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Giovedì, 25 Aprile 2024
Società

Crisi da coronavirus: bambini a rischio povertà educativa e famiglie sempre più in difficoltà

L’allarme di Save the Children su bambini e adolescenti “intrappolati” tra crisi economica e contrazione delle opportunità educative, mentre le famiglie sono sempre più impoverite

Circa 1 minore su 5 incontra oggi maggiori difficoltà a fare i compiti rispetto al passato e, tra i bambini tra gli 8 e gli 11 anni, quasi 1 su 10 non segue mai le lezioni a distanza o lo fa meno di una volta a settimana. E poi ci sono gli adulti: circa 1 genitore su 20 ha paura che i figli debbano ripetere l’anno, nonostante le disposizioni ministeriali lo vietino, o teme possano lasciare la scuola (tra le famiglie con maggiori difficoltà economiche queste preoccupazioni riguardano quasi 1 su 10 e 1 su 12).

Save the Children torna a mettere in guardia sul futuro dei più giovani con il rapporto “Riscriviamo il Futuro. L’impatto del Coronavirus sulla povertà educativa” che include l’inedita indagine realizzata dall’istituto di ricerca 40 dB su un campione di oltre 1000 bambini e ragazzi tra gli 8 e i 17 anni e i loro genitori , che include un 39,9% del totale che è in condizioni di fragilità socio-economica anche a causa della Crisi Covid19

Bambini e ragazzi rischiano di rimanere indietro, intrappolati tra una povertà materiale crescente a causa dell’emergenza coronavirus in Italia e la mancanza di opportunità educative, le difficoltà nella didattica a distanza e il mancato accesso alle attività educative extrascolastiche, motorie e ricreative. Senza motivazione e competenze scolastici, per molti di loro l’isolamento potrebbe portarli ad abbandonare gli studi. E le famiglie si ritrovano a fare i conti con questa situazione e vedono scenari preoccupanti per il futuro. Quasi la metà delle famiglie con maggiori fragilità (45,2%) vorrebbe “le scuole aperte tutto il giorno con attività extrascolastiche e supporto alle famiglie in difficoltà”, opzione che comunque è gradita dal 39,1% dei genitori intervistati. D’altronde sei genitori su dieci (60,3%) ritengono che i propri figli avranno bisogno di supporto quando torneranno a scuola data la perdita di apprendimento degli ultimi mesi.

Dal report emerge una fotografia della povertà educativa che si alimenta, in un circolo vizioso, con quella della crisi economica che ha impoverito ulteriormente le famiglie. Quasi 1 genitore su 7 (14,8%), tra quelli con una situazione socio-economica più fragile, ha perso il lavoro definitivamente a causa dell’emergenza Covid-19, oltre la metà lo ha perso temporaneamente, mentre più di 6 su 10 stanno facendo i conti con una riduzione temporanea dello stipendio, al punto che rispetto a prima del lockdown la percentuale di nuclei familiari in condizione di vulnerabilità socio-economica che beneficia di aiuti statali è quasi raddoppiata, passando dal 18,6% al 32,3%. Si tratta di genitori che, nel 44% dei casi, sono preoccupati di non poter tornare al lavoro o cercarne uno perché i figli non vanno a scuola e non saprebbero a chi lasciarli. 

L’indagine, svolta su un campione di oltre mille famiglie e minori, viene rilasciata in occasione del lancio della nuova campagna “Riscriviamo il futuro” per offrire educazione, opportunità e speranza ai bambini, alle bambine e agli adolescenti che vivono nei contesti più deprivati del Paese e per chiedere al Governo, al Parlamento, alle Regioni e a tutte le istituzioni locali di riscrivere il futuro dell’Italia e aiutare i bambini a uscire dalla povertà educativa con un Piano straordinario per l’infanzia e l’istituzione di una unità di missione che ne garantisca l’attuazione. 

Bambini e ragazzi a rischio povertà educativa (sempre di più)

"Non possiamo permettere che l'epidemia di Covid-19 in pochi mesi tolga ai bambini e agli adolescenti in Italia opportunità di crescita e sviluppo. Dobbiamo agire subito per non privarli del loro futuro. L’educazione, formale e non, rappresenta per i nostri bambini l’ancora di salvezza per avere opportunità nel presente ma soprattutto per garantire la libertà di scegliere il proprio futuro, specie nei contesti più svantaggiati”, dice Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children Italia. L’organizzazione ha deciso di incrementare il proprio intervento in Italia in questo momento. “Il nostro Paese deve ripartire dai bambini, quelli più vulnerabili - afferma Fatarella - Lavoreremo in collaborazione con il sistema scolastico, incrementeremo le opportunità di sviluppo attraverso attività extrascolastiche e, dove necessario, prenderemo in carico i nuclei familiari in difficoltà economica per accompagnarli ad una nuova autonomia. Ora più che mai è necessario un impegno collettivo che veda tutti coinvolti – cittadini, famiglie, scuole, terzo settore, aziende e istituzioni - per una ripartenza che identifichi i diritti dei minori come bussola per intervenire nel presente e riscrivere il futuro”. 

