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Giovedì, 18 Aprile 2024
Calcio

Bodo/Glimt-Roma 6-1: tre perplessità sull'immediato futuro giallorosso

Il tecnico Mourinho si è preso le sue responsabilità ma ha sottolineato i problemi oggettivi delle "seconde linee". Resta da gestire l'eventuale contraccolpo psicologico dopo il tracollo in Norvegia

Nella classifica delle sconfitte più umilianti della storia giallorossa, quella incassata al cospetto del Bodo/Glimt rischia seriamente di diventare una seria candidata al podio. Lasciando stare l’8-0 incassato contro gli ungheresi del Ferencvaros nel 1935 (record negativo della squadra capitolina), nel suo cammino europeo alla Roma è già capitato di uscire dal campo con un passivo addirittura maggiore: in Champions League 7-1 in Inghilterra nei quarti 2006/2007, 1-7 in casa sette stagioni più tardi all’Olimpico, ma gli avversari si chiamavano rispettivamente Manchester United e Bayern Monaco. Invece è una formazione norvegese, il cui valore dell’undici titolare è più o meno un quindicesimo di quello della formazione schierata dal tecnico portoghese ad inizio gara, a riservare ai giallorossi la stessa punizione subita nel novembre 2015 per mano del Barcellona. Con Solbakken e Botheim a recitare nel tabellino marcatori il ruolo che in quella partita era stato di Suarez e Messi (una doppietta a testa).

Ma a destare preoccupazione e perplessità, a questo punto, sono principalmente tre cose. La prima riguarda le dichiarazioni di Mourinho: che da una parte si è preso le sue responsabilità dicendo di aver scelto lui la squadra da mettere in campo, ma dall’altra ha sottolineato la differenza di qualità tra un gruppo di giocatori ed un altro, si è lasciato andare ad un uscita a dir poco infelice (“Ora nessuno mi chiederà più perché giocano sempre gli stessi”) ed ha dichiarato che la formazione partita dal 1’ ha meno qualità di quella norvegese. Magari scordandosi - ma può capitare, dopo sei gol incassati per la prima volta in carriera, di essere un po’ in confusione - dei cambi effettuati quando si era ancora sull’1-2 (sono entrati Cristante, Shomurodov e Mkhitaryan) e sull’1-3 (Abraham e Pellegrini) senza oggettivi miglioramenti. Anzi: la Roma ne ha beccati altri tre.

La seconda è sull’oggettivo contraccolpo psicologico dato dalla sconfitta e – perché no – proprio dalle dichiarazioni dell’allenatore. A produrre un cocktail che, onestamente, farebbe precipitare l’autostima e la fiducia di chiunque. Resta quindi da capire quali strascichi potrà avere nei giocatori questa debacle e questa differenziazione tra la squadra definita “Principale”, che sta andando bene, e quella che invece si porta sul groppone la disfatta norvegese. Una parte della quale, peraltro, lo scorso anno con Fonseca giocava titolare. Di certo, Mourinho non avrebbe potuto trovare modo più efficace per rimarcare la differenza tra titolari e quelle riserve a cui, ora, servirà fare un rapido reset per cancellare il ricordo della serata scandinava e magari farsi trovare pronti all’occorrenza. Anche se per qualcuno, di sicuro, potrebbe essere stata proprio questa l’ultima apparizione in giallorosso.

La terza è relativa all’immediato futuro. Ed alla sfida casalinga con il Napoli ancora imbattuto. Sicuramente la Roma non si presenta all’appuntamento nel migliore dei modi. Umiliata in campo e scavalcata nella classifica del girone di Conference League dal Bodo, con i tifosi arrivati in Norvegia che non hanno accettato la maglia che Pellegrini era pronto a regalare a fine match (dono complementare alle scuse per la prestazione offerta), la squadra capitolina ha cominciato col piede sbagliato questo tour de force basilare nell’economia del campionato, ma anche della Conference. Chissà se questo punteggio tennistico sfavorevole sortisca l’effetto di far reperire alla Roma le migliori energie per rifarsi proprio contro la capolista?

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