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Giovedì, 25 Aprile 2024
T3 Basilicata

Che cos'è l'economia circolare e perchè è un'opportunità irrinunciabile

Da un modello economico lineare basato sulle fasi consequenziali del “produrre, utilizzare, disfarsi” a quello circolare che si basa sul riutilizzo di materiali in successivi cicli produttivi


Secondo la definizione della Ellen MacArthur Foundation, l’economia circolare è un termine generico per definire un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. In un’economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera. L’economia circolare rappresenta quindi un modello economico che si basa sul riutilizzo di materiali in successivi cicli produttivi, riducendo al massimo gli sprechi.

La finalità è quella di passare da un modello economico lineare basato sulle fasi consequenziali del “produrre, utilizzare, disfarsi”, che si scontra con la decrescente disponibilità di risorse naturali, con gli impatti negativi sulle diverse matrici ambientali e la difficile gestione dei prodotti a fine vita, ad un modello “circolare” basato sulle tre “R” (Reduce, Reuse, Recycle) che sappia cogliere ogni opportunità, anche tecnologica, di limitare l’apporto di materia ed energia in ingresso e di minimizzare scarti, cercando di trarre da questi ultimi valore aggiunto in termini di reimpiego nei propri processi produttivi o come materia prima per la generazione di nuovi prodotti.

Questo processo di cambiamento della società non può prescindere dalle innovazioni tecnologiche che sempre più interessano tematiche legate alla sostenibilità di processi e prodotti dal punto di vista ambientale. Innovazioni tecnologiche che entrano in tutti i settori produttivi: un esempio è rappresentato dall’agricoltura, che sta acquisendo un ruolo primario come fonte di approvvigionamento di materie prime ed incubatore di progetti di innovazione per il riutilizzo degli scarti delle coltivazioni. 

Tali progetti vengono applicati con successo anche in altri settori differenti da quelli tradizionali, quali ad esempio quello dell’edilizia, attraverso il proliferare di aziende che impiegano scarti agricoli o della lavorazione del legno per la produzione di biomattoni, dedicati alle costruzioni eco-sostenibili, con buone proprietà strutturali e capacità di isolamento termo-acustico. Un ulteriore esempio è rappresentato dalla realizzazione di impianti per la produzione di bioplastiche a partire da prodotti e scarti agricoli, come l’ormai famoso PLA, derivato dal mais, ad altre tipologie di polimeri derivati dall’industria agroalimentare (conserviera, casearia e della lavorazione del pomodoro), ma anche da alghe, stoppie di mais o da raccolta differenziata della frazione organica dei rifiuti urbani.

Queste bioplastiche o biopolimeri trovano applicazione in diversi settori: dal packaging all’impiego come materiale assorbente, dalla realizzazione di pneumatici a quella di protesi biomedicali, al reimpiego nello stesso settore agricolo come contenitori per piante, supporti per il lento rilascio di feromoni o fertilizzanti, teli per pacciamatura o solarizzazione.

Da non sottovalutare le innovazioni tecnologiche per la valorizzazione in chiave energetica di scarti organici provenienti dall’agricoltura, dai settori agro-industriale o della gestione dei rifiuti. I vantaggi del recupero a fini energetici di queste biomasse sono molteplici: la loro produzione sottrae uso dei suoli alle produzioni alimentari, inoltre trattandosi di residui del processo produttivo agricolo o industriale, si risolve in questo modo il problema di gestione di sottoprodotti che, se non impiegabili in usi alternativi, vanno comunque smaltiti. In ultimo il loro utilizzo permette di produrre energia (elettrica e/o termica) sostituendo fonti non rinnovabili e, a livello di singola impresa, potrebbe costituire un’integrazione al reddito attraverso un incremento dei ricavi (vendita dell’energia) o attraverso risparmio di costi (autoconsumo dell’energia prodotta).

Infine l’utilizzo di questi residui e/o sottoprodotti a fini energetici potrebbe favorire la crescita all’interno della filiera di aziende deputate ad attività di servizio, quali la gestione della fase di raccolta e trasporto dalle aziende produttrici agli impianti di valorizzazione energetica, se di terzi. Per valorizzare al meglio la propria impresa ed esplorare con il supporto degli innovation advisor di T3 Innovation nuove opportunità di business nell’ottica degli scenari futuri dell’innovazione, è possibile chiedere una consulenza personalizzata QUI


 

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