Per quei bambini e adolescenti che vivono ai margini (ma non solo per loro), secondo Save the children esiste un pericolo concreto di un forte incremento della povertà educativa, già ampiamente diffusa in Italia prima della crisi. Ragazzi che potrebbero essere lasciati indietro nell’apprendimento e nello sviluppo delle proprie capacità, rimanere isolati e perdere fiducia e motivazione in se stessi e nello studio, con il pericolo concreto di abbandonare il loro percorso scolastico, fenomeno che riguarda già nel nostro paese il 13,7% dei ragazzi. Una circostanza che riguarda tutto il Paese, da Nord a Sud. A causa della crisi le povertà preesistenti si sono acuite o se ne sono sviluppate di nuove, con molte altre famiglie che si sono trovate improvvisamente in difficoltà. Un isolamento che riguarda anche le attività extrascolastiche, così come quelle sportive e motorie all’aperto, e che già prima della crisi facevano registrare alti indici di povertà educativa, se pensiamo che nel nostro Paese normalmente più di 4 ragazzi su 10 non fanno sport e quasi 1 su 2 non legge un libro non scolastico. 

La crisi che pesa sulle famiglie

Dei circa 9,5 milioni di lavoratori a marzo non hanno potuto lavorare, 3,7 milioni vivono in famiglie monoreddito, di cui la metà con figli a carico e che quindi hanno visto venire meno l’unica entrata economica. Il rapporto di Save the Children sottolinea come 1 milione di bambini in più oggi rischiano di scivolare nella povertà assoluta, andandosi così ad aggiungere agli attuali 1,2 milioni di minori attualmente certificati in condizioni di povertà assoluta ed innalzando la percentuale dall’attuale 12% sino al 20%.

Le conseguenze economiche del Covid-19 pesano concretamente sulla vita delle famiglie: quasi la metà di tutte le famiglie con bambini tra gli 8 e i 17 anni intervistate (44,7%) ha dovuto ridurre le spese alimentari e il consumo di carne e pesce (41,3%). Un dato ancora più allarmante se si considera che prima del lockdown il 41,3% delle famiglie più fragili beneficiava del servizio di mensa scolastica per i propri figli e per quasi tutti loro (40,3%) questo servizio era esente o quasi da pagamenti. Una famiglia su tre (32,7%) ha dovuto rimandare il pagamento delle bollette e una su quattro (26,3%) anche quello dell’affitto o del mutuo. Il 21,5% delle famiglie non ha potuto comprare medicinali necessari o ha dovuto rinunciare alle cure mediche necessarie per mancanza di soldi. Una famiglia su cinque ha dovuto ricorrere a prestiti economici da parte di familiari o amici e il 15,5% ha dovuto fare conto su aiuti alimentari.

Sempre secondo l’indagine, per le famiglie più fragili dal punto di vista socio-economico, gli aiuti da parte dello Stato sono quasi raddoppiati: era il 18,6% dei genitori a beneficiarne prima delle restrizioni dovute al Covid e il 32,3% durante il lockdown, dato che include il reddito di cittadinanza e altri supporti da parte di amministrazioni pubbliche.   

L'appello al Governo e alla istituioni per aiutare i bambini

Save the Children ha diffuso anche un Manifesto per chiedere al Governo, al Parlamento, alle Regioni e a tutte le istituzioni locali, di riscrivere il futuro dell’Italia e aiutare i bambini a uscire dalla povertà educativa. Oltre cento nomi noti del mondo della cultura e dello spettacolo, della musica e del giornalismo, dell’impresa e dello sport hanno già sottoscritto il manifesto.

"Con questa campagna abbiamo voluto lanciare alle istituzioni un messaggio di forte richiamo alle responsabilità di guardare non solo al presente ma anche a quello che sarà il nostro Paese quando, auspichiamo, l’emergenza sanitaria sarà un ricordo. Al nostro manifesto-appello hanno aderito tantissime personalità autorevoli. E speriamo che tanti altri lo facciano: abbiamo di fronte una pagina bianca e possiamo decidere cosa scriverci, ma se in questa ripartenza non saremo capaci di mettere al centro bambine, bambini e adolescenti, avremo perso un’occasione fondamentale per scrivere un futuro migliore non solo per loro ma per l’intero Paese”, spiega Daniela Fatarella. 

L’organizzazione già nella prima fase dell’emergenza ha avviato il progetto “Non da soli”, che ha raggiunto quasi 57mila beneficiari ed è impegnata ora con un nuovo progetto con cui conta di raggiungerne 100mila in trenta quartieri deprivati di città e aree metropolitane. Un progetto dedicato ai bambini e adolescenti dagli 0 ai 17 anni nei territori più svantaggiati, per combattere il “learning loss”, la povertà materiale e supportare il ritorno a scuola dei minori.

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