversi studi e dalle indagini effettuate?

Innanzitutto che la migliore soluzione al problema del fumo rimane non cominciare affatto, o smettere del tutto il prima possibile per chi ha già iniziato. In secondo luogo, risulta fondamentale e doveroso sostenere e dare risposte a quei fumatori adulti che non smettono comunque di fumare.

Chiunque volesse partecipare e restare informato riguardo al problema del fumo in Italia può seguire la campagna Sfumature, iscrivendosi alla newsletter e sui social media.

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