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Sabato, 20 Aprile 2024
T3 Basilicata

Azienda Maurizio Placido: produzioni di vino autoctone e agricoltura 4.0

Con T3 Innovation l'azienda, che produce senza l’uso di pesticidi o altri prodotti della chimica di sintesi, sta lavorando per lo sviluppo sperimentale di una soluzione tecnologica capace di monitorare i parametri agronomici dei vigneti

Una laurea in informatica riposta nel cassetto per inseguire il sogno d’infanzia, quando per diletto aiutava sua nonna in vigna e in cantina, sperimentando l’effetto dei mosti in fermentazione. Maurizio Placido nel 2012 torna a prendere in mano i terreni di famiglia e impianta il suo vigneto, un ettaro impegnato per la varietà di uva Aglianico, nel nord-ovest della Basilicata in provincia di Potenza, dove il suolo vulcanico, le forti escursioni termiche, le altitudini collinari sono l’ingrediente primario di questa varietà così apprezzata.

L'Aglianico del Vulture è un vino rosso ottenuto da uve del vitigno Aglianico coltivato nella zona del Vulture, che nel 1971 ha ottenuto il riconoscimento della denominazione di origine controllata (DOC) e nel 2010 la denominazione di origine controllata e garantita (DOCG) come Aglianico del Vulture Superiore. Maurizio Placido, come si è evoluta la sua attività?
Ho impiantato l’Aglianico secondo il disciplinare doc nel 2012 e ha iniziato a dare i suoi frutti negli anni seguenti, scegliendo poi di convergere con altri due viticoltori della zona in una società, Ripanero, nella quale conferiamo le nostre uve così da trasformarle e commercializzarle. Ho preferito scegliere dei prodotti autoctoni che oggi produco con metodi completamente naturali, senza l’uso di pesticidi o altri prodotti della chimica di sintesi, infatti l’anno prossimo conto di ottenere la certificazione di attestazione biologica. 

Proprio in riferimento alla produzione biologica subentra l’apporto di T3 Innovation…
Sì, l’idea era quella di cercare di lavorare nella prevenzione delle malattie classiche dei vigneti in modalità sostenibile attraverso un monitoraggio digitale, con i droni o con il satellite. T3 ha individuato dei partner tecnico-scientifici e industriali per lo sviluppo sperimentale di una soluzione tecnologica capace di monitorare i parametri agronomici dei vigneti, con particolare riferimento allo stato vegetativo del fogliame e del suolo, e ottenere dati utili a supportare l'azienda nella pianificazione delle attività e strategie operative. Sto dunque cercando di mettere a punto una struttura che permetta di  monitorare dal punto di vista delle malattie e delle concimazioni così come aiutarmi a tenere alti parametri di qualità. Puntare all’agricoltura 4.0 mi permette anche di riallacciare simbolicamente il mio percorso di vita, che parte appunto dal mestiere di informatico. T3 è una delle poche realtà che può fornire un ausilio interessante per l’agricoltura 4.0, ne fanno parte persone preparate, la struttura è dotata di contatti utili.

Oltre ottenere la certificazione biologica, quali sono gli altri progetti imminenti?
Oltre proseguire intanto con le altri produzioni nel resto del territorio, un ettaro di uliveto e 5mila metri di orto, vorrei impiantare malvasia bianca e tornare a coltivare canapa a scopo alimentare, attività che svolgevo già qualche anno fa. Oggi alcuni frantoi in Basilicata producono olio di canapa e probabilmente riprenderò.
 

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